L’amore fa quello che pare a lui, è venuto fuori dal Tartaro, non quello dei denti ma l’altro, insieme a Gea e a Urano, già convinto di fare il bello e il cattivo tempo con tutti. Se ne infischia più di Eolo e fa lo splendido più di Apollo. È un bambino mattacchione che fa scherzi a tutti, è un bambino che fa nonnismo. E quando uno si innamora, non sa perché... non sa mai il perché, l’amore non lo dice; è come giocare a mastermind e lui non ti dice i colori che imbrocchi. L’amore crea fantasmi, fottutissimi fantasmi che ci perseguitano giorno dopo giorno, senza lasciare a nessuno un attimo di tregua, a tutti... tranne a chi ha un bilocale nel Nirvana, quelli stanno freschi e beati, serafici come Serafini, in un senso di atarassia\apatia da far invidia alle guardie reali davanti a Buckingam Palace, che non sono apatiche ma solo inglesi, quindi antipatiche.Però innamorarsi è bello no? È il resto che non garba a nessuno. Innamorarsi è veloce, rapido e indolore, un po’ come Pic, quello che ti misura la febbre nell’orecchio dei bambini. Poi dopo l’innamoramento comincia la sfida, o la sfiga, dipende dai casi, ma io penso che sia sfiga e basta, perché da buon Montecchi m’innamoro solo di Capuleti troppo belle, che fan finire in un massacro tutta la faccenda, una sparatoria nel cuore di Verona, dopo che Tosi ha investito così tanto nella pubblica sicurezza. Chimicamente l’amore è come mangiare tantissimi cioccolatini tutti insieme. Se non sbaglio, questo succede perché la cioccolata dovrebbe andare a lavorare da qualche parte nel cervello, mette lo zampino in qualche recettore e gioca in contropiede, un po’ come fa l’eroina, ma in maniera legale. Strano che il Vaticano non abbia ancora perseguitato i cioccolatai come lussuriosi spacciaemozioni o con le altre cose che s’inventano giorno per giorno.Quel giorno forse avrei fatto meglio a starmene in casa con la mamma di Forrest a mangiare cioccolatini, piuttosto che andarmi ad innamorare dell’ennesima chimera. Le chimere sembrano cose tanto belle, ma per i greci erano dei mostri, un pot-pourri di bestialità messe a caso, una cosa buona per il pubblico di Mistero insomma.Beh torniamo al discorso di prima, al mio innamoramento. Eravamo rimasti a lei che si arruffava i capelli, no? Beh, non c’è poi nient’altro da dire. È successo in un secondo veloce. Un attimo di follia sospeso tra infinito e il mio bicchiere di Jameson, con tanto di folletti irlandesi pronti a partire in riverdance sfrenate fino al distributore di profilattici della farmacia più vicina, sbattendosene altamente se quello fosse solo il primo appuntamento e il bon-ton volesse che al primo appuntamento ci fosse solo un bacino con un po’ di lingua sotto casa di lei. Cioè, neanche il prequel di quello che tu immagini di fare: possederla direttamente lì, con i cani e i gatti e tutti gli altri abitanti del macrouniverso che guardano. Prendere subito una stanza e rimanerci dentro per un giorno, due, una settimana, un mese, non rivedere più la luce del sole in un vortice di sessualità così veloce che attorno a voi potrebbe cominciare a ruotare perfino una nuova galassia. Soli che si spaccano, pianeti che si frantumano, nell’incandescenza di un letto a due piazze in un hotel medio-borghese del centro. E poi ricominciare, finché la tua schiena non ha troppe delle sue unghiate, finché il suo corpo non ha troppi dei tuoi morsi, finché l’hotel dove siete non è crollato al suolo a causa vostra. Ma questa resta solo un bel film, perché tu sei un Montecchi, lei una Capuleti e l’amore è uno zingaro che non lascerà succedere niente di tutto questo. Perché nella sua , di frecce ne aveva una sola e quella notte, colpì solamente uno dei due. Perché di solito va così, a meno che tu non sia in un film di fantascienza e allora insieme ai mostri dello spazio profondo, potrebbe anche starci che lo zingaro chiuda un occhio e che lasci avvenire una bella storia d’amore.
Andrea "Knulp" Roma