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Televisione: Soliti gusti, nuove piattaforme (CorrierEconomia)

Creato il 27 maggio 2013 da Nicoladki @NicolaRaiano
Televisione: Soliti gusti, nuove piattaforme (CorrierEconomia) Dal calcio di rigore di Shevchenko (Milan-Juventus, 28 maggio 2003, finale Champions League a Manchester, trasmissione più vista dell'anno con 20,1 milioni di telespettatori) a MasterChef. Il racconto di dieci anni di televisione italiana, anzi dei "Dieci anni che hanno rivoluzionato la tv", sono al centro dell'indagine condotta da Francesco Siliato con lo Studio Frasi per il Politecnico di Milano, che verrà presentata domani, dalle 10.30, al Campus Bovisa di via Durando 10.
Sono stati dieci anni di profonde trasformazioni. Dal punto di vista strutturale, l'Auditel, il sistema che rileva il numero degli spettatori, è passato dal rilevare l'andamento di 7 canali alle 197 emittenti rilevate oggi. Dal punto di vista tecnologico, il passaggio dalla televisione analogica alla digitale ha implicato una migliore qualità del segnale e un moltiplicarsi (per sei, per sette...) dell'offerta televisiva. Un tumultuoso progredire. Solo il gusto degli italiani pare rimasto fermo a dieci anni fa. I picchi di ascolto sono ancora aree riservate a ben precise offerte: la partita di calcio ad alto livello è ancora capace di fare il vuoto sugli altri canali. E il bistrattato Festival di Sanremo che nel 2003 non era tra i primi dieci programmi visti nell'anno per numero di spettatori, è tornato in classifica nel 2012 (al secondo posto, con 13 milioni di telespettatori). L'italiano fatica a cambiare gusti e perpetua le sue passioni: calcio, Sanremo, qualche grande film (dieci anni fa Canale 5 fece quasi 11 milioni di spettatori con Il Gladiatore) e poi la fiction, dal Maresciallo Rocca a Montalbano. Le uniche novità rilevanti (e importate) sono i talent show: da Amici di Maria De Filippi a X Factor e Italia's Got Talent, alle gare di cucina protagoniste dell'ultima stagione. Ma sia chiaro a tutti: in televisione è ancora il calcio che comanda. Le trasmissioni più viste degli ultimi dieci anni sono la finale del campionato del mondo di calcio del 2006, quando l'Italia batté la Francia a Berlino, tenendo incollati al video 23,9 milioni di telespettatori Rai e 2 milioni di spettatori Sky (totale 25,942 milioni di telespettatori) e più ancora la semifinale Italia-Germania, che toccò, qualche giorno prima, i 26,037 milioni di telespettatori.
"I gusti degli italiani non sono molto cambiati in questo decennio - spiega Francesco Siliato, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi al Politecnico di Milano e curatore della ricerca che verrà presentata domattina - la televisione si conferma il luogo di incontro della cultura popolare. La vera novità è data solo dai talent show, mentre è dal punto di vista tecnologico che è cambiato tutto. La tecnologia digitale ha moltiplicato l'offerta, dando vita a una profonda segmentazione del pubblico che ha portato le generaliste a perdere un rilevante numero di spettatori che si è riversato in centinaia di rivoli specializzati". Ha mancato l'appuntamento con la storia l'Iptv, la televisione via Internet: "Fastweb aveva iniziato, ma poi si è fermata frenata dalla crisi e dalla mancanza di banda larga - evidenzia Siliato -. In teoria è la televisione del futuro, ma solo in teoria, la mancanza di infrastrutture di supporto ne ha compromesso l'esistenza". Così la televisione percorre altre strade. Quella della convergenza tra mezzi di comunicazione prima di tutto: la grande differenza rispetto a dieci anni fa è proprio qui, in quell'insieme ormai quasi unico rappresentato da Internet, dagli smartphone-tablet e dalla televisione. "La tv aveva perso centralità - spiega Siliato - che adesso sta riacquisendo incredibilmente grazie ai social media. Facebook e Twitter stanno riaggregando un pubblico sparpagliato riportandolo a guardare la tv per commentarla. Un fenomeno evidente con le ultime due edizioni del Festival di Sanremo, ma anche con Crozza. La tv sta interpretando un desiderio di comunità che si è riaffermato con la crisi economica".
Dice Alessandro De Zanche, che da Londra si occupa di comunicazione e sponsorizzazioni online (http://www.fastbreakdigital.com): "Una recente indagine di Kantar Media evidenzia come, in Gran Bretagna, il 23 per cento della popolazione, quasi uno su quattro, abbia oggi accesso a quattro schermi a casa propria: la televisione, il computer, il tablet e lo smartphone. E sempre più frequentemente li usa in contemporanea. Sei mesi fa, quella percentuale era ferma all'11 per cento...E' questo il cambiamento più evidente ed è già in atto anche in Italia". E' la direzione verso cui si incamminerà la televisione per i prossimi dieci anni? Siliato ne è certo: "il passo successivo è l'ibridazione, che è già iniziata con YouTube. La visione del frammento, della battuta, del momento...La televisione deve avere il coraggio di esagerare in creatività, portare la conversione dei mezzi verso un fattore unico. All'inizio della sua storia italiana la tv raccoglieva il suo pubblico nei bar, oggi deve ricreare una comunità grazie al web, ricordandosi che l'agenda è dettata dalla cronaca e la cronaca è seguita davanti alla televisione". E che inoltre non esiste quasi più il Prime Time e c'è sempre più spazio per il My Time. Lo conferma l'opzione My Sky della tv satellitare di Murdoch: in Italia gli utenti erano 1,8 milioni nel giugno 2010, quasi 5 milioni oggi. Lo spettatore segue, registra e poi vede quando vuole o quando può.
Stefano Righi per "CorrierEconomia"

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