Magazine Diario personale
Graziella Gra Gra è mia amica da tempo, la chiamo così perché balbetta. Le ragazze che balbettano mi fanno più dispiacere dei ragazzi. Non che io ne faccia una questione di pietà, il mio è proprio dispiacere, sento lo sforzo del mio diaframma che vorrebbe spingere in vece loro le parole che non riescono ad uscire. Vorrei che cantassero sempre, che fosse loro concesso di farlo ovunque e in ogni tempo senza doverli guardare con sospetto, se cantano non balbettano mai. Graziella Gra Gra ha gli occhi blu come il cielo, è bionda e con due cosce così, per questo quando apriva bocca tutti mettevano sempre in dubbio la sua intelligenza, forse la cosa le sarebbe stata anche bene se non avesse odiato da sempre il binomio donna bella/cervello vacante, mi diceva: “come faccio io a sottrarmi dal giudizio che parte automatico, se mi ci vuole un quarto d’ora anche per dire vaff…, e poi, insultare qualcuno a monosillabi ti espone ancor di più al ridicolo, da domani fingerò di essere muta, è meglio.” Così da un giorno all’altro ha deciso di perdere l’uso della parola, da qualche anno ha aggiunto al suo bagaglio di diversità un altro elemento: si è data per sorda. Si è iscritta ad una scuola per sordomuti e ha imparato velocemente il linguaggio dei segni. Graziella Gra Gra è molto intelligente, impara in fretta. Mi dice che a scuola è la più ammirata, è una gran bella gnocca del resto, e come sordomuta è disinvolta, simpatica, sempre pronta alla risata, non è mai depressa, anche perché sente e canta se vuole, la sua è una scelta di vita. Un professore si è preso una sbandata bella grossa, si sbraccia coi segni, ammicca, la invita ad uscire un giorno sì e l’altro pure.
Graziella Gra Gra declina ma lo tiene sulla corda. Naturalmente anche io ho dovuto imparare il linguaggio dei segni perché Graziella Gra Gra è un’integralista e da quando ha deciso di essere muta, muta sta. E’ talmente brava nel farlo che una settimana fa è riuscita a vincere un concorsone grazie alla percentuale riservata ai concorrenti con disabilità. Lei non l’aveva mica dichiarato di essere disabile. Ma nel momento in cui si è presentata a sostenere gli orali e i commissari hanno dovuto di gran carriera trovare un traduttore per i suoi segni, hanno insistito perché si tenesse conto del suo handicap e hanno interpretato la sua omissione come un atto di estremo orgoglio. Io sono precaria da dieci anni, da ieri però ho un’orrenda congiuntivite.
Grilletto salterino
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