Prologo
Aveva visto. Le immagini colpivano i suoi occhi come una insopportabile luce estiva. Doveva agire. Si era fidato troppo di quelle persone. Non si sarebbero fermate davanti a nulla. Avrebbe dovuto fermarle lui.Non sapeva se quella promessa di salvezza fosse un rimedio della sua parte razionale per impedirgli di impazzire. Oppure se c'era davvero una via di fuga, una guida per mettersi in salvo. Non sapeva neanche più quale fosse la strada da percorrere. Sapeva solo che doveva rivelare quel che aveva visto. Salvare l'umanità da un futuro terribile.Doveva fuggire in fretta, abbandonare quel luogo oscuro e pieno di pericoli. E non lasciare tracce. Una lettera avrebbe rivelato troppo facilmente il suo piano. Doveva inventare qualcos'altro, lasciare un indizio che solo una persona fidata, speciale, potesse trovare.Solo chi fosse stato in grado di capire avrebbe trovato il suo messaggio. Solo chi fosse stato abbastanza coraggioso, avveduto e assetato di conoscenza avrebbe scoperto la verità.Erano vicini. Vedeva ondeggiare i loro mantelli rossi. Se non fosse corso via in fretta lo avrebbero raggiunto. Per l'ultima volta si guardò attorno. Il suo cuore gli diceva di non andare. Con una fitta nel petto violenta come una coltellata, lo avvertiva che ciò che stava lasciando dietro di sé era troppo importante per lui. Ma ormai sapeva quello che doveva fare. O almeno lo sperava.Anche se non aveva certezze, non poteva permettersi ripensamenti. Non poteva più tornare indietro.
1. La città su fiume
Il ponte, senza una via di fuga dal gelo della notte, sembrava troppo lungo da attraversare. Ma doveva farsi forza. Ancora uno sforzo, ancora pochi passi nella fredda città, e il suo misero alloggio lo avrebbe accolto. Non poteva certo definirlo una vera casa, ma era all'ombra della grande dimora di Nostra Signora e in ogni caso poteva trovarvi rifugio e trascorrere qualche ora serena. Senza che volti ostili si affacciassero al suo orizzonte. Senza che voci nemiche pronunciassero con disprezzo il suo nome.A quell'ora le strade erano sporche e deserte. L'animazione del giorno, la vita che si riversava nelle vie rendendole un brulicare di arti e teste in movimento, si era spenta, lasciando il posto a un silenzio mortale. Solo qualche invisibile passante si trascinava con stanchezza interrompendo quell'eco di tomba vuota.Di nuovo quei passi senza corpo, che lo perseguitavano nelle sue notti solitarie, che si fermavano davanti alla porta, che facevano eco ai suoi nel deserto notturno della città. Anche in quella situazione aveva l'impressione che ci fosse qualcuno che lo seguiva. E non era la prima volta. Da un po' di tempo si sentiva come un naufrago convinto di aver raggiunto un approdo sicuro, per poi scoprire che si trattava di una nuova terra piena di pericoli (...)
(continua su Le terzine perdute di Dante, Bianca Garavelli, Baldini&Castoldi editore)
Dedica dell'autrice:
"Alla Signora Maestra, ripensando alla mia amata maestra di qualche anno fa, Teresina, mai dimenticata, e a tutte le straordinarie maestre d'Italia!"