Ieri parlavamo della protesta di un gruppo di lavoratori Telecom contro il Sindacato. Oggi pubblichiamo l’intervista a uno di loro, Eduardo Improta, premiato lo scorso Primo Maggio con la Stella al Merito del Lavoro… proprio 20 giorni dopo il suo licenziamento.
“Per me doveva essere un giorno di festa: mi veniva conferita la Stella al Merito del Lavoro, l’onorificenza del Presidente della Repubblica… non è stato così. Io volevo presentarmi da lavoratore a quella cerimonia, ma sono dovuto andarci da licenziato”.
Inizia così il racconto di Eduardo Improta, 63 anni, campano, dipendente Telecom dal 1972, licenziato via email grazie all’accordo firmato dai sindacati di categoria con l’azienda. L’accordo, osteggiato da molti lavoratori, è stato invece siglato da tutte le firme sindacali con il pretesto di evitare i licenziamenti. “E invece per noi dipendenti è stata una truffa perché, come vedi, i licenziamenti ci sono stati eccome“. Eduardo, dopo 41 anni in azienda, è stato mandato a casa al termine di una procedura di ‘licenziamento collettivo’, blindata dall’accordo sindacale del 27 marzo 2013. “Ho presentato domanda all’INPS per accedere alla pensione e ora non mi resta che aspettare per conoscere l’esito”, spiega.Moltissime famiglie meno di un mese fa, nel più assoluto silenzio mediatico, sono andate ad aggiungersi a quella gran parte del Paese ormai in condizioni di povertà. Ma quali sono le ragioni di Telecom? La versione di Eduardo è molto chiara: “Telecom Italia non è un azienda in crisi, ma una società che per mantenere alti i profitti – e distribuire agli azionisti 450 milioni, anziché 350 milioni di euro – ha preferito sacrificare i propri dipendenti, risparmiando i costi con la delocalizzazione dei Call Center”.
La delocalizzazione (di cui abbiamo parlato più volte in relazione alla vertenza Almaviva Contact) è una vera e propria bomba sociale per chi ha lavorato tutta la vita nel settore delle telecomunicazioni. E la tendenza a delocalizzare di molte aziende italiane ha portato all’aumento degli ammortizzatori sociali, all’aumento del tasso di disoccupazione, all’aumento del disagio sociale. È questo il caso.
Oltre alle centinaia di licenziamenti, Telecom Italia ha aperto 3.000 contratti di solidarietà (a stipendio ridotto), “ma questi contratti potevano essere evitati assegnando 100 milioni di dividenti in meno agli azionisti“, insiste Eduardo. Ed è per questo motivo che nasce A Banda Larga: per ribellarsi agli interessi di “un’azienda che vuole attaccarsi agli ammortizzatori sociali, nonostante produca ancora utili e dividendi”. Il gruppo si forma in Toscana, dove si riuniscono per la prima volta ad aprile 2013 lavoratori provenienti da diverse regioni. ”La base geografica del gruppo è la Toscana, ma quella reale è tutta Italia, connessa attraverso il web”.
E attraverso il web continueremo a seguirli, su questo blog e sul loro sito: www.abandalarga.it.
di Marco Nurra | @marconurra