SvolgimentoEsiste un confine alla distrazione, molto marcato e quasi palpabile; è un crinale che delimita la regione compresa tra la disattenzione in generale, la svagatezza, la sindrome comportamentale e i disturbi dell’attenzione. Coloro che possono essere annoverati tra gli indigeni di questa regione non hanno distinzioni di sesso o di età, di ceto o censo o credo, di etnia o di retroterra familiare: nulla è definito o codificato tranne l’essere vagamente suonati come un gong, in forma più o meno rilevante; gergalmente questo territorio si denomina “teresina”. Prendiamo in considerazione una serie di esempi per tracciare meglio il concetto di base: chiudersi fuori di casa perché si è usciti lasciando chiavi sul tavolo di cucina è distrazione. Mettere il sale nel caffè al posto dello zucchero è distrazione; non lo è più se appena lo si è servito zuccherato agli amici ci si alza appositamente per andare in cucina a prendere il sale. Accendere il gas sotto la pentola sbagliata è semplice distrazione, ma sconfina e supera il confine se sul gas acceso non si mette nulla, e mentre si continua a trafficare in cucina ci si chiede come mai il burro nella padella non si è ancora sciolto, dopo mezzora di controlli ripetuti al fornello.Lampante è il caso di andare in bagno e sedersi senza abbassare le mutande, accorgendosene quando oramai è troppo tardi; oppure la variante complementare: quando ti siedi in piena regola, e nella frazione di secondo nella quale uno pensa “Senti com’è caldo oggi, sono tutto sudato” realizzare che non è sudore quello che si sente, ma che si è completamente dimenticato di alzare il coperchio del water.
Un’altra marchiana evidenza è il parlare con una persona, e nell’istante in cui sta formulando la seconda frase del discorso capita una qualunque cosa possa distrarre, e ci si dimentichi completamente che cosa si stava per dire; il fattore di distrazione può essere di qualunque genere: un moscerino che ti vola davanti, o il gatto che ti si struscia su una gamba salutandoti, o una visione degli ABBA vestiti con costumi settecenteschi e circonfusi da un alone di luce mistica. Abbiamo una teresina conclamata quando una persona ha voglia di mangiare un determinato piatto ed esce per comprare gli tutti ingredienti, la qual cosa si traduce in: passare in tintoria a ritirare le camicie stirate, andare in erboristeria a prendere i fiori di Bach e restare un’ora e mezza a chiacchierare con l’amica che la gestisce (“Ciao Mary, scappo perché vado di fretta e devo far la spesa”), poi passare in edicola per il nuovo gadget di Topolino, poi al supermercato dove si mettono nel carrello: la lettiera del gatto, il fiocco nuovo per il mocio, il fertilizzante per i fiori, il detersivo dei piatti, le crocchette per i gatti della colonia sotto casa, il pane, lo yogurt per il proprio uomo -quello che gli piace tanto-, il latte e i biscotti per la colazione, il disincrostante del water e il dentifricio, poi si fa una pausa al bar per un aperitivo veloce, ed infine rientrare a casa, guardare in frigorifero e dirsi “Ho il frigo vuoto, che cosa mangio oggi? Dai, tanto c’è lo yogurt di Alessandro… venerdì quando arriva glielo compro di nuovo”.Benvenuti nella vasta, desolata, sconfinata ma popolatissima landa della teresina.
MM