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Tema : In fuga

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Tema : In fugaSez. In fuga dal Presepe 
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Tema : In fuga
-Brindiamo!
-Sì! Brindiamo!
-Versa ancora anticchia ì vino!
-Aracio! Viri ca t’immriachi! Ihihihih!
-Ma finiscila! Inchi ccà! ... Senti, Vicé, ma sicunno tìa chi succere docu? ‘un ti ricordi niente?
-E cchi sacciu, spuntò ‘na stedda ddà n’capo e tutti vinniru a taliari ddù picciriddu. Dicono che è volontà di Dio...
-Capisciu. ‘Un ti ricordi niente.. Mah?! Cose strane! ‘un mi criri nuddu...
-Seh, u sacciu io chi cose strane cà viri tu. Cose ‘i tavierna...
-No! No! L’à ffiniri i pigghiarimi ppì fissa! Sugnu serio! Tu un mi canusci a mmia!
-No? Picchì? Cuntamillo tu, allura, cù sì?
-Io sugnu u rre maggio!
-Seh! Arrivò! ù re maggio! E giugno e luglio runne sù?
-T’ù giuru viero! Ma picchì ‘un m’ha cririri?! Bell’amico!
-Seh? Sì u rrè? E chiddi chi ssù? Chiddi! Talé ddà! Cuntamo: unu, rue e tri! Chiddi sù i tre re maggi!
-E cù t’ù rissi cà i re maggi sunnu tri? Sicuru sì? Io ti ricu ca erano quattro! Quattro erano!
-Ho capito! I miei omaggi Rré Iachino! Ma s’à sentito dire mai un ré cà si chiama Iachino?
-Picchi? Che? Chi ci vulissi diri? Intanto, Gioacchino mi chiamo! Baldassarre e Gaspare ti parono megghiu come nnomi di rré? Mechiorre già fa esotico... Ma Gaspare? T’ù ‘mmaggini? “Sparinoooo! Acchiana cà ti scurdasti à corona!”

