Tema: Il Testamento di Gesù

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Sez. In fuga dal PresepeSvolgimento


Certo che siete sadici, eh. State tutti lì impalati ad aspettarmi, io nudo in mezzo a neve e freddo, sono stato partorito da questa giovane ragazza tra lo sporco ostinato e la puzza di letame, e voi tutti lì a guardarmi, senza alzare un dito, fermi come stoccafissi natalizi. Eppure mi avevano detto che dalla storia si impara, mica che davanti alla storia ci si impala. Lasciamo stare, ecco.Io ancora non ho le forze di recarmi al tempio a buttar per terra tutte le vostre bancarelle, a maledire gli usurai, a tirare i capelli alle megere, perché sono un bambino, peso qualcosa tipo ottocento grammi e sono lungo sessanta centimetri. Non proprio uno che incute timore e rispetto, anche se voi mi dite che sono il figlio di dio. Ancora non so nulla delle sacre scritture, dei giudici nei templi che rigurgitan salmi, dei schiavi e dei loro padroni. Non so niente di battesimo, miracoli, vino e pesci. Erode si rode il fegato, Lazzaro è in piedi e già cammina. Io sono il piccolo selvaggio venuto dal paradiso, altro che Libro della Giungla. Al posto di orsi e ghepardi, un mulo e un bovino che puzzano come l'inferno. Giuseppe mi guarda storto, chissà che gli avrò mai fatto. Mia mamma ha mal di testa e indolenzimenti post-parto e nessuna flebo di morfina. Stanno avvicinandosi orde di pastorelli, che in realtà pastorelli non sono: assomigliano a un branco di galeotti con le barbe lunghe e l'accento di Mestre, vi giuro, non hanno che gesti sgraziati e voci ruvide. I magi arriveranno e probabilmente si porteranno via le poche monete che abbiamo, in cambio della mirra, e neanche so che cosa sia. Non certo la miglior compagnia che possiate immaginare. E voi siete lì, e immaginate i fiocchi che scendono lievi, io che scendo dalle stelle o re del cielo. 
Ma quale re del cielo, ho freddo e fame, sono coricato sul pagliericcio che mi scortica la pelle della schiena e ho appena avuto una piccola scarica intestinale. Ma la puzza è comunque più sopportabile di quella del mulo, del bove e dei “pastorelli”. Cacca santa, così l'ha chiamata mamma. Dio la benedica, ma stavolta per davvero. Ma quale stella cadente, qui siamo dentro una stalla cadente. Cade tutto a pezzi, una trave di legno minaccia di fracassarci tutti da un momento all'altro, e la neve che scende come una tormenta sembra volerla aiutare nel suo nefasto intento. Non si vede un piffero del cielo, tutto coperto da nuvole scure, quindi, anche ci fosse una cometa, sarebbe invisibile. E voi lì impalati, sapendo tra l'altro che tra pochi mesi finirò male, tre volte inchiodato al legno. A natale voi scrivete la vostra letterina, bravi, chiedendo tanti regali e tanta bontà. Io, che qui sarei il festeggiato, sono costretto a scrivere direttamente il mio testamento, dal momento che sappiamo tutti come finirà questa storia. Mi chiamo Gesù, ho due ore di vita, e tutto il nulla che posseggo io lo lascio a voi, alle vostre ipocrisie. Per i prossimi duemila anni. Divertitevi. Riccardo Dal Ferro


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