Magazine Diario personale
Sez. Your FetishSvolgimentoÈ notte fonda, non so dove io sia e per quale strada io stia camminando. Nonostante faccia freddo mi sento calda e sporca. Ancora fremo mentre cammino, le gambe che si contraggono convulse. Mi sento sfinita e colpevole.Dicevano che ci si fa il callo, che la coscienza pian piano smetta di controbattere, di rimproverare e di tormentare. Invece mi sta uccidendo, mi morde sempre di più ogni volta che pecco. Sì, perché io commetto peccato ogni volta che tradisco mio marito. Ero convinta di essermi liberata dal concetto di peccato e di tradimento, di questi enormi mostri che le nostre madri ci hanno inculcato a forza nella testa. Così come la verginità. Dovevamo arrivare tutte vergini al matrimonio. E perché? Ci avrebbe garantito un matrimonio felice e spensierato? Non credo che saremmo state insultate, maltrattate, picchiate o ignorate di meno. Non penso che mio marito si ricordi che ero vergine mentre fa sesso con la troia di turno (e sono sicuro che lo faccia, magari facendole vestire da maestrine o conigliette, o da entrambe: sì, con due alla volta lo farà).Mia nonna era vergine, e ogni giorno mio nonno le dava la consueta porzione di botte. Eppure non ha fatto che ripetermi che il segreto di un buon matrimonio è arrivare “intonse” all’altare. E anche quando le faceva sputare sangue, lei mi ripeteva che mai si dovrebbe tradire il proprio marito. Dio è grande e buono, ma anche vendicativo: vede tutto e al momento opportuno darà ad ognuno la giusta ricompensa.Allora Dio poco fa mi guardava? Andrò all’inferno come mio marito? E insieme a lui? Non ci avevo pensato. Maledetto parroco: mi avevi giurato "finché morte non vi separi" invece me lo troverò pure là. E lo vedrò mentre si scopa le altre assatanate.Io non sono come loro. No: io non sono una troia. Cosa mi rende tale? Chiunque mi conosca sa che sono una donna per bene, che amo i miei figli, che aiuto il prossimo e servo mio marito. Perché su una tela bianca si deve guardare sempre quell’unica macchia rossa? Io non amo mio marito, e se non lo amo non ci faccio sesso. Neanche lui mi ama, visto che neanche mi tocca più. Io non lo amo!
E allora perché sto piangendo? Forse perché non posso lamentarmi di lui. Ha sempre amato i nostri figli, e mi ha sempre accontentato. Ma non mi amava e non mi ama, ne sono certa. Mi teneva buona con i regali, così che io non avessi il coraggio di rimproverarlo per aver infilato il suo pene in qualche stupida vulvetta. Ne sono sicura. Se ne sarà scopato decine, centinaia.Ed io, solo perché mi faccio amare follemente sarei come una di loro? Io non sono come la battona appoggiata a quel lampione. Io amo l’amore, e amo il mio amante. È diverso. C’è un sentimento che mi eleva e mi rende migliore di loro, che rende le mie azioni giustificabili davanti a Dio. Io non andrò all’inferno con mio marito e con loro, e non devo neanche chiedere perdono.Visto? Ecco un suo SMS. Dice che mi ama alla follia, e che questa sera è stato meraviglioso fare l’amore davanti al camino, che mi vorrebbe ancora con sé, che vorrebbe addormentarsi tenendomi fra le braccia. Io ero vergine quando mi sono sposata, e in quindici anni di matrimonio mio marito non mi ha mai detto una cosa del genere. Voglio andare da lui. Voglio rimettermi il corpetto rosso e le calze a rete che lui adora. Tornerò indietro, lo amerò ancora di più e poi ci addormenteremo insieme come lui desidera. Se lo merita. Non mi importa cosa diranno domani mattina i miei figli non vedendomi a casa, e con quel porco troverò una scusa. Anzi, gli comprerò un regalo come ha sempre fatto con me.Mentre cammina lesta e vorace di desiderio, vede il palazzo in cui lavora suo marito, e decide di andare nel suo ufficio: magari lo può beccare in flagrante. Il portiere le apre, e come tutti i buoni portieri ha un passe-partout per tutti gli uffici. La accompagna davanti allo studio e la lascia sola, finalmente. Le luci sono spente, non c’è nessuno. Non ha mai visto l’ufficio di suo marito da quando lavora qui, e sono passati dieci anni. Le sembra di sentire dei rumori, dei gemiti: proverranno sicuramente da lì. Ecco, adesso lo scoprirò a scopare selvaggiamente con la sua battona. Non c’è nessuno.A questo punto poteva uscire da quella stanza. Poteva lasciare spente le luci, chiudere la porta e andare dal suo amante felicemente delusa. Invece una ignota forza motrice la spinge verso la scrivania alla ricerca di prove. Rovista in ogni cassetto, trovando solo carte e moduli e fogli e cartelle, fino ad una busta non sigillata. Potrebbe ancora fermarsi, e vivere con la dubbia certezza che suo marito è un bastardo, che sta scopando da qualche parte con la sua porca. Invece scopre al suo interno la lettera di dimissioni. Ecco la prova finalmente. Figlio di puttana. E così vuoi mollare tutto e fuggire con la tua troia? E lasciare me e i nostri figli?! Vuole lasciarmi?Signora, deve fare ancora molto? Come mai sta piangendo?Perché mio marito ha deciso di licenziarsi senza dirmi nulla, perché mio marito ha un’altra donna e vuole fuggire con lei, perché ho sprecato la mia vita con un uomo che adesso mi abbandonerà, perché sono stata una stupida, ecco perché.Signora mi permetta di dire che si sbaglia…Stia zitto, la prego!Signora su, smetta di piangere. Mi dispiace contraddirla, ma non c’è nessun’altra donna se non lei, ed è con lei che suo marito vorrebbe fuggire. Signora… le assicuro che suo marito la ama, e la ama moltissimo. Io avevo sempre pensato che fosse un uomo freddo e distaccato, invece è solamente timido. Non sa quante volte mi ha aiutato a scaricare i pacchi da quando lavoro qui, eppure non ha mai accettato che gli offrissi un caffè. Col tempo ho capito che è solo una brava persona non tanto brava a dimostrare affetto, o meglio: lo manifesta a modo suo.E allora? Questa lettera di dimissioni?Una telefonata al suo cellulare interrompe il portiere. La Signora Monroe? Deve venire in ospedale. Suo marito è stato vittima di un incidente.Suo marito stava là, con le mani unite, gli occhi chiusi e le labbra aperte quasi in un sorriso. Bianco. Sulla sedia accanto al letto c’erano i fiori che aveva in mano prima che venisse catapultato in aria. Gladioli rossi, i suoi fiori preferiti, e un biglietto. Lo lesse.Andò in bagno e si sciacquò il viso. Sullo specchio del lavabo campeggiava scritto con un rossetto rosso "Troia". La coscienza si vendicò dandole l’ultimo morso, e in quell’istante cessò di vivere. Si svestì completamente, estrasse dalla borsa le calze a rete e il corpetto rosso e li indossò. Poi andò a prendere i gladioli rossi e, tenendoli come un bouquet, sfilò come il giorno del suo matrimonio sù, fino al terrazzo dell’ospedale.Riccardo Giacalone
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