Tema: Un Presepe

Da Svolgimento @svolgimento
SvolgimentoRicordi in bianco e nero. Sigle e statuine di un presepe-carillon con tanta stagnola luccicante. Mi frulla in testa una roulette. Ogni tanto rallenta e se mi concentro, riesco a sentire i commenti scontati e rassicuranti del presentatore di turno. E ora ecco a voi. . . Mister Volare col suo Blu dipinto di blu! Guardo intensamente. Attendo l’uomo volante. Dalla porticina in fondo alla televisione, compare un omino piccolo piccolo che si avvicina gesticolando e saltellando. Sembra un insetto dentro un bicchiere o un pesce in un acquario. A un certo punto lo vedo uscire dal video con le braccia protese in un abbraccio a tutta la famiglia. Mamma è in delirio. Nonna bofonchia che è molto meglio quello piccoletto e antipatico che canta Granada. Le arriva una gomitata che le fa quasi sputare la dentiera. Poi parte un do potentissimo. La mia nonnina si accascia dolorante sopra il grumo di plaid dove dorme Fufi. Per un nano-secondo, un miagolio di pelo e vibrisse schizza via modello dentifricio e sembra schiantarsi sulla TV! Poi vola letteralmente in aria facendo rotolare via il plaid che gli è rimasto impigliato agli artigli. Nel parapiglia, nonna è finita per terra. Gesù Maria.Mamma esce di corsa dal bagno e si appiccica al video. Da dietro sembra Lucia Mondella (quella del Trio) con tutti i bigodini colorati che si illuminano. Ma senti che voce! E che bell’uomo! D’un tratto, anche le tende ingrigite e sfilacciate si accendono di un azzurro luminoso e pieno tipo il mantello della Madonnina di Lourdes con l’acqua benedetta che sta sul comò in corridoio. Beh, proprio benedetta non è più perché se l’è bevuta il mio cagnolino quando lo volevo curare che non stava bene. Pace all’anima sua. L’importante è che non lo sappia nonna, altrimenti mi scomunica. 
Ora la giostra ricomincia a girare. Ci è salito sopra uno piccoletto con gli occhi sbarrati che fa strani balletti. Si chiama Don Lurio. Sarà il parroco del presepe- carillon, penso io. Nessuno capisce mai quello che dice. Quando c’è lui tutti ridono e si divertono. Magari venisse anche al mio paese. Allora sì che la chiesa si riempirebbe. Ma mi sa che Don Lurio frequenta altre parrocchie. Ho sentito la vicina che lo sussurrava a mia madre con la mano sulla bocca.Finito il balletto con le Lole Falane di turno, la roulette riprende a roteare. Dopo due giri di convenevoli per salutare questo e quello, il presentatore torna al centro della pedana e, tutto compiaciuto, annuncia la prossima cantante: E ora ecco a voi . . . Marcella Bella! Voilà, les jeux sont faits! Ogni volta lo stesso aggettivo e la stessa ritualità. Tamponandosi la fronte con un fazzoletto, il presentatore, infatti, pronuncia sempre immancabilmente le stesse parole: è proprio un gran peccato che voi telespettatori non possiamo vedere il colore dei suoi magnifici occhi! Lei abbassa lo sguardo, fa la ritrosa e si schernisce timida. Ma tu guarda che modestina! dice mia zia.  Ora le luci svaniscono. Nell’ombra si sta per riprodurre un miracolo. Come a Napoli con San Gennaro, anche qui un corpo solido, diciamo pure uno stoccafisso, si sta per sciogliere in un gorgheggio degno di un usignolo. Un fenomeno davvero unico. Mio padre, da ore e ore catatonico sul divano, all’improvviso esce dal suo torpore, smette magicamente di scaccolarsi e, per due minuti due, diventa quasi intonato. Silenzio: il microfono gracchia. Suspense. Ora parte. Mi verrebbe da scappare in camera dalla vergogna quando lo sento canticchiare come un pirla di certe ‘’montagne verdi ‘’e di un “coniglio dal muso nero”. Questa canzone ormai mi esce dalle orecchie. All’oratorio c’è anche nel jukebox e le suore la mettono in continuazione. E mentre cantano a squarciagola, ci mostrano senza pudore tutti i loro molari marci appestandoci con un alito da topo morto. Conosco bimbi che non si son più ripresi.Vista la mia agitazione, i “grandi” mi hanno messa per terra con tanti fogli bianchi sul tappeto. Su piccina, disegna il coniglietto che ti piace tanto e le montagne alte alte! Un nervoso! Meno male che c’è Fufi con me. Marcella non la sopporto. Mi sembra la mia Maestra che mi suggerisce quali pennarelli usare per i miei disegni. Le montagne però io continuo a farle marroni e bianche, al massimo rosa, come le scarpine della Barbie. Alzo lo sguardo imbronciata: ma quando finisce sta pizza? Ondeggia la capoccia afro di Marcella che alla fine della canzone raccoglie tutti i coniglietti sotto la sua tunica da figlia dei fiori, modello Hair. Poi scalciando arriva una scalmanata con le lentiggini che si dimena come un’ossessa e ti fa venire il saltarello solo a guardarla. Mi fa venire il vomito con la sua pappa al pomodoro. Bleah. Vorrei vedere lei alle prese con Suor Paolina quando te la caccia in gola con l’imbuto. Alla fine, giusto prima della pubblicità, tocca sempre allo sfigato di turno. Questa volta è Gino Paoli, l’“uomo morto” come la chiama mio padre; e il suo grigiore malinconico è perfetto per il pettegolume sulle prime canzoni, tanto lui ‘chances’ di vittoria non ne ha proprio, dice stizzita la vicina che ogni sabato si piazza a vedere la tv da noi. Si pronuncia ‘shons’, le fa notare nonna che ha lavorato a servizio da una certa contessa Pon Pon de la Poule. Insomma quando partono le ciance sulle ‘shons’, vuol dire che dello sfigato non gliene frega proprio più nulla a nessuno. Al massimo parlano del suo tentato suicidio e di quella scheggia di pallottola che c’ha ancora conficcata nel cuore. D’altronde, uno che canta di un soffitto viola se le va anche a cercare, dice nonna. Non capisco, ma tanto non m’importa un fico secco di Paoli e sono troppo contenta che adesso c’è la pubblicità che così mi gusto Calimero. Lui non ha bisogno di presentazioni. Anche se ci fosse la televisione a colori quel povero piccoletto sarebbe condannato a ripetere sempre la stessa solfa. Mi fa proprio una gran tenerezza. Ho deciso: il prossimo anno lo metto nel Presepe al posto di Gesù Bambino.

Bea Ary


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