Magazine Diario personale

Tema: Seconda fila

Da Svolgimento @svolgimento
Sez. Secondo posto
Svolgimento
Tema: Seconda fila«Ah eccola, finalmente, è un’ora che suono! Ma poi che fa, non ci sente?»«Salve, mi scusi…»«Ma che mi scusi e mi scusi! Questo modo è?! Lo sapevo che era una femmina...»Ecco, a questo punto diventa più forte di me. E parte il pilota automatico. Gli occhi si dilatano e la pelle del viso si distende. Un sorriso angelico mi aleggia in volto come un volo di api a primavera e l’Innocenza con la I maiuscola, l’idea iperuranica di Innocenza, rimodella completamente le mie movenze e il tono della mia voce. Grazia e pacatezza.  Lentezza e  leggerezza.   Sono una femmina!Gli sorrido.«Si calmi, la prego. Le ho chiesto scusa, mi pare. Se urla così le verrà un’ulcera entro Natale…». Il violino di Uto Ughi è uno stridere di miagolii tra i bidoni della spazzatura in confronto alla mia voce.Un flauto nell’ovatta. No, di più: il sax di John Coltrane.Lo sportello aperto, resto ferma in una posa plastica, non più fuori e non ancora dentro la mia macchina.Gli sorrido, ancora, come se mi avesse appena offerto dei fiori. Elogio della lentezza, fra Kundera e Valery.«Lei è una maleducata! Lei è una vandala! È a causa di persone come a lei che l’Italia se ne sta andando allo sfascio!»Annaspa, snervato. Si è acceso in volto, e si sta guardando velocemente intorno in cerca di manforte, di una condivisa indignazione negli occhi dei passanti. Ma è ora di pranzo e non se lo fila nessuno: forse anche per questo improvvisamente ha una specie di scatto nella persona, inequivocabile.
È il momento. Come un felino scivolo nell’abitacolo e metto in moto, sempre con il mio sorriso balordo stampato in faccia. E anche per questa volta non mi hanno menato.
Lo so, poveraccio, aveva ragione. Lo so: se avesse avuto un’emergenza. Però.Però un pochino mi ci diverto, con questo giochino.  Fino a quando non me le busco davvero. Dipende, una volta così ho conosciuto un tipo, per un po’ siamo usciti insieme.E a dirla tutta, veramente, il posto c’era quando sono arrivata davanti all’Oviesse, un posto obliquo, comodo comodo, solo che se io mi posteggio per benino poi arriva sempre lo stronzo che mi si posteggia dietro e allora per comprare un paio di calze, invece di dieci minuti, ci devo mettere mezz’ora: suona, guardati intorno, lo sguardo commiserevole della gente, lo sguardo infastidito della gente, suona lo stesso, suona ancora, entra al bar, no forse al supermercato, suona, suona… insomma io vado di corsa, ho sempre i minuti contati.Vuoi mettere la libertà della seconda fila? 

Patrizia Sardisco



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