Sez. Your Fetish
Svolgimento
“Vieni tesoro, accomodati, che ti voglio raccontare una cosa … no, voi, no, voi uscite che di tempo me ne resta poco e quel poco lo voglio passare con lei”
(indica proprio me, in mezzo al gruppo dei parenti al capezzale. Questo desiderio sembra essere importante, si agita nel letto, pare ritrovare un guizzo, mi fa un po’ paura, speriamo che non muoia mentre siamo da sole)
“quanto tempo, quanto ne abbiamo passato insieme, eh? … è stato così bello occuparmi di voi, occuparmi di te, l’unica femmina in un branco di nipoti e figli maschi. Se foste state due, forse oggi non ce lo avrei avuto il coraggio …”
(ora alza la mano e coll’indice punta lo sportello del vecchio armadio. Oddio no, adesso me lo farà aprire e uscirà quel puzzo di naftalina e di sudore vecchio)
“è passato così alla svelta, questo tempo! E io sono stata solo per voi, Dio mi è testimone! Solo voi, ho avuto nella mia vita … oltre al ricordo del povero nonno. Così giovane ... era così giovane!”
(adesso ricomincia con la storia dell’infarto, che lui era a letto e che dormiva, e lei gli ha portato il caffè, e lui non si muoveva. Speriamo si sbrighi)
“… poi c’erano i miei venerdì, quelli delle riunioni per i prodotti della casa … ricordi che la nonna il venerdì era sempre impegnata, vero?”
(annuisco, sì eri sempre impegnata, e hai portato anche a casa qualche soldino, con le riunioni dei prodotti americani, ed eri così brava a vendere che sono pure venuti dall’America per conoscerti … sempre la solita storia)
“lo so che pensi che sia sempre la solita storia … ma le storie sono invece tutte diverse … e io vorrei tanto sapere, prima di andarmene. Vorrei sapere se è vera una certa cosa …”
(cerco di capire ma è impossibile. Credo che le resti poco tempo, povera nonna, sarà meglio che mi spieghi cosa vuole. Sospiro per cercare di incitarla)
“divenni così brava a vendere, che arrivò mister Thompson dall’America. Parlava italiano, sai? E aveva un modo di guardare le persone! Sembrava leggere dentro di loro. Lui capì subito cosa mi piaceva. Appena restammo soli, mi guardò in un certo modo …”
(oddio, le confessioni erotiche in punto di morte, no!)
“fu lui il primo a leccare - Permette, signora? - chiese, prima di gettarsi ai miei piedi e sulle mie scarpe. E io persi la testa. Credevo di essere sola al mondo. Una malattia rara e incurabile, la mia. Mi gettai anch'io sui suoi mocassini … sapevano di pioggia e foglie sconosciute, di liquidi misteriosi che dal piede risalivano verso i fianchi. Li baciai, li lucidai con la lingua, li adorai e li respirai. Fino al piacere.”
(credo di avere il cuore in gola, le prendo la mano, le sorrido,le accarezzo i capelli. Oh, nonnina, non morire ora, non morire!)
“lui fu il primo di una lunghissima serie, e prima di andarsene con il sapore dei miei tacchi sulle labbra mi parlò di ereditarietà. Esistevano studi precisi … gli americani, si sa, sono all’avanguardia in tutto. Questa cosa si trasmette … Soprattutto in discendenza femminile”
(mi indica di nuovo l’armadio. Ho le lacrime agli occhi)
“Dimmi solo se è vero … se sei come me …”
(piango e singhiozzo... Sì, nonna, sì, nonna, sì!)
“ … io ti lascio le mie scarpe, tutte quelle che ho amato. Ti lascio libera di provare il tuo piacere con tutto ciò che vorrai, non sei colpevole, è un fatto ereditario, fai l’amore con scarpe nere o pellerossa, di uomini o donne, con tacco dodici o ballerine. Lecca e godi, nipote mia, che la vita è così breve …”
(Non parla più. E’ morta. La bacio sulla fronte, apro l’armadio, accarezzo fremendo un centinaio di scarpe bellissime e i loro corpi perfetti: la mia eredità.)
R.L.