-Vabbè, vabbè. Talè, và cuntaccillo a n’avutru sta minchiata cù buotto! In primisis: ‘un s’à sentito dire mai “i quattro maggi”. Di secundisis: se sei Re, sua maestà, dov’è il suo scettro? Sua Maestà, dov’è il suo mantello? Sua maesta dov’è la sua corona e le incommensurabili ricchezze? Talè, và fatti ‘na caminata...
-Tu perché dividi il desco con me e ingurgiti questo scadente vino ottenebrando la tua coscienza?
-Ma come parli? Ma che magia è?
-Parlo la lingua che mi insegnò mia madre. Perché anche tu adesso smetti di parlare in volgare? Forse inizi a credere alle mie parole?
-E quindi sul serio tu sei... Lei è...
-Ebbene sì mio ignaro ed ebbro amico. Sono Re Gioacchino. Espropriato di ogni diritto e di qualunque dignità. Gioacchino il pazzo. Gioacchino l’ubriacone. Dopo il manicomio non si riabilita nemmeno un Re. Cancellato dalla storia, cancellato dall’anagrafe. Cancellato dal presepe, quasi.
-Presepe? E cchi mminchia é? Oh... mi scusasse... Mi scusi sua Maestà.. Cos’è di grazia questo prisepe?
-Non preoccuparti Vicé, no è ca ora t’à sforzare ì parrare diverso, parra comu ti viene...
-La ringrazio sua Altezza! Ma è più forte di me! Sono confuso...
-E sia...parla come preferisci...
-Non mi ha risposto... cosa è questo pre...presepe?
-Non sei curioso di sapere come mi sono ridotto così? Non ti ricordi di avermi già conosciuto tanti anni fa?
-Da bambini? No, non ricordo... Ma come avrei potuto frequentare un principe da bambino?
-Tanti anni fa, stavo camminando col mio cammello. Ero con gli altri tre Re Magi. Seguivamo la stella cometa. Eravamo da tanti giorni in viaggio. Eppure avevo la sensazione che fossimo fermi sempre allo stesso punto. Gli altri non ci facevano caso, anzi mi dileggiavano...
-Eh?
-Mi sfottevano con cattiveria. Son sempre stato un bambino sensibile, che percepiva cose che gli altri non vedevano. Loro mi dicevano “Noi facciamo il volere di Dio. Se non sei d’accordo puoi pure abbandonare questa spedizione”
-Aspetta... Ma i re sono arrivati in paese da una settimana, a te ti conosco... Maestà io la conosco da almeno un mese... Se lei dice che era con loro... i conti non tornano...
-Io risposi loro che non era un problema la volontà di Dio o che non avessi fede in Lui.. Ma il fatto è che la mano di Dio l’ho visto in faccia, a un centimetro dalla mia faccia. Aveva le unghie lunghe e le dita sporche di marmellata. Capisci?
-Veramente... mio signore.. no!
-Ho iniziato a bere perché ho visto qualcosa che non sono in grado di sopportare e che non posso condividere con nessuno. Ci osservano. Ci controllano. Siamo delle statuine nelle loro mani. E’ tutta una messinscena. Sono anni che è così. Ripetiamo sempre la stessa scenetta. E nessuno si ricorda niente, tranne me. Io mi ricordo. Mi ricordo che il primo anno ero un re. Mi ricordo della mano di Dio che abbatté tutto. C’era una voce lontana che gridava “No, sangu miu! ‘Un si fà! ‘Un si tocca ù presepe! Fra poco lo dobbiamo levare! Non perdere i pezzi sai?!”. Nessuno mi ha creduto! Mi hanno emarginato! Ed era una scoperta troppo dura per restare sano. La mia mente non ha retto. Ci controllano. Ci guardano, Per qualche strano motivo ci manipolano, ci posizionano. E ci guardano. Anno dopo anno! Vieni! Vieni qua! Andiamo a bere dell’acqua! Vieni al ruscello!
-Ma io non voglio acqua, sua Maestà! E non è neanche la sua bevanda preferita...non so se mi spiego...
-Taci! Vieni qua! Ecco! Prova a raccogliere l’acqua dal ruscello col tuo bicchiere! Vedi niente di strano?
-Ma...questa...questa non è acqua! E un sottilissimo strato di metallo! Uno specchio! Ma cosa vuol dire?
-E dalla nostra bottiglia, vuoi dirmi cosa esce?
-Niente! Non esce niente! Aiuto! AIUTO! Sto impazzendo! E’ uno scherzo di cattivo gusto! E’ una magia?
-Non è uno scherzo amico mio... E’ il presepe. Il presepe è tutto. Il presepe è l’universo conosciuto. Quello che ci è dato di vivere. Il presepe siamo, io e tu. Quel bambinello. Quegli animali. Quel pastore. Quel muschio finto. Ci guardano. Ci controllano. Ci manipolano. Guarda bene dietro la stella cometa: c’è un filo. Una volta l’ho seguito. Porta fuori dal presepe. Ho rotto il filo, sono caduto e..indovina..la magica luce della stella cometa si è spenta. Finchè non è tornata di nuovo una mano gigante, diversa stavolta, più grande, che mi ha raccolto e ha aggiustato il filo, facendo risplendere di nuovo tutto. Ci osservano. Ci trattano come oggetti. E quando si stancano di noi ci infilano in delle piccole bare, avvolti da lenzuoli di carta con lettere e immagini stampate. “Fuogghi ì giurnale” li chiamano. Ci usano. E poi ci posano. Ora lo hai visto. Non sono pazzo.
-Ma perché non me l’hai detto mai? Perché? Possiamo fare qualcosa, ci possiamo coalizzare. Creiamo una fuga dal presepe!
-Io te l’ho detto, caro Vincenzo. Tutti gli anni. E ogni anno te lo dimentichi. E devo ricominciare daccapo. E non c’è più tempo per fare nulla. Arriva ù Fuogghiu ì giurnale ed è subito buio.
-E perché dirmelo adesso? Per rovinarmi la vita?
-Beh, amico mio... te l’ho già detto, ogni anno. Perché credi di dividere il desco con me? E ingurgiti questo scadente vino ottenebrando la tua coscienza? Hai già applicato la tua fuga. La fuga dalla coscienza. L’unica differenza è che anno dopo anno riusciamo a fare questa conversazione sempre più velocemente. Non ci rimane che non impazzire e aspettare il prossimo anno. Magari il prossimo anno faremo in tempo a svegliarci in tre. E poi vedremo.
-Non ce la faccio! Dammi da bere! La bottiglia è finta! Maledetto presepe!
-Fai piano. Dobbiamo resistere. Col tempo saremo abbastanza per preparare una fuga. Intanto dobbiamo essere bravi. Non farci scoprire.
-Ci osservano...
-Sì, Vicé.
-...ci controllano..
-Buon Natale, Vicé
-...ci manipolano..
-Buon Natale a tutti voi.
-...ci trattano come statuine..
-Mi raccomando, siate buoni.
-...siamo nel presepe...
-Fate beneficenza
-...ci comandano di nascosto..
-E comprate bei regali. Brindiamo!
-Brindiamo!
-Sì! Brindiamo!

Davide Torres

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