DomenicaMattinaAndiamoTuttiAlCentroCommerciale.
Lo sentenziò mio padre senza prendere fiato.Il tempo si fermò per tutti, qualcuno ebbe il dubbio di averlo solo immaginato; persino il condirettore con il suo camper, da dentro la TV, sembrò spaesato e ci guardava sotto un cappellino da antologia, con un misto di stupore e ammirazione.Silenzio.La fronte di mio fratello si imperlò di sudore freddo, mia madre strinse con forza i volantini su cui studiava da giorni, la zia Piera abbassò lo sguardo, cosciente del fatto che non eravamo ancora pronti.Io iniziai a fare calcoli probabilistici su quello che sarebbe potuto accadere e tornai con la memoria all’anno precedente quando, al primo tentativo, non arrivammo mai alla meta perché perdemmo lo zio Paolo prima ancora di arrivare all’entrata del parcheggio, fuggì dalla macchina delirando su coltelli miracolosi e recitando versi di media shopping ad alta voce.I volantini entravano in casa accolti da febbrile eccitazione: quelli con i detersivi venivano stipati in bagno, quelli alimentari si muovevano tra la cucina e il salotto, ma quelli degli ipermercati venivano foderati come i libri delle medie, sfogliati con cura e archiviati in libreria.Era arrivato il momento di rendere concrete quelle immagini, avremmo finalmente potuto toccare le promozioni, scoprire l’ampio parcheggio ed essere tra quelli che erano riusciti a sopravvivere.Ma a che prezzo?
“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscuraché la diritta via era smarrita“Il programma era chiaro:- 6:15 AM, appuntamento;- 6:18 AM, appello;- 6:22 AM, distribuzione del kit, contenente: n.1 piastrina con nome cognome e gruppo sanguigno, n.3 telefoni cellulari, n.1 bussola, n.2 razzi di segnalazione;- 6:33 AM, discorso motivazionale: “Oggi ci muoviamo insieme verso un luogo avverso. Alcuni di voi sentiranno il desiderio di mollare, di arrendersi, di lasciarsi andare. Tanti prima di noi hanno tentato e tanti sono ancora vivi, certo qualcuno non parla più, qualcun altro si muove a fatica ma comunque ci sono riusciti e noi non possiamo essere da meno. Siamo una famiglia, ci aiuteremo nel momento del bisogno e ci staremo vicini e, anche se feriti, torneremo a casa insieme.”;- 6:38 AM, applausi e commozione;- 6:44 AM, saluti e abbracci con i condomini del secondo, terzo e settimo piano, da sempre i più sensibili ad atti eroici;- 6:51 AM, muovere in direzione circonvallazione.
“Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!“
I cartelloni ai margini della strada scandiscono un countdown in metri, ma è solo illusione: alla distanza di 3,5 chilometri iniziano gli incolonnamenti.Il parcheggio si estende per almeno tre CAP, le diverse aree hanno dei nomi fantasiosi, ci destreggiamo tra le zone del Gambero lavandaio e la Cozza elettricista senza alcun risultato, i posti sono tutti occupati. Veniamo richiamati da un signore sulla sessantina che legge il giornale su una sdraio proprio nel mezzo di un posteggio.“Serve il posto?”“Sì, ma non vorremmo disturbare”.“Nessun disturbo, certo se mi vuole offrire il caffè.”Paghiamo una cifra che sarebbe bastata per noleggiare il 101 con tanto di autista per tre giorni e lasciamo la macchina in una zona denominata il Totano commercialista.
“Io non so ben ridir com'i' v'intrai,
tant'era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai”
Di fronte a noi un orizzonte luccicante di acciaio e vetro, nella parte bassa diecimila naufraghi gridano, si dimenano, si aggrediscono, nell’attesa dell’apertura. Una voce al megafono scandisce slogan, promozioni e oroscopi alternati a intro della più brutta musica italiana degli ultimi settantacinque anni.A dieci secondi dall’apertura parte il conto alla rovescia, gridiamo tutti con facce soddisfatte, solo quella di mio padre rimane tesa.Lui sa cosa ci aspetta.Lui ha già vissuto tutto questo.
Veniamo travolti.Tenevo per mano la zia Piera, stringevo forte, ma nonostante tutto viene trascinata via. La vedo scomparire dietro le vetrine di un negozio di intimo aggressivo. Qualche minuto dopo ritrovo mia madre: stringe tra le dita i volantini e continua a ripetere “solo per oggi 6.99, solo per oggi 6.99, solo per oggi…”.Mi sento poggiare una mano sulla spalla. E’ mio padre.“Vai, a lei ci penso io, ci incontriamo tra trenta minuti all’Ipercup”.La filodiffusione propina Benvenuti in paradiso di Venditti.
