Mentre stende il rossetto sulle labbra, guardandosi nel luminoso specchio del suo bagno, Maricetta si chiede ancora come possano essere riuscite, le sue colleghe, in una impresa che con lei ha quasi del miracoloso: farla uscire dall’ isolamento nel quale sempre più spesso, ultimamente, ama rifugiarsi. Nel lavoro professionista ineccepibile e inappuntabile, al di fuori, la nostra eroina non è mai stata donna particolarmente incline agli svaghi, ma negli ultimi tempi, la sua natura tendenzialmente solitaria e riservata, ha assunto i pericolosi contorni della scontrosità e del rifiuto pressoché totale dei contatti umani. Soprattutto se i contatti in questione hanno sembianze maschili. Non a caso, Maricetta è una single per vocazione, anche se qualcuno (ovviamente sposato e chiaramente invidioso) preferisce definirla “zitella”. Soltanto ad un uomo è concesso di entrare nel suo ordinato gineceo: al suo Luca, il figlio adorato, frutto di un matrimonio manco a dirlo naufragato, che con la sua bravura e la sua diligenza, compensa ampiamente i piccoli strappi alla quiete che le procura, saltuariamente, con la sua giovanile irruenza. Come quando le scaraventa in casa un piccolo drappello di amici che le svuotano la dispensa solo per “fare lo spuntino di mezzanotte”. Ma se certo è facile giustificare con l’amore materno certe condiscendenze di Maricetta nei confronti del suo “bambino”, soltanto, invece, con l’approssimarsi dei 50 anni e il rincoglionimento che ne consegue, può spiegarsi il successo ottenuto dalle sue colleghe nell'avere concretizzato un pensiero che la mente di Maricetta non aveva mai nemmeno formulato: assistere ad UNO SPOGLIARELLO MASCHILE L’8 MARZO! In pratica festeggiare con badilate di insulsa volgarità, l'insulsa inutilità di una pseudo festa. Infatti, mentre si imbelletta per l'evento, per una frazione di secondo la mente di Maricetta torna a questo agghiacciante pensiero, con il risultato di farle provare l'impulso di alzare il telefono per porre fine a questo scempio. Sfortunatamente al suono stridulo del citofono il suo “sano”proposito svanisce come una nuvoletta di fumo.
Giunta con la sua amica davanti al locale, Maricetta si stupisce nel constatare quanto sia lunga e serpentina la fila di donne in paziente attesa. Le mancherebbe soltanto incontrare qualcuna che conosce per polverizzarsi all'istante per la vergogna. Ma tant'è... Così scende le scale scure e strette che introducono alla sala, scura e stretta anche questa come una caverna, guardandosi attorno con l'espressione afflitta di una che si appresta a sedersi su uno strumento di tortura piuttosto che su una comoda poltroncina. L'atmosfera nel locale già abbastanza surriscaldata, diventa rovente nell'esatto momento in cui fanno la loro comparsa sul palco quattro portatori sani di testosterone, abbigliati (ancora per poco) con tanto di smoking e cappello, e con il volto seminascosto da una mascherina da banda Bassotti. Il loro ingresso è ovviamente accompagnato da un urlo collettivo roboante al punto da far tremare il pavimento, anche se sgraziato come il grido di una gigantesca cornacchia. Portandosi istintivamente le mani alle orecchie, ferite dai potentissimi acuti della sue simili, per un attimo Maricetta pensa al suo Luca, tutto libri e sport, e ringrazia il cielo per avere un figlio così diverso da questi bellimbusti che dimenano il bacino davanti a un pugno di vecchie galline. Poi, piano piano, lo spettacolo, iniziato come un innocuo balletto, nel quale, peraltro, i quattro ragazzotti si muovono con discreta maestria, dimostrando un certo talento, entra per così dire, nel vivo. E così, i baldi giovani lasciano cadere uno ad uno, gli abiti che indossano, cominciando dal cappello e passando poi alla giacca dello smoking, sotto la quale in verità non indossano la camicia ma soltanto lo sparato della stessa sormontato dal farfallino. Ovviamente ad ogni singolo indumento che scivola sui loro muscoli guizzanti, aumentano contemporaneamente gli schiamazzi e gli incitamenti delle scatenate presenti, ma anche l'imbarazzo di Maricetta, impegnatissima ad appiattirsi sulla sedia, nel tentativo disperato di confondersi con essa. Nel frattempo i quattro aitanti ragazzi, ben attenti a mantenere sulla faccia un sorriso tanto rigido da sembrare dipinto, dopo aver svuotato i perizoma maculati dei soldini infilati da donne deliranti e infoiate, preparano il gran finale. Ignari della tragedia che sta per consumarsi...Schierandosi l'uno accanto all'altro, si girano offrendo alla muliebre platea la visione del lato posteriore dei loro corpi depilati come patate sbucciate e con movimenti veloci, ma non per questo meno sensuali, strappano via letteralmente le ultime esigue striscioline di stoffa che ancora li coprono: i perizoma e le mascherine. Ma nel momento in cui si rigirano, per mostrare integralmente agli occhi lussuruosi delle signore la “merce” che hanno pagato, e neanche poco, si sente in sala un grido straziante da animale ferito, talmente alto da sovrastare persino la musica che incalza come una marcia trionfale. Una moltitudine di teste si gira contemporaneamente in direzione della fonte di simile ruggito, ma nemmeno i nerboruti buttafuori, né gli attoniti ballerini, fanno in tempo a fermare quella Erinni scatenata che si lancia sul palco per coprire con il proprio cappotto le pudenda di uno dei quattro giovincelli.E pensare che la brava Maricetta, madre attenta e premurosa, si era perfino preoccupata che il suo “bambino” , negli ultimi tempi, si affaticasse fin troppo. Tutte le sere da Marco, ma proprio tutte le sere, a studiare fino a tardi, sembrava un tantino esagerato anche a lei.
Antonella Renda