Svolgimento:
Tenevo le coperte sopra la testa con il cuore che mi batteva all’impazzata e aspettavo che tutto finisse. Le mani sul viso pigiavano forte il nasino che diventava sempre più rosso, perché temevo diventasse come quello di Pinocchio. Mia madre al buio in cucina con voce concitata diceva: ”La bugia! La bugia!” ed io tutta impaurita pensavo che era colpa mia se la luce era andata via e che sicuramente mia madre aveva scoperto chissà quale marachella. Appena tornava la luce, scendevo dal letto e andavo allo specchio. Tutto a posto, il mio nasino era sempre lo stesso – pensavo - allora le mie bugie non erano così gravi.Capii cosa era la bugia durante una notte lunghissima. Novembre 1966. La pioggia non smetteva mai. Dalla finestra della mia cameretta i vetri si rigavano di gocce di acqua che si rincorrevano. Era un gioco per me indovinare il percorso delle gocce sul vetro, ma mia madre non si divertiva.
L’acqua correva lungo le strade, alla porta di casa asciugamani variopinti cercavano di tamponare quel liquido sporco che tentava di entrare. La notte la luce andava e veniva continuamente e mia madre andò nella sua camera tornando con la luce di una candela. ”Per fortuna che la bugia è sempre sul mio comodino, l’ho trovata anche al buio!” Ecco cos’era la bugia, il porta candele che mia madre teneva sempre in camera sua. Quella notte ci tenne compagnia, anche se non era per la sua luce che fu una notte particolare.I tempi cambiano adesso quando va via la luce, si accende la luce di emergenza, la debole luce della bugia non segna più il diverso passare delle ore di una notte diversa.Ma lei è sempre uguale. Come un sapiente nonno è lì pronta ad ogni evenienza.E’ diventata una specie di oggetto sacro. Sulla scrivania quando studiavo, faceva la sua bella figura fra i libri e gli appunti, e nel mio momento hippy avevo strutto i pastelli di cera creando strane forme colorate su tutto il portacandele.Dopo c’è stato il periodo del fidanzamento. E la bugia fece il suo bell’effetto sulla tavola preparata per un cenetta a due senza babbo e mamma fra i piedi.E non è mancata nemmeno durante l’allattamento di mia figlia, quando nessuna luce mi aiutava a creare la giusta atmosfera durante la poppata notturna.Credete che adesso la bugia abbia finito il suo tempo? Vi sbagliate. Adesso è sulla mensola della cucina fra altri oggetti che ricordano il tempo passato: una macinino per il caffè, un ferro da stiro, una coppa in rame. Ma lei resta l’oggetto più importante. Già è l’unica che nei momenti di bisogno è sempre pronta. E anche se ci aiutano sistemi moderni, la luce della candela è quella che non ti abbandona. E poi, che diamine, è sempre una bugia.
Cinzia Giuntoli