Magazine Diario personale
Svolgimento
“Dovrebbero tentare un update, non credi?”, chiede Lei mentre la ruga al centro della fronte le diventa di mezzo millimetro più profonda. Praticamente un cratere, un canyon, una fossa delle Marianne in cui la luce non può arrivare, tanto stretta che neanche un acaro riuscirebbe a entrarci. Sta fissando contrariata l’insegna di un piccolo negozio di paese.Lui non le risponde. Dallo specchietto vede che se ne sta seduta in punta al sedile di dietro, attenta a non spiegazzare lo Chanel d’ordinanza.Si vede che è un po’ seccata, si è macchiata di bianco le scarpe e non sa come fare a pulirle senza sporcarsi le mani. Potrebbe usare un kleenex ma poi dovrebbe buttarlo nel posacenere e sporgersi in avanti. Oppure chiedere a lui, dove metterlo. Gettarlo dal finestrino, non se ne parla, troppo maleducato. La signora non ha un capello del caschetto fuori posto, chissà come fa. Nonostante sia al pezzo dalle sette di mattina, prima l’estetista, poi la conference call con il grande capo per parlare delle modifiche a quell’articolo che i sindacati non vogliono mandare giù. Eppure devono, diceva Lei al telefono, mentre la ruga si scuriva. E via di corsa per incontrare questi lavoratori delle cave. Cioè i loro capi, i padroni dell’oro bianco di Massa, quel materiale fantastico che già i romani antichi estraevano a suon di colpi di piccone. Lui mentre aspettava ha letto su La Nazione che un mese fa è morto qui un operaio di 47 anni, schiacciato da un pezzo di marmo. Oggi, però, nessuno ne ha parlato.L’eccellenza non conosce crisi: Lei ha detto proprio questo, stringendo qualche mano. E quelli a fare sorrisi striminziti. “Insomma … non ci lamentiamo … c’è chi sta peggio …”. Lei pareva in estasi, è voluta entrare nella cava, nel cuore della montagna, c’era la nebbia lì dentro, l’acqua cadeva dalle pareti. “Wonderful …” mormorava ammirata. Una goccia d’acqua piovana le è caduta sulla fronte ed ha cercato di scivolarle nel canyon. Inutilmente.E poi via, di corsa. La vita dell’autista può essere infernale, se devi portare in giro una tipa così. Le avevano preparato un banchetto come alla corte del re Sole, ma Lei niente “No, no, torniamo a Roma, it’s too late …” Anche quelli della scorta erano scocciati, speravano di fermarsi a mangiare qualcosa.Poi quella stranezza di voler passare dentro alla galleria, per arrivare a quel paesino alla fine del mondo. Il ritardo, tornare a Roma: tutta una scusa.
Colonnata. Tre case che si affacciano su una piazza minuscola. Però famosa in tutto il mondo: era questa, la mèta. Altro che l’incontro con quelli delle cave. Voleva andarci di persona, a prendersi il lardo di cui è ghiotta come la gatta del proverbio. Lui doveva immaginarselo, dopo tutte le file che Lei gli ha fatto fare nella migliore norcinerie di Roma.“Certo, però, che non gli farebbe male, a questi qui, un colpetto di marketing” dice Lei guardando la vecchia insegna un po’ storta della Larderia.Ha usato un tono insolito, quasi allegro. Lui la guarda nello specchietto retrovisore, Lei sta sorridendo tra i baffi “ci fermiamo per un brunch” dice, e scende svelta.La signora Ada sta per chiudere, ma deve ancora mettere dentro i tre piccoli tavoli rotondi su cui serve le degustazioni. Crostini con pomodori e lardo, tagliere di formaggi misti, qualche salsiccia di cinghiale, tutto accompagnato da buona focaccia calda. Un’idea dell’ingegnere, pensa Ada, e sorride.I turisti fanno la fila pazienti, per sedersi e mangiare. Ha già dato lo straccio nella sua minuscola bottega, messo in fila i fax degli ordini che le sono arrivati da tutto il mondo e che passerà nel pomeriggio a suo figlio, ingegnere minerario, una gran testa.Figlio unico. Unico per bellezza. Suo padre si è ammalato e lui è venuto via dal Brasile. Nessun impiego per lui nelle cave, costa troppo, non c’è posto, c’è la crisi. C’è domineddio. E lui si è rimesso a fare il lardo, come suo padre, suo nonno e suo bisnonno quando tornavano dalle cave e sognavano per lui un futuro migliore. Non è choosy il mio ragazzo, pensa Ada con orgoglio, mentre guarda la ministra dritta negli occhi. Poi le sorride,rientra, prende sul retro una lattina di Coca Cola e un pacchetto di chewing gum e li poggia con grazia sul tavolino. Chiude la sua bottega, raddrizza decisa la schiena, si gira e se ne va.
R.L.
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