Tempi Brasil /8: Atteso

Creato il 30 settembre 2012 da Ilpescatorediperle

Ora che anche l'ultima amica del gruppo brasiliano che fu è partita - e chissà quando quel gruppo si riformerà. Ora che sono passati quasi due mesi dal ritorno. Ora che da allora è la prima giornata tranquilla che ho. Ora al Brasile ci posso ripensare, e chiudere così i post che ho scritto allora. Ora, se devo cercare un'ultima parola, un'ottava parola dopo: vasto variopinto imponderabile ripido dorato pianificato e turistico. Ora direi che quella parola è: atteso.
È l'aggettivo dell'inizio. Quando arrivi devi affrontare il tempo senza certezze, smettela di chiedere a che ora e quando.
È l'aggettivo del viaggio. Il Brasile ha molte facce, volevo dire molte attese.
A S.Paolo l'attesa è il traffico infinito, i tentacoli imprecisi di una città che non dorme, gli elicotteri dei ricchi che non possono attendere, l'inatteso che capita ad ogni angolo di strada.
A Rio l'attesa è l'indolenza, i lavori infiniti dei mondiali e delle olimpiadi, la vastità di Guanabara, il ripido di Cosmo Velho, la fila per trovare un posto nei bar.
Nel Nordest è il ritmo naturale dei villaggi, l'illimitato ripetersi di casupole a mattoni strada piana infinita casupole e così via. È la lontananza oltreoceano.
Nel disperato Sertão è la sconfinata siccità, sono i villaggi fantasma e gli scheletri di animali sulla strada. E chi rimane ti pare attendere solo la morte.
Nel Nord attesa è la pioggia del pomeriggio, che allevia la calura atroce, l'umidità insostenibile delle mattine. Sono le amache appese sull'acqua, nelle barche che solcano l'Amazonas. Sono gli avvoltoi che girano per Belém come colombi. L'attesa sono i mercati dall'odore acre dove ti propongono tapioca erbe della foresta e supposti rimedi ad ogni male.
"Atteso" è l'aggettivo del ritorno. Ti fa pensare che laggiù quella vastità possibile ancora (ti) attende.

da TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com

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