Tema: Jack Smith, secondo classificato alla Patxi Ros nudist cross-country race

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Sez: Il Secondo PostoSvolgimentoChiamarsi Jack Smith e stare in una folla credo possa rappresentare il massimo dell'anonimato. Questa sensazione ha da sempre accompagnato la mia vita: a scuola, quando rispondevamo in tre all'appello. Durante il servizio militare, quando mi arrovellavo nel dubbio di essere io quello indicato per il turno di guardia o quello a cui era destinata una licenza per il fine settimana. Quando la mia futura moglie è andata con le amiche a guardare, commossa, le affissioni pubbliche che annunciavano il proprio matrimonio. Quando al corso per imparare lo spagnolo mi ritrovavo citato in ogni esercizio sul verbo "pedir".Ma la folla in cui mi perdevo quel giorno era del tutto particolare: un gruppo di uomini e donne nudi ammassati dietro un nastro di partenza su cui era scritto "Patxi Ros nudist cross-country race". La più grande corsa campestre a premi a cui si può partecipare solo svestiti! Vengono concesse le scarpe e i calzini, purché ben arrotolati alle caviglie, e la pettoralina col numero. Legato con uno spago alla schiena, niente spilli. Tutt'intorno, in quella calca pronta alla sfida, potevo vedere lentiggini, tatuaggi segreti, smagliature, pelle e stomaci, peli rasati o incolti (quanti peli!) di tutti i colori. Anche correre è ormai talmente diffuso che non fa più notizia. Ma io volevo finire, nome e cognome anonimo ma ben associato alla inusuale tenuta, nelle prime pagine delle gazzette locali, specializzate o meno; forse anche in qualche pagine di una rivista nazionale: Jack Smith, primo classificato alla corsa per nudisti. Mi sarei fatto fotografare raggiante con la coppa in mano. Ben sollevata per i giornalisti che potevano contare su lettori smaliziati o strategicamente posizionata per quelli i cui lettori avrebbero solo sbirciato la cronaca, senza sentire il bisogno di sapere o vedere davvero tutto! Per fare le cose davvero fino in fondo avrei dovuto togliere anche gli occhiali, ma la prospettiva di perdermi durante la corsa e finire fuori percorso a turbare il pomeriggio di qualche ignara villeggiante, non mi allettava per niente. Poco prima che il direttore di gara - un vecchio e distinto sessantenne i cui testicoli combattevano una disperata lotta contro la forza di gravità - mettesse mano allo starter, l'odore di varia umanità sospinto da un leggero venticello, la forzata intimità sudaticcia di corpi estranei, qualche partecipante che ancora cercava in ogni modo di sistemarsi la pettoralina per impedire ai seni abbondanti di intralciare la corsa, avevano regalato a più di un corridore nudista qualche buon motivo di vergogna. Virilità verticalizzatesi, contro qualsiasi sforzo di pudica quiete, finivano con lo sfregare su schiene infastidite, cosce che si ritraevano immediatamente o che furtive, si lasciavano stuzzicare.
Pur tra molte distrazioni io mi sentivo pronto. Sentivo possibile la vittoria. Mi ero allenato. Avevo percorso centinaia di chilometri nei mesi precedenti. Avevo migliorato tutti i miei record. Ero riuscito anche a dimagrire: mi sentivo in forma perfetta. Solo una cosa non avevo previsto. Un conto è migliorare le prestazioni nella comodità dei propri pantaloncini da corsa aderenti, un altro è correre con un ingombro tra le gambe, libero di far quello che gli pare! Forse l'unico momento della mia vita in cui ho desiderato che fosse più piccolo. Ad una falcata dritto verso il fianco, alla successiva nuovamente forte e deciso verso i suoi compagni di sventura agonistica: una tortura inenarrabile, alla quale aggiungevo lo sgomento di vedermi sorpassato. Non volevo in nessun modo perdere quel primo posto. Non potevo finire nuovamente nell'anonima conta di tutti i partecipanti senza gloria. Ho stretto i denti, serrato le mascelle e sopportato ogni colpo, che definire "basso" è quanto di più banale si possa dire. Ho visto davanti a me il gruppo di quanti incitavano e battevano le mani assiepati intorno all'arrivo. Ero ad un passo, e qualche altro colpo, dall'arrivo. Non potevo mollare. Sentivo già i flash dei fotografi scaldare la pelle sudata. Ero galvanizzato dalla visione del mio nome in cima ala classifica. Ma Herbert Graham Picford - che splendido nome ho pensato - ha trovato un varco libero alla mia destra e ci si è infilato, lasciando davanti al mio sguardo solo le sue natiche ben depilate e che, grazie agli occhiali, ho visto fin troppo bene.Nulla da fare: secondo classificato. Niente titoli, niente coppa. Si premiava solo il vincitore. A tutti gli altri la maglietta dello sponsor con la scritta "Nude Finisher". Ultima beffa. Come si fa a regalare una maglietta per una corsa di nudisti?Gianluca Meis

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