Sez. FetishSvolgimentoda leggersi ascoltando l'adagio
dal Concerto di Aranjuez
Mentre il carro imboccava lo sterrato, appena al di fuori del cortile, sapeva di averla perduta. Il peso delle monete, che teneva nella tasca interna del mantello, era solo una leggera consolazione, una passeggera libertà conquistata da debiti e spese non più procrastinabili. Strinse le briglie e i lembi del mantello con la stessa scarsa convinzione, nonostante il freddo. Quella che credeva essere la sua più preziosa ipoteca sul futuro non gli apparteneva più. I servi del cardinale richiusero i battenti alle sue spalle con un clangore che gli suonò sinistro. Conosceva la passione di quell'uomo per le forme e la bellezza che lui aveva appena perduto, ma immaginarlo ora, rosso in viso come nelle vesti, lo lasciava ancora più raggelato del vento. Sentiva quelle mani morbide e grassocce, mai intaccate da alcun lavoro, scorrere lente sul collo che lui stesso aveva esplorato. Che lui per primo aveva riempito di baci, più preziosi di qualunque gioiello. Le sentiva scendere nell'incavo dei seni. Ora più umide di sudore e più veloci e impudìche Avvertiva la violenza dei polpastrelli sui capezzoli, l'insistenza sui fianchi, ed infine il tronfio approdo tra le natiche che ancora portavano i segni delle sue labbra, di cui ancora aveva chiare le proporzioni e la capacità di accogliere le sue guance in cerca di conforto, sicure del piacere che sapevano donare.
Non c'è invidia che il denaro non possa comprare, non c'è rimpianto più grande di conoscere il valore di quello che si è perso. Quella madonna, così indulgente verso i peccati che aveva soddisfatto, avrebbe conosciuto altro amore. Avrebbe sopportato il peso di nuove richieste e accolto tra le proprie forme un altro uomo, altro seme che non quello di colui che l'aveva tratta dal marmo.
Gianluca Meis