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Alle medie mi sono sbloccata, tanto che nei compiti in classe puntualmente scrivevo due temi, uno in brutta copia e uno, con lo stesso titolo ma con uno svolgimento-stravolgimento che lo rendeva completamente diverso, in bella. Eppure questa etichetta del "non sai (non vuoi?) scrivere" mi è rimasta appiccicata e nonostante la raspa senza pietà ancora me ne ritrovo qualche brandello. "Maestra, sto cercando lavoro come copywriter", già me l'immagino a rotolarsi dal ridere sul pavimento del supermercato.
Cara maestra, con tutta la tua buona volontà di me non hai capito niente: forse neanche Freud ci avrebbe capito qualcosa, ma è un altro discorso.
So che da qualche parte mamy ha conservato religiosamente i miei quaderni delle elementari e sarei curiosa di andare a sfogliarli alla ricerca di qualche briciola dei miei sogni di bambina con i piedi per terra. Non ho mai pensato di diventare ballerina, attrice o veterinaria, non desideravo un negozio di bambole né aspiravo a diventare esploratrice. Banalmente i miei amici dicevano sarei diventata dottoressa, per seguire le orme di mamy, e io, da Pizia qual ero già allora, mi rifiutavo di accettare un destino così scontato.
Paradossalmente, il tempo dei sogni innocenti e infantili sul futuro l'ho vissuto attorno ai vent'anni: volevo diventare, nell'ordine, archeologa, insegnante, storica dell'arte, restauratrice, pasticcera, decoratrice, di nuovo restauratrice, fotografa, grafica pubblicitaria, grafica web, ancora fotografa, insegnante bis, correttrice di bozze, quella che scrive il risvolto di copertina dei romanzi, cuoca e pasticcera, gestrice di un B&B in montagna, critica d'arte, ricercatrice per cataloghi d'arte e mostre, correttrice di bozze ed editor...uhm, lasciamo stare le crisi mistiche ché è meglio, e direi che siamo al completo. (Sospiro)
Bel minestrone, eh? Forse è il caso che dica alla mia zelante segretaria di cambiare marca d'alloro per i suffumigi. Certo che se guardate bene un filo comune, ovviamente viola, che lega tutte le mie aspirazioni c'è: la creatività e la ricerca del bello, nonché la curiosità sempre vivace e qualche volta un po' scomoda. Non sono mai sazia d'imparare e le mie due lauree ne sono una prova: in tanti mi hanno chiesto a quale facoltà mi iscriverò adesso e io rispondo "ingegneria informatica". Sarei anche capace di farlo e se un giorno saranno le università a pagare gli studenti, non il contrario, potrei anche pensarci seriamente.
Forrest Gump diceva che la vita è una scatola di cioccolatini: per me è un bancone di pasticceria. Sono lì davanti per scegliere il mio dolce preferito, solo che golosa come sono, non mi accontento di sparare a caso, scegliendo tra le paste che già conosco: voglio assaggiarle tutte, perché magari ce n'è una buona che non ho mai provato. So per certo che lascerò da parte le millefoglie e i cannoli che non mi piacciono più di tanto, e che comunque alla fine mi dirigerò sui bignè allo zabaione: ma visto che ci sono, perché non approfittare?
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