Era tutto pronto sul tavolo: burro, salmone, tartine, caviale, tartufo (mica roba da niente)…Teglie di lasagne con ragù alla bolognese (da scaldare), gamberetti, pizzette, salatini, dolcini, biscottini, spumante, champagne, vini rossi, acqua, bibite gasate.
Il profumino di tutto questo “bendiddio” si sentiva già mentre saliva la scala tutta trafelata al ritorno dalla palestra. Provava un languorino allo stomaco, stuzzicato dai profumi, misto all’eccitazione per le voci che sentiva provenire da casa sua. Apre la porta e “zac” la prima sorpresa. La tavola era stata cambiata, non più cena in piedi ma un gruppo riunito attorno al tavolo. Matteo le legge un vaffa***** dipinto sul suo volto e le dice: “Ciao Maria, ti presento Rocco il mio amico di cui ti avevo tanto parlato. Lui conosce tutti ma proprio tutti, produttori, radiofonici, conosce anche le vallette di quest’anno, la mora e la bionda, e potrebbe darmi una mano per l’anno prossimo, gli ho fatto sentire il mio pezzo e gli piace; vero che te ne ho tanto parlato Maria?” Maria ha un’espressione fra l’arrabbiato e il pietrificato e non risponde.
Matteo pensa sia cosa buona e giusta e, come dire, conveniente rivolgersi a Rocco: “Vedi Rocco Maria ha organizzato tutta questa cena con gruppo d’ascolto per te“ Nel frattempo gli altri discutono sulle preferenze fra la russa e l’Italiana, si sente un’ eco di voci: “ma vuoi mettere quella porchettara di Latina che non sa fare gniente, con la raffinatezza della straniera, quelle sò studiose, c’hanno una cultura, magari pure una laurea, e studiano danza e canto sin da quando sò piccine”. “Per quello che devono fà che ti serve la cultura”. Matteo prosegue: “Rocco ha voluto cambiare la disposizione dei tavoli, dice che così fa più famiglia, piuttosto che tutti in piedi o sul divano”. Rocco è un uomo basso, tarchiato, con gli occhiali molto spessi, ben vestito, in un gessato firmato, che indossa molto male. A Maria non piace proprio per niente, sente una strana sensazione e poi è molto arrabbiata, perché lei aveva organizzato tutto per bene e lui le ha cambiato completamente la disposizione dei mobili per casa, dopo che lei per un’ora l’aveva già cambiata per organizzare una cena elegante, alternativa, in cui tutti potessero discutere di “musica” “Piacere Mara!”, le allunga la mano Rocco. Maria allunga la mano e sente una sensazione di viscido. “Ammazza sto deficiente come tiene la mano molle” pensa “Piacere, mi chiamo Maria”. “Maria, non Mara? Ma sei sicura? “ le risponde Rocco. “Ma è scemo? crede di essere simpatico?” pensa Maria e glielo vorrebbe dire e cerca di trovare un modo elegante di farglielo capire. “Silenzio che parte la sigla” urla Rocco e si mette a dire a tutti come si devono disporre sul tavolo. Io sto qui fra Maria e Matteo. Nella sigla parte un revival di tutti i pezzi che hanno vinto Sanremo, da Nilla Pizzi a Marco Carta, una carrellata “storica” “Vedi Maria la ragazza che vincerà quest’anno è quella che ho lanciato io all’ultima edizione di Xfactor, l’anno prossimo anche il tuo Matteo potrebbe partecipare” Mentre pronuncia queste parole la sua mano da sotto il tavolo le accarezza le cosce. Maria sente una sensazione di “viscido” come se si trattasse di un serpente a sonagli, ma cerca di resistere. La candidata alla vittoria del festival parte con la sua canzone e grida come una cagna in calore. “Senti che brava” dice Rocco “che alternativa che è, che voce particolare, sentite come tiene la glottide”. A Maria non pare, ma annuisce, mentre Matteo le lancia delle occhiatine feroci e Rocco continua nel suoi palpamenti sotterranei. “Meno male che doveva essere una serata di discussione, invece non posso dire che questa mi fa schifo, sembra che abbia la raucedine e stecca pure alla grande e la canzone mi fa venire il diabete, ma qui non si può parlare” pensa. E non era per i cambiamenti di sala, non era per i palpamenti vari, non era per la mancanza di dialogo, non era perché Maria aveva chiamato Matteo a sé in cucina e gli aveva chiesto pietà per Rocco. E non era perché Matteo le aveva risposto “fallo per me, fai quello che vuole, cerca di sacrificarti”. Non era per queste cose singole, ma forse per tutte le cose insieme, ma a un certo punto “la cena in piedi con gruppo di ascolto e discussione per Sanremo”, si era trasformata in un uragano, tutti erano scappati, qualcuno aveva anche cercato di infilarsi qualche tartina nelle tasche, qualcuno se l’era data a gambe e basta. Tuttavia Rocco e Matteo erano casualmente rimasti incastrati, legati alle sedie, con i capelli impiastricciati di una salsa commista di minestra di fagioli, panna, burro e vomito il tutto incastrato nei capelli e infilato a forza a cucchiaiate nelle loro bocche da Maria, con le sue manine sapienti e fresche di manicure. Colonna sonora: “Senza pietà” cantata da Anna Oxa, vincitrice dell’edizione 1999.
Miriam Caputo