Magazine Diario personale
“Questa è la vera seduzione, il vero fascino, e non presentare il sesso su un piatto d’argento, ma lasciarlo immaginare, perché il punto G parte dalla mente non dal corpo, anche per un uomo”. Riccardo era fermamente convinto di ciò, ed era alla ricerca di un incontro appagante solo in tal senso, altrimenti niente. “Chissà che donna deve esserci dietro tutto questo”. Se la immaginava bella e raffinata come Audrey Hepbourn o Grace Kelly, ma calda e scatenata disposta a dare il suo miele, come il personaggio di Milo Manara.
E così, carico di speranze e già un po’ eccitato Riccardo inizia a loggarsi al sito. Eh sì, perché Morgana non è un negozio reale, ma una vetrina virtuale; Riccardo, si è messo in testa che vuole conoscere a tutti i costi l’amministratrice di tutte queste prelibatezze, praline, babà al rhum, sacher torte, accompagnate da the caldo servito in tazze di raffinatissima porcellana inglese. Una donna con questo gusto deve avere senz’altro una bella sfogliatella spolverata di zucchero da offrirgli.
Si chiude nella stanza al riparo dai tre marmocchi, i suoi marmocchi, che giocano nel corridoio, si sente come in un bunker antiatomico. Ha fatto un patto con i bambini, loro possono sparare e tirare bombe tutta la sera per tutte le sere e non diranno nulla alla generalessa, ovvero la loro mamma. Riccardo è esausto del suo matrimonio, Ottavia è una donna cattiva e fredda, dedita solo ed esclusivamente alla carriera. L’aveva affascinato per la sua forza, che poi l’aveva travolto. Orfana di entrambi i genitori cercava solo benessere e denaro. E così aveva incastrato Riccardo, quando erano molto giovani, lui scriveva poesie ma aveva ereditato un’azienda di famiglia che navigava alquanto bene, e lei gliela aveva tolta piano piano nel corso degli anni, adesso era la regina indiscussa di un piccolo impero. Fisicamente l’esatto opposto delle ragazze di “Morgana” e della sua amministratrice: bassa, magra con il sederone, i capelli biondo-rosso, il viso pieno di efelidi e di rughe attorno alle labbra sottili, il fiato sempre pesante.
Riccardo era già da un po’ che chattava con l’amministratrice di Morgana e le aveva fatto capire che a lui non interessavano le sue ragazze ma solo lei, perché lei era una donna di spessore, che leggeva le poesie di Alda Merini – le citava continuamene -, colta, dolce, naturale. Raffinata.
Proprio quella sera, la sera dell’attacco alla fob in Afghanistan nel corridoio di casa sua, riesce a strapparle un appuntamento in un bar del centro al tavolo vicino alla vetrina, quello ad angolo con la panca. Per riconoscersi entrambi devono portare un libro.
Mentre si reca all’appuntamento, spera di aver scelto un locale all’altezza di Morgana, come quelli delle foto che lei mette sul sito. Certo qui non siamo a Parigi ma a Milano, ma lo spera vivamente. Ha anche con sé un fiore. Attraversa la strada e una grassona lo urta con il suo culone, e gli arriva una ventata di puzza di bagna càuda. “Certa gente cosa ha dentro? Ha uno schifo e si vede anche fuori”. Il pensiero tocca fugacemente sua moglie, ma Riccardo non vuole rovinarsi una giornata così bella, il cielo è sereno e limpido e sta per fare l’incontro più appagante della sua vita, con la sosia di Audrey o Elizabeth Taylor, con la grazia di Margot Fonteyn, e il calore di “Miele”.
La grassona entra proprio nel suo bar, il “Trocadero” e va a sedersi proprio al suo posto, quello con la panca.
“Scusi è occupato”
“Occupato? E che le minga tuo il bar, bello”
“Avrei un appuntamento proprio in quel tavolo”
“Avevi solo da venire prima, ciula, nei bar i tavoli non si prenotano con il numerino come all’alimentari, e se c’è qualcuno che ha diritto di precedenza quella sono io, che ci lavoro”.
“Cosa fa la rappresentante?” chiede ingenuo Riccardo.
La shura posa “50 sfumature di grigio” sul tavolo, ha le mani piccole con le unghie corte e mangiate, una è nera, e gli risponde: “Ahahhaha sì la rappresentante delle pompe funebri”.
Neanche di fronte all’evidenza Riccardo, con la sua rosa e la sua raccolta di poesie di Pablo Neruda, riesce a capire, avvolto dall’aroma di bagna càuda che esce fuori dalla bocca pittata di fuxia della signora.
Si arrende e si siede al tavolo vicino e aspetta. Come Godot.
Miriam Caputo
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