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Tempi di cottura

Da Andrea Venturotti

Ore 4.30.
Una mattina come tante di un lunedì come tanti.
Mentre la maggior parte delle persone sta ancora dormendo, suona la sveglia di Anna Maria: una ragazza di quasi vent’anni che tutte le mattine si sveglia alla solita ora per andare a lavorare nel panificio del padre. Nessuno l’aveva obbligata a scegliere quel tipo di lavoro, anzi tutti quanti la spingevano a fare ben altro, come continuare a studiare o trovare un impiego in ufficio che le garantisse uno stipendio sicuro. Aveva tutte le carte in regola per farlo, soprattutto il fatto che fosse uscita da ragioneria col voto finale di 95/100. Ma si vede che era qualcosa di famiglia poiché anche il fratello maggiore Giovanni, uscito dalla solita scuola della sorella ma col voto finale di 97/100, si era ritrovato nel panificio del padre già da diversi anni.
Era un panificio come tanti altri presenti nel quartiere, ma per la famiglia Lanzarotti era una tradizione che si tramandava di generazione in generazione, da padre a figlio. La loro era una vera passione. Nonostante che tutte le mattine, escluse le domeniche ed i festivi, si alzassero presto, preparavano il pane mettendoci tutto l’amore possibile. Era uno dei migliori panifici nella zona e la soddisfazione dei Lanzarotti era quella di vedere i loro clienti abituali che, quotidianamente, chiedevano sempre le stesse cose. E ogni volta lo facevano col sorriso e, con lo stesso sorriso, venivano serviti. Era questo che rendeva speciale il Panificio Lanzarotti: la semplicità.
Sergio, il padre, impasta e sforna il pane da più di trentacinque anni ma da una decina lo aveva insegnato anche al figlio Giovanni. Questo aveva alleggerito un po’ del suo lavoro producendo più pane in meno tempo, consentendo a Sergio di fare anche consegne a domicilio per quei clienti di una vita: perlopiù erano anziani che avevano difficoltà a muoversi e, ogni tanto, anche qualche consegna extra che incontrava lungo il suo percorso abituale.
Anna Maria, invece, inizialmente si occupava, insieme alla madre, di mantenere l’ordine e la pulizia all’interno della bottega. Aveva cominciato subito dopo finiti gli esami lavorando a giorni alternati, una mattina sì e una no senza obblighi di orario. Col passare del tempo, però, voleva fare qualcosa di più all’interno del panificio: voleva sporcarsi le mani proprio come suo padre e suo fratello. Così dopo una paio di mesi fu accontentata e si mise all’opera sfornando crostate di frutta che venivano esposte sul bancone insieme al pane e alla pizza. In un primo momento proponeva degli assaggi ai clienti mentre scambiavano due chiacchiere in attesa del loro turno. L’idea funzionò molto da subito, al punto che tutte le mattine riceveva ordini per teglie di crostate la maggior parte delle volte servivano per compleanni, feste, cerimonie e quant’altro.

Se il suo lavoro procedeva senza alcun tipo di difficoltà, non si poteva dire lo stesso per le sue storie d’amore. Era una continua delusione, rotture dopo rotture. Strappi su strappi, una sofferenza dopo l’altra eppure non ha mai perso la speranza. Un po’ come fanno i bambini appena nati che, pur non vedendoci, cerano la loro madre e sanno che è lì, sempre presente, pronta a donare il suo amore, le cure e le attenzioni necessarie. Anna Maria faceva proprio questo: non trovava il vero amore, ma sapeva bene che c’era. Attendeva solo il momento giusto in cui avrebbe aperto gli occhi di fronte ad esso. Era una dote che la distingueva dal resto delle ragazze della sua età. Era ammirata da tutti per questa sua caratteristica: cadeva dieci volte e undici si rialzava. Non si dava mai per vinta. Era convinta, per qualche strano motivo sconosciuto, che ogni essere umano ha la sua anima gemella, prestabilita dal destino. Perché tutto ciò che accade è deciso da lui. Aveva una teoria tutta sua sull’amore. Puoi incontrare tutte le persone che vuoi credendo che sia quella giusta, ma in realtà sarà solo lo specchio del tuo riflesso. Troverai il vero amore solo quando, nell’altra persona, vedrai tutto ciò che non ti somiglia.”
Oltre che essere ammirata per il suo carattere forte, aveva molte attenzioni anche per la sua bellezza: era dannatamente bella. Una bellezza pulita. Senza trucchi, senza oggetti. Senza nulla di troppo. Era bella così com’era. E lo sapeva. Eccome se lo sapeva. Ciò la rendeva ancora più affascinante. La consapevolezza di sapere quel che si è senza che ciò ti modifichi. Senza che ciò ti cambi. Questa era un’altra caratteristica che la distingueva dalle altre ragazze. Le altre se venivano ammirate per la loro bellezza, perdevano il loro carattere. Lei no. Riusciva a mantenere carattere e bellezza allo stesso tempo. Forse era anche questo a spaventarla in amore. Aveva paura che la sua bellezza avrebbe prevalso sul suo carattere, spingendo i ragazzi a volerla solo per l’estetica. Ma lei era una donna anche dentro. Forse anche di più. E, come donna, aveva bisogna di un uomo. Un vero uomo.

Trovare il vero amore, in fondo, è un po’ come impastare ed infornare: devi saperti regolare con le dosi e attendere i giusti tempi di cottura.

Tempi di cottura


Terzo racconto presente nella raccolta Lifestories. Come già spiegato nei precedenti racconti, in questa raccolta parlo di storie di cui ho sentito parlare, altre che ho visto e altre ancora vissute in prima persona. In questo racconto ho deciso di raccontare di una ragazza della mia città che lavora nel panificio di famiglia. Ho scelto di raccontare la sua storia perché, conoscendola di persona, so quanto valga come ragazza. E’ una storia semplice, di una ragazza semplice. Ma, spesso, dietro la semplicità c’è molto di più. Cose che non tutti riescono a vedere perché non vogliono o perché non possono. Quindi ho il piacere di condividere questa storia con chiunque la voglia leggere. Spero che vi piaccia. Se volete potete lasciare un commento qui sotto con la vostra opinione o addirittura con storie da segnalarmi per trasformarle in racconti.

Ovviamente, tengo a precisare, tutti i nomi presenti in questo racconto sono puramente inventati e casuali.

A presto,
tra una riga e l’altra.

Rif


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