Tema: Amor di Dio
Creato il 23 luglio 2012 da Svolgimento
@svolgimento
mato amante, dovunque tu vada il mio amore ti segue, dovunque io resti il mio desiderio ti abbraccia. Come potrei dimenticarti? Chi è impresso nel mio cuore come un sigillo di cera, come potrà essere rimosso dalla mia memoria? Senza che tu dica una parola, sai che io ti amo. E nulla potrebbe placare la mia anima finché tu non torni, mia altra metà separata. Grandi prove mi aspettano: grandi onori mi si apparecchiano, eppure umile vengo a reclamare ancora un tuo abbraccio. Un cenno del tuo amore. I miei scritti, che ti invio, e che tanti estimatori stanno chiamando a raccolta, portano impressi nel frontespizio la dedica che ho voluto a te. Mio unico bene. Nulla di quello che ho fatto può essere paragonato all'amore che ti porto. Dicono che la mia opera sarà ricordata in eterno e così eternamente sarà detto che ti amo e ti amerò sempre. Sono confuso da tutta l'ammirazione che da ogni parte mi arriva, eppure non ho fatto altro che usare la ragione, la stessa che mi porta ogni giorno a lamentarmi della tua lontananza. Domani sarò a Utrecht e lì, nuovamente, esporrò la mia dottrina che comprova l'esistenza di Dio: ne abbiamo parlato tanto ricordi? Chi concepisce l’esistenza di Dio, gli riconosce come essere perfetto tutti gli attributi della perfezione, compresa la sua esistenza! Mi mancano le lunghe conversazioni con te, scaldate dai tuoi sguardi pieni di luce e intelligenza. Raggiungimi presto mio adoratoTuo ...
ANSELMO
Sant'Anselmo, nacque ad Aosta in Italia nel 1033. Fin da ragazzo rivelò un carattere buono, portato allo studio e all’approfondimento religioso, fu sempre sensibile alle necessità dei poveri che venivano a lui. Egli fu un vero “uomo di Chiesa”, stimato ed apprezzato da tutti, così da diventare ben presto Arcivescovo di Canterbury e sedere quindi sulla Cattedra che fu di Agostino. Anselmo fu per i suoi fedeli un eccellente Pastore, preparato e competente; seppe sempre coniugare carità verso il prossimo e interesse accademico. La sua fama, però, gli è dovuta più come filosofo e teologo, che come arcivescovo. Anselmo cercò infatti, di dare giustificazione razionale alla religione, sostenendo (Monologo del 1076) e valorizzando il ruolo della ragione, in quanto ad essa spettava di tradurre in evidenze razionali le certezze della fede. Non fu poco, in un tempo in cui il disprezzo della ragione e più in generale del meramente umano, caratterizzava il pensiero religioso. Fu famosa la sua “prova” ontologica dell’esistenza di Dio (Proslogion 1077-8). Tale “prova” consisteva nel dire che chi concepisce l’esistenza di Dio, gli riconosce come essere perfetto tutti gli attributi della perfezione, compresa la sua esistenza. Anselmo, visse appieno anche il suo essere omosessuale. Ebbe relazioni amorose con Lanfranco e poi con Gilberto, suo allievo, cui dedica un intero epistolario dove si legge: “Amato amante, dovunque tu vada il mio amore ti segue, dovunque io resti il mio desiderio ti abbraccia. Come potrei dimenticarti? Chi è impresso nel mio cuore come un sigillo di cera, come potrà essere rimosso dalla mia memoria? Senza che tu dica una parola, sai che io ti amo. E nulla potrebbe placare la mia anima finché tu non torni, mia altra metà separata”. Anselmo morì a Canterbury nel 1109, amato e rimpianto da tutti. Nessuno come lui, visse pienamente il suo essere uomo, coniugando ragione e fede, materialità e spiritualità, intelletto e carità.
GM
dedicato alle somme ipocrisie cattoliche!
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