Che la linea diventasse rarefatta è successo dopo uno scandalo di paese, una lottizzazione fatta veramente male (nessuno si spiegava perché una stradella che doveva congiungere due strade principali, piuttosto che muoversi in linea retta si articolava in una serie di curve per evitare di toccare alcune particelle o per sfiorarne altre). Per questa e per altre dicerie – che fosse il referente locale di poteri che influenzavano territori più vasti? -, lui e tanti della sua generazione politica furono condannati e allontanati per sempre dai pubblici uffici; molti abbandonarono la scena dopo evidenze così pesanti, lui no, continuò a girare con la sua macchina modello popolare (sebbene la versione dalla cilindrata più potente), continuò a stare nel giro dell'amministrazione della cosa pubblica attraverso anelli, congiunzioni, figuranti, prestanomi. Se a qualcuno si dovesse chiedere chi è che comanda qui? molti risponderebbero facendo il nome del sindaco, pochi altri no, direbbero il suo nome sottovoce.Questo che gira con la sua utilitaria - e però è tanto potente -, ha insegnato che nella vita è meglio avere un profilo medio perché chi spara generalmente punta all'uccello grosso dello stormo, chi sceglie nella cucciolata prende il cane più grosso, chi ha bisogno di saziare l'opinione pubblica arresta chi ha fatto della platealità la sua cifra. Di questo però ci si chiede come mai la sua linea, nell'anonimato della coloritura ormai tendente al bianco, sia rimasta orizzontale, locale, circoscritta; forse non per nulla qualcuno lo ha definito “piccolo Andreotti” ma la parte offensiva del nomignolo non è certo nel riferimento.Se tanti invecchiando ammorbidiscono i tratti del viso e diventano più o meno dei Babbo Natale a cui affidare un bambino perché gli racconti una bella storia, questo ha assunto la faccia del cattivo, le palpebre ricadendo sull'occhio tracciano connotati da antagonista. Per lui non vale la storia del ritratto di Dorian Gray, le sue foto a trenta, quaranta, cinquanta anni – dove lui mostra un bel viso dallo sguardo sfuggente - sono rimaste più o meno intatte mentre lui oggi porta in faccia i segni delle sue malefatte (sullo sfondo immagini di cartoline indegne di essere postate).Giorgio D'Amato
Che la linea diventasse rarefatta è successo dopo uno scandalo di paese, una lottizzazione fatta veramente male (nessuno si spiegava perché una stradella che doveva congiungere due strade principali, piuttosto che muoversi in linea retta si articolava in una serie di curve per evitare di toccare alcune particelle o per sfiorarne altre). Per questa e per altre dicerie – che fosse il referente locale di poteri che influenzavano territori più vasti? -, lui e tanti della sua generazione politica furono condannati e allontanati per sempre dai pubblici uffici; molti abbandonarono la scena dopo evidenze così pesanti, lui no, continuò a girare con la sua macchina modello popolare (sebbene la versione dalla cilindrata più potente), continuò a stare nel giro dell'amministrazione della cosa pubblica attraverso anelli, congiunzioni, figuranti, prestanomi. Se a qualcuno si dovesse chiedere chi è che comanda qui? molti risponderebbero facendo il nome del sindaco, pochi altri no, direbbero il suo nome sottovoce.Questo che gira con la sua utilitaria - e però è tanto potente -, ha insegnato che nella vita è meglio avere un profilo medio perché chi spara generalmente punta all'uccello grosso dello stormo, chi sceglie nella cucciolata prende il cane più grosso, chi ha bisogno di saziare l'opinione pubblica arresta chi ha fatto della platealità la sua cifra. Di questo però ci si chiede come mai la sua linea, nell'anonimato della coloritura ormai tendente al bianco, sia rimasta orizzontale, locale, circoscritta; forse non per nulla qualcuno lo ha definito “piccolo Andreotti” ma la parte offensiva del nomignolo non è certo nel riferimento.Se tanti invecchiando ammorbidiscono i tratti del viso e diventano più o meno dei Babbo Natale a cui affidare un bambino perché gli racconti una bella storia, questo ha assunto la faccia del cattivo, le palpebre ricadendo sull'occhio tracciano connotati da antagonista. Per lui non vale la storia del ritratto di Dorian Gray, le sue foto a trenta, quaranta, cinquanta anni – dove lui mostra un bel viso dallo sguardo sfuggente - sono rimaste più o meno intatte mentre lui oggi porta in faccia i segni delle sue malefatte (sullo sfondo immagini di cartoline indegne di essere postate).Giorgio D'Amato
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