Magazine Diario personale
Dagli Archivi della Maestra
Sez. Anatomia
Sottile la parete sottile tra la calma e l’esplosione, cartongesso da abbattere con una spallata, o carta 80gr a metro quadro da ridurre in coriandoli mentre digrigni i denti o burro, sì, burro sezionato con un nylon sottile e diviso in due – o tre o quattro – come un bivio, come un destino che al mattino tra auto funzionante e auto in panne sceglie un guasto al carburatore, da arrivare in ufficio in ritardo di due ore e trasformare la funzione customer care nella traduzione fedele di “Insulti al pubblico” alla clientela; tre come chi non sa chi bestemmiare tra padre, figlio o quel pennuto dello spirito santo; quattro come tutte le femmine che rompono i coglioni di un uomo – la madre, la moglie, la figlia, la collega capoufficio che l’ha spuntata non si sa per quale ragione – e allora prendi un filo, sottile di nylon sottile, e te lo avvolgi attorno (un salame, un lacerto, un baco da seta che si fa pupa stronza), e poi torni a casa e prendi un chiodo e lo conficchi alla parete con una testata o il martello, e con un nodo fissi un capo del filo, e poi prendi un altro chiodo e lo conficchi alla parete con una testata o il martello, e tendi il filo, e poi prendi un altro chiodo e lo conficchi alla parete con una testata o il martello, e tendi ancora il filo, e poi un quarto chiodo, un quinto, tanti chiodi che la stanza diventa una trappola di ragno elevata alla potenza di chissà quale numero potente e tu ti metti in centro, e cominci a tirare, e salta il primo chiodo, il secondo chiodo, il terzo chiodo, e spunta il primo buco, il secondo buco, il terzo buco e allora occorre tinteggiare, indorare, sistemare, tante volte, tante volte, troppe volte, oppure niente, e lasci il mondo così, per come lo hai trovato.
Giorgio D'Amato