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Tema: Black Sam

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Tema: Black SamEravamo tutti sul ponte del nostro vascello, sotto di noi c’erano una sessantina di pezzi d’artiglieria: roba che graffiava parecchio. Era l’alba e avevamo visto a due gradi a dritta il culo di un grosso mercantile che batteva bandiera spagnola. Adoravo assalire mercantili spagnoli, avevo perso tre capitani grazie ai loro ammiragli, quello che stavo facendo mi sembra il minimo per ringraziarli a dovere.Avevamo già spiegato tutte le vele e guadagnavamo due miglia ogni mezz’ora su quel mercantile lento come la fame. Stavo abbisciando un po’ di sartiame in avanzo, quando vidi sul ponte un gran movimento. Lasciai perdere il sartiame e mi avvicinai anch’io verso il cassero. La porta di legno del castello si aprì con un calcio dall’interno, un calcio dato dal nostro capitano. Uscì all’aria di mare con i capelli neri al vento, capelli che gli avevano fatto guadagnare il nome di “Black Sam”. Portava una camicia di lino bianca e una larga fascia di stoffa rossa avvolta alla vita dove trovavano posto due belle pistole col manico di sandalo tutto intagliato. La spada in mano e il mantello azzurro bordato d’oro che gli arrivava fino alle caviglie.Non guardò nessuno, mentre noi dell’equipaggio avevamo occhi solo per lui, Black Sam. Percorse tutto il ponte con passo deciso e salì con un salto sopra il bompresso guardando l’orizzonte compiaciuto. Il culo di una nave mette il buon umore a tutti, soprattutto ai capitani. Il capitano si rigirò verso di noi, con un piede sul bompresso e uno sulla murata, la mano destra che si teneva aggrappata ad una sartia. Ci guardò tutti, dal primo all’ultimo, e anch’io ebbi il mio secondo di sguardo intenso. Ci guardò tutti e, con la spada levata alta e il vento che gonfiava la vela maestra e il mantello svolazzante, ci urlò: “Ciurma di Bellamy, siete pronti? Avete fame? Là, la vostra preda!”Trecento spade si alzarono nell’aria e la bandiera nera venne issata all’albero maestro. Tra quelle spade c’era anche la mia. Il capitano Bellamy ci guardò tutti compiaciuti, eravamo i suoi diavoli e lui ne era contento, anche se era pur sempre il Principe gentiluomo. 


Bellamy scese dalla murata e cominciò a darci ordini a destra e manca. Come al solito noi gli ubbidivano, ci aveva condotto a un successo dietro l’altro. Ad una preda dopo l’altra. Ma il capitano non pensava quasi mai al bottino, lui era in cerca della nave più veloce degli oceani, la cercava per mantenere fede ad una vecchia promessa. “Ritornerò con la nave più veloce del mondo” disse. Lo promise alla sua Maria quando la lasciò che era solo un fiacco cercafortuna; ora era il capitano di una flotta di navi che terrorizzavano i Caraibi. Solo un'altra nave, pensava, ancora una e poi ritornerò da te, Maria, aspettami.Sopra il pennone più alto dell’albero maestro era adagiato supino il diavolo. Se la stava spassando con una boccia di rum. Il diavolo prediligeva quel capitano e quella nave perché sapeva il destino di ciascun uomo. Sapeva che il capitano Bellamy non avrebbe mai fatto ritorno dalla sua Maria, la sua nave, quella della sua promessa, si sarebbe sfracellata sulle coste del New England durante una tempesta e si sarebbe portata il prode capitano con sé. La carriera da pirata di Bellamy era durata poco più di un anno, ma in quell’anno era riuscito a depredare più di una cinquantina di navi... Il diavolo, calmo e rilassato, aspettava di prendersi anche quell’anima. L’anima di Black Sam Bellamy...

Andrea Roma

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