La notizia aveva fatto presto il giro della città! Quegli uomini si stavano complimentando con me, e in un modo che non avevo mai sperimentato prima! «Credono che il figlio sia mio»...Tutti quei sorrisi, quei complimenti, quelle strette di mano finirono per lusingarmi. Per la prima volta, e alla mia ormai veneranda età, mi stavano dando dell'uomo. Mi piacque quella sensazione. Cominciai a rispondere a ciascuno. A stringere mani, a ricambiare i sorrisi e gli auguri. Alla fine la rabbia si spense. «Credono che il figlio sia mio... Questa è la cosa più importante». Provai a stare il più dritto possibile con la schiena, sforzandomi di non trascinare troppo il bastone sulla sabbia. Tornai a casa sollevato. Oserei dire soddisfatto. Facemmo un patto, quella stessa sera, io e Maria. Le dissi solo che non avrei più voluto sentir parlare della visita di alcun Angelo. Quel figlio era mio. Avrebbe fatto il mio stesso mestiere e un giorno si sarebbe guadagnato, lui sì onestamente, lo sguardo riconoscente per qualche lavoro di falegnameria fatto a regola d'arte! E ci misi una croce sopra.
Gianluca Meis