Tema: "Il giorno che diventammo umani" di Paolo Zardi - Neo Edizioni
Da Svolgimento
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Sez. Gli Amici della MaestraSvolgimento
PerturbazioniAveva seguito l'evoluzione della perturbazione per tutta la settimana, navigando sui siti di previsioni del tempo di mezzo mondo. Il fronte di aria gelida si era formato nella pianura siberiana, e stava scendendo verso l'Italia dopo aver attraversato mezza Europa; aveva scompigliato campi di grano, tetti di case, piantagioni d’uva. Lei, la sera, con il suo pc, dall'alto dei satelliti, guardava le isobare che si spostavano, che si allargavano e poi si ritraevano, simili al corpo di una medusa nell'acqua; osservava il movimento lento e irreversibile di quella piccola minaccia.La tempesta arrivò di notte, come un gigantesco treno scagliato contro la città. Nel buio, sentì i passi della piccola che si era svegliata – forse per i tuoni – e che, piagnucolando, si avvicinava alla camera da letto, in cerca di un rifugio. Lei e suo marito la fecero salire sul lettone e la misero in mezzo tra loro. Per qualche secondo le tenne stretta la manina; poi, mentre il vento siberiano urlava fuori dalle finestre, sentì il suo respiro farsi quieto, regolare. Il tepore di quel corpicino stretto a lei la fece scivolare in un sonno dolce e confuso.Quando suonò la sveglia, la piccola le era ancora accanto, con la bocca spalancata. Suo marito, già in piedi, stava alzando le tapparelle: fuori, il cielo era ricoperto di nuvole. Dal letto, lei intravedeva l'albero che cresceva davanti alla camera: sembrava arruffato, qualche ramo si era spezzato, ma era ancora in piedi. Si alzò anche lei, e, insieme, si affacciarono alla finestra, uno accanto all'altra: la strada era piena di foglie, carte di giornali, sacchetti; una pozzanghera larga due o tre metri lambiva il marciapiede davanti; la vicina di casa, con una giacca da uomo indossata sopra la vestaglia, stava gettando bottiglie di birre nel bidone del vetro, con un rumore assordante. Si girò verso la camera. La piccola non si era ancora svegliata.Andò in cucina a preparare il caffè, mentre suo marito iniziava a svegliare il grande: sentì la voce affettuosa del padre, il borbottio lamentoso del figlio. Era il 15 maggio – un giorno del quale avrebbe fatto volentieri a meno.Versò il caffè in due tazzine. Scaldò un po' di latte nel microonde e tirò fuori i biscotti dalla credenza. Erano quasi finiti; su un foglio che teneva attaccato al frigo, con una calamita che sua suocera aveva portato da Roma, segnò biscotti, sotto intimo e sassetti gatto. Si sedette e soffiò nella tazzina. Il vapore del caffè le inumidì la fronte. Poco dopo, arrivarono suo marito e il grande, che teneva un braccio davanti agli occhi per ripararsi dalla luce.«Cosa vuoi mangiare?»«Pasta» disse con voce un po' incerta. Si sedette anche lui a tavola, sorreggendo la testa con le mani.Dopo aver sorriso, chiese al marito: «La piccola? Dorme ancora?»«Si stava stiracchiando».Fuori, il cielo iniziava a schiarirsi.Paolo Zardi
Dedica dell'autore:
Alla cara Maestra,sempre attenta a risvegliare la creatività dei suoi allievi, con affetto,Paolo
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