Tema preferenze: quando nel Pd erano tutti contrari

Creato il 27 gennaio 2014 da Molipier @pier78

Scritto da: Ivan Lagrosa 27 gennaio 2014 in Attualità, News, Politica Inserisci un commento

“Le cronache di questi giorni ci consegnano un quadro così drammatico del livello di corruzione legato al sistema di scelta della rappresentanza da prefigurare una nuova questione morale italiana, diffusa, gravissima, direi tragica. Questa è la ragione essenziale per la quale noi crediamo che il sistema delle preferenze non debba in nessun modo essere reintrodotto nel modello di legge elettorale”.

“Siamo assolutamente contrari alle preferenze che aumentano enormemente i costi della politica e premiano quelli che hanno maggiori clientele, non quelli che sono più capaci”

“Temiamo che le preferenze possano essere di nuovo un luogo di discredito del rapporto tra cittadini e politica”

Di chi sono queste affermazioni? Di qualche renziano doc? Di qualche pasdaran berlusconiano? Niente affatto. Queste affermazioni, come mostra un video del deputato Giacchetti, sono di coloro che oggi, dall’interno del Pd, criticano la proposta di riforma elettorale portata avanti da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.

Stiamo parlando, seguendo l’ordine delle dichiarazioni sopra citate, di Anna Finocchiaro, di Luciano Violante e di Pierluigi Bersani.

Il giochino di riprendere dichiarazioni del passato per mostrare la poca stabilità mentale di alcune persone è ovviamente molto pericoloso: cambiano le situazioni, cambiano i protagonisti ed è giusto che cambino di conseguenza anche le idee. Il tema delle preferenze è, però, un tema talmente specifico e univoco che non lascia spazio a diverse interpretazioni: o si è favorevoli o si è contrari. Non sì può cambiare così radicalmente idea a distanza di pochi anni e pretendere di non essere accusati di portare avanti una protesta strumentale.

Ora però, riportando alla luce dichiarazioni del passato, non può sfuggire che quando Matteo Renzi parlava di legge elettorale, era lui stesso a sostenere che questa avrebbe dovuto avere tre caratteristiche fondamentali: difendere il bipolarismo, far sapere subito il vincitore senza lasciare spazio a governi di coalizione e ridare ai cittadini la possibilità di scegliere chi mandare in Parlamento.

Su quest’ultimo punto l’Italicum presenta un grosso deficit: le liste corte con i nomi dei candidati accanto al simbolo sono sicuramente meglio delle liste infinite con nomi sconosciuti previste dal Porcellum, ma non sono la soluzione.

Molto interessante, a questo proposito, è la terza via per la riforma illustrata da Sebastiano Messina su Repubblica: non un sistema uninominale maggioritario che non tutelerebbe le minoranze, ma un sistema uninominale proporzionale.

In pratica, in ogni collegio il partito si presenta con un solo candidato, scelto dalla segreteria. Poi, dopo il voto, si assegnano i seggi ai vari partiti in modo proporzionale e di conseguenza su scala nazionale (ovviamente rimane il premio di maggioranza). Una volta che quindi i partiti sanno quanti seggi hanno ottenuto, assegnano quei seggi ai candidati che hanno ottenuto più voti. Se un partito, per esempio, ottiene 30 seggi, si va a vedere quali sono i trenta collegi in cui il partito ha ottenuto il miglior risultato (su scala nazionale) e si manderanno in parlamento i 30 candidati di quei collegi. In pratica non vengono eletti i candidati che hanno ottenuto più voti in assoluto in quel collegio ma i candidati che hanno ottenuto più voti in relazione al proprio partito. Può quindi accadere che tutti i candidati di un collegio, ognuno di un partito diverso, vengano eletti. Come può accadere il contrario.

È pacifico che in questo modo vengono avvantaggiati i candidati che si presentano in collegi in cui il partito è fortemente radicato: un candidato della Lega Nord in un collegio campano avrà ben poca possibilità di entrare in Parlamento.

Un sistema elettorale perfetto però non può esistere, non per demagogia ma perché o si tutelano le minoranza o si tutela la governabilità. Puntiamo quindi ad un compromesso che possa essere il meno peggio possibile.

legge elettorale matteo renzi PD Preferenze 2014-01-27

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