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Tema: Biancospino

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Tema: BiancospinoL’uomo attempato, con una saggia barbetta sale e pepe, sedeva su una panchina soleggiata del parco. Osservava. Due bambini giocavano nella sabbia, un altro si dondolava sull’ altalena producendo un rumore cadenzato di ferraglia arrugginita, poco distanti le mamme chiacchieravano gesticolando in modo animato. Nel vialetto una donna camminava lentamente, era giovane, aveva un’aria seria e preoccupata, stringeva qualcosa nel pugno e veniva verso la sua panchina. Lei lo guardò prima di sedersi, affondò la faccia nelle mani e scoppiò in singhiozzi. Lui non disse niente ma dopo qualche minuto le porse un fazzoletto di stoffa, lei lo prese e cominciò a parlare. Mi ha lanciato addosso il piatto del riso, era insipido, ha detto. L’uomo non diceva niente, però le poggiò una mano leggera sulla spalla. Si è alzato da tavola e mi ha detto di pulire, continuò, io vado a lavoro, mi spacco la schiena, lui non fa niente, sta tutto il giorno in casa, e in dieci anni non mi ha mai fatto trovare un piatto di pasta caldo al mio ritorno. Vuole primo e secondo a pranzo e cena, la biancheria stirata, la casa pulita. Non mi vuole, però conta i minuti che passo in bagno prima di andare a lavoro, mi insulta se mi trucco, non vuole che indossi una gonna e poi mi dice che non lo attraggo perché sono sempre vestita come un uomo. E nonostante abbia raccolto chicchi di riso da ogni angolo della cucina fino a poco fa, a me pare di amarlo ancora. 
L’uomo si voltò a guardare la panchina sotto il platano, quella in cui amava andare a sedersi in piena estate, c’era un uomo ben vestito, dall’aria distinta che leggeva il giornale. Difficile materia l’amore, disse, bello e insidioso come il biancospino. Se lo strappi dal suo cespuglio, i fiori non durano che un attimo, lo strattoni appena e resta solo il ramo irto di lunghe spine nere, non c’è niente di bello in ciò che rimane.Quello che tu chiami amore è solo l’ultimo brandello dei tuoi sogni, svegliati, così potrai guardare in faccia l’incubo. Lei sembrava ascoltarlo, ma quando si alzò, gli disse che aveva ancora delle faccende da sbrigare.L’uomo attempato con la saggia barbetta sale e pepe, ogni giorno va al parco. Siede sulla panchina soleggiata d’inverno, e su quella sotto il platano d’estate. Osserva. E di nessuno  dimentica la faccia. E’ sempre inverno, ma di un anno più tardi. L’uomo distinto legge il giornale nella panchina estiva, e come sempre lo lascia prima di andare via.Il signore attempato si alza e lo prende. Liscia le pagine perché gli dà fastidio leggerlo spiegazzato, le rimette nel loro ordine originario, e, come se lo avesse appena acquistato, comincia a sfogliare e a leggere.Arrivato alle notizie di cronaca, si ferma. Guarda la foto prima ancora di leggere il titolo, è la donna che gli aveva parlato quasi un anno prima, è morta, accoltellata dal marito. Neanche lei aveva capito, come la sua Bianca.  
Grilletto Salterino

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