Tema: E' vero, il primo bacio fa schifo.

Svolgimento
Le mie labbra sono giuste, né grandi né piccole. Ogni tanto si spellano ma niente herpes. Mai.Con il rossetto rosso sembro una diva del muto, un po’ triste. Quello rosa mi deprime e con il mattone va già meglio ma solo se tende all’arancio. Non esco mai senza rossetto. E’ il mio amuleto contro quello che c’è fuori. Mi sento bella e giovane. Non sono mai stata bella. Giovane sì, come tutti. Adesso sempre più spesso mi sveglio depressa e arrabbiata, ma quando esco dal bagno e ho messo un velo colorato sulla bocca sembro un angelo. Loretta del reparto trucchi alla profumeria Garden lo sa, e ogni tanto mi mette via qualche pezzo ormai fuori catalogo e perciò inservibile. Possiedo settantasette rossetti.La bocca è la parte migliore del corpo, fa entrare e uscire le cose, belle e brutte. Anche quelle che non si possono toccare, come i sorrisi e le parole.Non ho mai baciato, cioè ho baciato tanto tempo fa ma non l’ ho più fatto da anni, e la mia bocca è tornata vergine. Morbida. Si bacia solo per amore. Io non amo nessuno da un’eternità. Mi sono rassegnata, cedo il corpo ma la bocca è tornata mia e me la tengo intatta. Il corpo non conta.Ricordo tutti i baci che non ho dato, quelli del passato lontanissimo in cui forse i rossetti nella mia vita neanche c’erano. Avrei voluto baciare mio cugino, suo fratello e pure il lattaio.Ricordo quando ho desiderato per la prima volta che qualcuno mi baciasse. Era la festa di compleanno in casa di una bambina della seconda elementare. Io e la festeggiata giocammo a qualcosa e vincemmo. Forse era una specie di tombola, e sua madre ci regalò un lucidalabbra per uno. Il mio era alla fragola. Lo misi sulla bocca e desiderai subito con tutta me stessa che qualcuno mi baciasse. Profumava, era un cilindro di vetro rosa e aveva sulla punta una pallina che girava a metterlo sulle labbra, e distribuiva subito un liquido appiccicoso e brillante. A girarlo tra le mani si scaldava e diventava più fluido. Fu amore a prima vista. Ma nessuno mi baciò. Nessuno bacia una bambina di sette anni, a meno che non sia un maniaco. I maschi di quell’età hanno altro a cui pensare. La notte tenevo il lucidalabbra sotto il cuscino. Lui stava lì a dirmi che sarei diventata donna e avrei avuto giorni bellissimi pieni di baci. In colonia però non me lo fecero portare, le suore non avrebbero voluto, mi disse mia madre. E così il primo bacio trovò le mie labbra secche e un po’ riarse dall’acqua di mare, e la mia faccia stupita perché lui si era sbagliato, voleva baciare la mia amica, non me, ma io ero uscita per prima dalla cabina. Non erano quelli gli accordi che lui aveva preso con Elena. Solo che lei nel frattempo se n’era dimenticata. Che cretina. Io non me lo sarei scordata un appuntamento per un bacio. Non fu niente di strano, lo facevo tante volte di mettere le labbra al vetro, per vedere come poteva essere. Così era solo più caldo del previsto, ma normale. Lui non mi parlò più per tutta la settimana, come se fosse stata colpa mia. Non gli piacevo ed era colpa mia.Sono stata una bambina troppo alta e magra, ma dalle labbra davvero morbide. E già a dodici anni avevo un sacco di colpe.La prima lingua mi è venuta a frugare in bocca più o meno in quel periodo. Un altro equivoco, perché io quello lì non lo amavo e non lo volevo, amavo e volevo suo fratello. Come al solito i maschi non capiscono niente, e così avevo fatto innamorare quello sbagliato.Si era innamorato, e anche stavolta era senz’altro colpa mia. Ma era venuto il momento, e lo baciai lo stesso. Certo che non lo sapevo, che ci voleva la lingua. E mi spaventai da morire, per un attimo. Quella lingua lì, dello sconosciuto fratello, entrò dentro di me e mi sembrò un serpente. Era calda e fresca insieme e sapeva di rosmarino. Aglio. Arrosto. Cibi digeriti male. Doveva aver mangiato in fretta per venire da me, e forse non si era neanche lavato i denti. A quel pensiero mi venne da vomitare e scartai leggermente di lato, cosa che a lui parve un gesto di piacere perché mi prese la testa tra le mani impedendomi qualsiasi via di fuga. Il serpente si fece più insistente contro il mio palato. Vorticava. Voleva risucchiarmi l’anima, forse. Un movimento inatteso del mio stomaco mi fece capire che per l’uscita del vomito era ormai questione di attimi, perciò spinsi il tipo giù dalla bicicletta da cui ancora non era neanche sceso. E lo feci cadere, prima di sparire per sempre.Roberta Lepri