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Telefoni impuniti

Creato il 16 novembre 2013 da Albertocapece

telefonoAnna Lombroso per il Simplicissimus

C’è da sospettare che ci sarà un fronte bipartisan per la revisione delle norme sulle intercettazioni, tema un tempo caro solo al cavaliere ora disarcionato, malgrado oggetto di un giuramento esplicito che il sistema di leggi ad personam a suo beneficio continuerà in seno al governo.

È che dopo il monarca indispettito tanto da aver imputate a esse la morte del suo fidato collaboratore troppo loquace, dopo la Cancellieri, usa al telefono, come una festosa casalinga,  per mantenere relazioni domestiche con parenti  e famigli vicini e lontani, anche Sel sarà ispirato a reclamare una stretta per quelli che, appena ne viene toccato, qualsiasi potente definisce con automatismo da cagnetto pavloviano,  abuso nefando, manipolazione perversa, squallida manovra elettorale.

Nemmeno entro sul tema delle intercettazioni, che peraltro hanno fatto luce su fatti e misfatti, hanno aiutato complesse investigazioni su attività criminali:  infine in un paese opaco, si vede che siamo condannati a eccessi spionistici  e azioni estreme e sgradite per garantirci quel tanto di trasparenza necessaria,  confermare sospetti e mettere in luce le troppe ombre.

Vendola si è adirato sporto querele, i suoi elettori richiamano alla prudenza per non prestare il fianco a  un tentativo di gettare discredito su quel che resta della sinistra. Ma non si può non accusarli di non aver voluto vedere quello che era palese: il Presidente della Regione non poteva non sapere quali crimini si consumassero nell’Ilva e fuori, e d’altra parte, ne abbiamo parlato qui, http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2013/10/31/il-modello-ilva-sui-pilastri-delle-schiene-dritte/, ha sottoscritto l’infame patto scellerato promosso dall’allora ministra Prestigiacomo. Certo è indigesto che per di più se la rida,  ingiuriando salute, lavoro  e ambiente, ma a volte è meglio svelare i piedi di argilla di un culto della personalità immeritato.

Ma c’è qualcosa in più, su cui riflettere. Ed è il senso di impunità, di libera, licenziosa, gioconda e dissipata immunità.  Negli ultimi casi in oggetto i possibili sorvegliati sono proprio loro a chiamare altri sospetti vigilati: sono Annamaria, sono Nichi, per riconfermare aiuto, affinità, amicizia, gratitudine nei confronti delle loro ingombranti e inopportune relazioni o, peggio che mai, per piangere insieme o per sghignazzare insieme e si sa che poche emozioni uniscono come piangere o ridere insieme, offendendo così due volte i cittadini e la legalità.

Non si preoccupano di fare attenzione, di controllarsi un po’, di usare cautele in nome di quella privacy che sostengono competa solo a loro, ai loro intrighi, alle loro conversazioni sacre,  perché stanno in alto, perché sono inviolabili, mentre proprio ad essi competerebbero la viva voce, pareti di vetro, assoluta trasparenza e comportamenti insospettabili e  integri.

Che invece spetta a noi poveracci anche la punizione implacabile di  essere controllati da occhi elettronici e videocamere, perseguitati da venditori di prestiti cravattari grazie al monitoraggio della nostra miseria effettuato da istituzioni pubbliche e private, di subire intrusione nelle nostre esistenza dalla culla alla tomba.  Mentre se succede a loro, apriti cielo, allora si che è un abuso, una interferenza illecita, una invadenza inaccettabile.

Se qualcuno credeva che con Mani Pulite fosse finita l’era dello sgangherato e tracotante esercizio di arrogante impunità, perfezionato dal craxismo,  oggi può constatare che è diventato patrimonio comune di chiunque acceda al potere, sia pure su scala: Cancellieri come Fiorito, Vendola come l’assessore di un qualsiasi paesello che rubacchia sui fondi pubblici o i rimborsi, tutti a esprimersi con  esplicita libertà, con oscena dissolutezza, con sguaiata immoralità.  E tutti intesi a salvare chi dopo anni scivola nelle maglie della giustizia, tardiva, lenta e disuguale, perché, si sa, cane non morde cane.

 


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