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Tema: L'amore di una donna

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Tema: L'amore di una donnaSez. Mi sono innamorato di te perché
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Tema: L'amore di una donnaDal cassero della sua Itaparica mentre scrutava col cannocchiale la riva di Laguna presso il porto di Santa Caterina in provincia di Rio Grande, la vide: era il 21 luglio del 1839 e Giuseppe Garibaldi, un bel giovanottone di trentadue anni, combatteva contro gli imperialisti brasiliani per l’indipendenza di Rio Grande del Sud.
La giovane donna era Ana Maria de Jesus Ribeiro e aveva appena diciotto anni e da tre era già la moglie di Manoel Duarte de Aguiar: la vide e poi non la rivide più fino al giorno in cui, durante un’ispezione proprio nel paese di Laguna, Garibaldi notò davanti all’uscio di un’umile casa una donna molto giovane, dai capelli lunghi corvini, che piangeva, era lei: che succede? perché questa disperazione? Ana Maria lo guardò, lo bucò con lo sguardo e rispose: mio marito sta morendo a causa sua, generale.
Garibaldi si offrì di aiutarla e trasportò il marito di Ana Maria, un soldato dell’esercito imperiale che era stato ferito dai suoi uomini, in ospedale. Per due mesi Garibaldi non allentò di andare a trovare lei che a sua volta andava ad assistere il marito in fin di vita che però non trapassava mai: tra pochi giorni ripartirò e tu devi essere mia. Lei ci pensò lo stretto necessario, giusto il tempo di prendere due cosette e abbandonare il marito moribondo.
L’eroe dei due mondi incontrò così, come egli stesso scrisse nelle sue Memorie“la madre dei miei figli! La compagna della mia vita nella buona e nella cattiva fortuna! La donna il di cui coraggio io mi sono desiderato tante volte”.


Analfabeta, tuttavia Anita grazie ad uno zio aveva imparato non soltanto a cavalcare come un’amazzone e ad impugnare e usare perfettamente la pistola, ma aveva acquisito anche e soprattutto valori come la libertà e l’indipendenza.
Con Giuseppe, da lei ribattezzato teneramente Josè, condivise da subito tutto: sentimento politico, ideali per cui lottare, stanchezza, fame, imprese militari, fu fatta perfino prigioniera e le fu detto che Josè era morto, ma lei forte, ostinata riuscì a fuggire e piuttosto che mettersi in salvo vagò nella notte attraverso tutto il campo di battaglia pur di ritrovare il suo compagno amatissimo.
Aveva un amore devoto per il suo Josè ma se minimamente sospettava di un tradimento diventava brutale: ella non tollerava rivali, si presentava perciò dal suo uomo con due pistole una da scaricare su di lui, l’altra da svuotare sull’amante. A causa della sua gelosia, in modo particolare per una certa Mary Ausley, lo costrinse una volta a tagliarsi barba e capelli per sembrare meno attraente.
Si trasferirono in Uruguay, a Montevideo esattamente, e lì la loro vita cambiò: si sposarono, ebbero tre figli, Josè per un periodo fece l’insegnante e il piazzista, ma poi non potendone più di tutta quella normalità ricominciò a combattere contro l’Argentina di Rosas, per l’Uruguay.
Nel 1847 ritornarono in Italia, lei lo precedette con i bambini e andò a vivere a Nizza con la suocera Rosa, bigotta all’esagerazione e che mai la vide di buon’occhio, la chiamava con tono sprezzante: “quella là, la brasiliana”.
L’Anita italiana non era più la guerrigliera che conobbe Josè, ella adesso gli accudiva i figli, badava alle faccende domestiche e conviveva con una suocera diffidente, ostile e maligna.
La gelosia la tormentava e spesso lasciava la prole alla vipera per farle un dispetto e raggiungeva Josè, anche nel 1848, durante le vicende della Repubblica Romana, incinta, malata, era pure caduta da cavallo, lei, come ai vecchi tempi, indossò abiti maschili, imbracciò il fucile e si recò a combattere accanto a Josè. Il 2 luglio 1848 Roma venne assediata dai francesi e Anita e Josè fuggirono, ma ormai consumata dalla malaria, esasperata dalla gravidanza il 4 agosto del 1848 morì presso la palude di Comacchio. La donna impavida e orgogliosa era diventata per i fuggiaschi un peso e fu abbandonata in un casolare.
La leggenda vuole invece che sia morta tra le braccia di Garibaldi.
Quando si dice il mito!
Lucia Immordino

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