Non è semplice arrivare sino all’ingresso dell’Ipercup, il tragitto è tempestato di prove.La prima si chiama Claudia, sorride colpita e mi chiama per nome. In sette minuti quasi mi convince a comprare un SUV da 39.990 euro.La seconda prova è Selene. Seria, timida anche lei mi chiama per nome. Dopo nove minuti ho in tasca tre sigarette elettriche, anche se sino a quel momento non ho mai fumato.Le prove si susseguono: Gemma vuole che faccia un’assicurazione, Corinna che mi iscriva a un master in cromoterapia veterinaria, Carla mi mette in braccio un bambino coreano di 3 anni e mi dice che ne ha disponibili in più colori. Tutte mi chiamano per nome.Arrivo all’Ipercup dopo novantasette minuti. Mio fratello guarda ipnotizzato la lampadina sulla punta della mia sigaretta che si accende e si spegne, mia madre sembra imbottita di Prozac, la zia Piera porta lingerie in vista sopra il maglione, mio padre studia le istruzioni di un accendino con riconoscitore vocale.La filodiffusione ci accompagna con Se bastasse una canzone di Eros Ramazzotti.
Entriamo nell’antro della belva.
"Per me si va nella città dolente,
Per me si va ne l’etterno dolore,
Per me si va tra la perduta gente.”
All’ingresso ci sono i box delle offerte, roba di scarsissima qualità assolutamente inutile ma a prezzi imbattibili.Eravamo lì per questo e lo sapevamo.La malattia ci aveva presi tutti, anime dannate, che guardavano, toccavano, annusavano.Acquistiamo ogni sorta di cosa:- 1 set di punte di trapano con il logo di Hello Kitty;- 3 cappellini con ventilatore e pannellino solare;- 5 paia di pantofole batuffolose con lampadina in punta per passeggiate notturne;- 2 confezioni di merendine al sapore di lampone e rosmarino;- 4 coltelli da cucina con bussola nel manico;- 3 portatovaglioli della serie Marta Martotto consistenti in una pietra da poggiare sopra i tovaglioli;- 4 profumatori per ambiente con fragranze di uva coreana, mandarini indiani, pera malese e cedro mongolo;- 23 portacandele raffiguranti i giocatori della nazionale del ’98 compresi i panchinari e Maldini allenatore;- 1 bancale di candele profumate del peso complessivo 213 kg.
I corridoi sono divisi per temi: una Benedetta Parodi di cartone alta 2 metri introduce alla parte culturale dell’ipermercato; olezzo di cipolle rancide alla zona etnica; televisori ad altissima definizione di dimensioni titaniche con la faccia del direttore del TG1 alla parte Hi-Fi.I commessi si mimetizzano, nascondono i loro gilet marchiati come ricercati, e quando qualcuno malauguratamente rivela la sua identità viene assalito con violenza: vidi, mio malgrado, l’amputazione di un orecchio a causa di un errore sulle promozioni in volantino.
Ci dirigiamo alle casse e poi verso l’uscita. La zia Piera si ferma alla zona trucchi con una promoter e, quando ci raggiunge, somiglia a Platinette; mia madre tiene stretta una scopa elettrica di nome “Ciccio”; mio fratello ha un telecomando in mano di un elicottero invisibile e cerca invano di rintracciarlo; mio padre durante la coda per pagare riesce ad assemblare un prototipo funzionante di Harley, mentre io inizio ad aprire i confini della mia mente dopo avere assaggiato tutta la frutta proveniente dal centro Vietnam.La filodiffusione ci condanna ad ascoltare In te di Nek.
Alle ore 10:34 PM rintracciamo la macchina al Totano commercialista. Di fronte una signora anziana ci aspetta.“Finalmente, ma quanto ci avete messo?”“Scusi signora, ma lei chi è?”“Sono nonna Tina, vi aspetto da due ore.”“Ma forse si sbaglia, signora, veda che…”“Non perdiamo tempo che sono stanca, apri questa macchina”.
Sono sette mesi adesso che nonna Tina vive con noi, ci siamo anche affezionati, ma se qualcuno dovesse essere interessato a riaverla indietro, la mettiamo in offerta a 19.99 euro per i prossimi 20 giorni.
Alessio Colli