Sez. In viaggioSvolgimento
Questo viaggio comincia così, tra le nuvole e il vento, in mezzo al cielo, sotto c’è il mare che scorre. Si va alla ricerca di una risposta diversa, alla ricerca del nostro domani perché torni ad essere identico a ieri.Come sembra lontano adesso.Sapevo bene quello che avevo e amavo quei giorni per questo. Non ero distratta, annoiata o che altro, ero felice, entusiasta ed amavo riamata.Oggi, con il vento impetuoso, è arrivato quel domani vigliacco che tradisce colpendo alle spalle, in un attimo ci toglie le feste, la gioia, il teatro, poi… anche il sonno e la pace. Il ritmo dolce della vita di sempre s’inceppa, sussulta, accelera, il cuore impazzisce. È già una discesa il sospetto, diventa infernale quando si concretizza in angoscia.Il tempo non è più nostro né del nostro lavoro né della nostra casa, il tempo è solo del male ch’è entrato senza bussare, ma picchiando così forte da farci mancare il respiro.Fatico a capire quello che dicono e non dicono per farmi sapere senza farmi soffrire, ma il male con la sua sofferenza già c’è. E provo a guardarlo, ma senza volerlo giro la testa, voglio ancora sperare.Allora il viaggio. Lontano, dove tutto è diverso, anche l’odore degli ospedali, e lì più puliti, più belli, più efficienti, spero di ritrovare il mio ieri. Mentre aspetto penso che potrei impazzire, mentre spero so che potrai morire.
Allora comincio da sola a guardare ciò che mi gira intorno, sembra che più nulla possa appartenermi. Ma scopro che mi servono solo occhi diversi. Comincio ad ascoltare, ma anche gli orecchi dovranno adattarsi, ascolteranno suoni di pianto.Dopo momenti spaesati e sentimenti in contrasto, rabbia, oppressione, fiducia, impotenza, la prima cosa che viene fuori è quell’amore perfetto che ci annoda alla vita. Mi accorgo che, anche se tutto è stravolto, quel sentimento, che già conoscevo, tira fuori la mia indomita forza, mentre tu sei la mia ancora tra i fluttui in tempesta. È banale la frase, ma la tua tenacia non è dissimile a questa metafora. È il tuo atto d’amore per me.È il primo passo per non perdere ciò che resta dei giorni, i nostri, quelli chi si fanno più corti con i tuoi occhi sempre più stanchi.Mi accorgo che prima di sentire il verdetto devo già cambiare qualcosa, perché, bene che vada, la strada, in ogni caso, è già un precipizio del quale non si può intravedere la fine. Allora la testa comincia a giocare per vivere ancora. Decido, non so se per coraggio oppure incoscienza, che costruire nuovi ricordi per una vita non ancora finita serva a qualcosa. Solo l’abbattimento, comprendo, può farci più male del male e a questo reagisco, non mi lascio schiacciare. L’aereo ha rifatto la strada al contrario riportandoci a casa, ma senza futuro se non quello che vogliamo chiamare speranza.La lotta non ci ha sfiancato, la preghiera ci ha sostenuti, gli amici non ci hanno abbandonati.Chi lo avrebbe mai detto. Anche quelli sono stati giorni felici. Adelaide Jole Pellitteri