Sez. In Fuga dal Presepe
Svolgimento
Guardalo il cammello, sembra che ti rida – lo fa con gli occhi appena socchiusi, masticando qualcosa che potrebbe essere il gambo duro di un carciofo che non vuol sfilacciarsi. Lo hanno fatto faticare quei tre scriteriati che prima guardavano in alto e poi litigavano se girare a destra oppure a sinistra.Il cammello nella sua posa da accovacciato poggia le palle per terra e pure loro si riposano – per tutto il cammino ballonzolavano a destra e a manca, prive di contenimento pesano e si allungano e potrebbero strisciare per terra (con o senza contributo di discorsi astrologico-filosofici che quei tre non mancano di fare). Lui sta seduto e osserva quei due vicino la mangiatoia, cornadure e orecchie lunghe, fiatano sul neonato, lo appestano con il loro alito da fieno rimasticato. Il cammello sorride, lui non ha di queste incombenze, è l’animale di tre intellettuali, non di un pastore schiavista – siede e gode del contatto delle palle con la terra morbida. Ci sono parecchie pecore in giro, alcune davvero carine, se solo fossero interessate ai forestieri si potrebbero combinare accoppiamenti goduriosi, niente che sia destinato alla procreazione.
Immagina le palle del cammello, al sicuro, tra le gambe piegate, nell’alveo tra ventre e zampe. Tanti le mangiano, le tagliano con una lama, un gesto netto, tolgono la pelle che le ricopre e poi le grigliano, a fette sottili. Il cammello non per questo deve morire, le palle non sono come i polmoni, se ne può fare a meno: un cammello senza palle cammina ed è in grado di trasportare il suo padrone ancora per chissà quanti chilometri, forse ingrassa un po’ e di sicuro non si spinge più in fantasie accese quando guarda le piccole pecore che strappano il muschio e masticano. Chissà come sarebbe sentirsi sulle palle la lingua rasposa della capretta, pensa il cammello mentre passa una pastorella con il suo animaletto al guinzaglio. Ma anche la padroncina non è malvagia. Il cammello se la gode e sorride ancora più sornionamente.Lasciamo che il cammello si delizi di questo momento tranquillo di adorazione al nuovo nato e speriamo che nessuno senta la voglia di mangiare cose da cucina popolare, che gli umani non si sa mai, a volte gli gira e dicono Cumpa’, accendi il fuoco che stasera ci sono cose di capriccio.Giorgio D'Amato