Bisogna riconoscerlo: nella gara all’interno del mondo cattolico per contrastare il disegno di legge contro l’omofobia una posizione da leader la occupa Tempi, l’organo di informazione vicino al movimento ecclesiale di Comunione e liberazione.
L’11 settembre Emanuele Boffi ritorna sulla vicenda che ha visto protagonista Giancarlo Cerrelli, vicepresidente dell’Unione dei Giuristi Cattolici per titolare “Le associazioni Lgbt vogliono mettere il bavaglio a chi non la pensa come loro sulla legge anti omofobia”. Quale la “grave colpa” delle associazioni Lgbt? Lo spiega bene Emanuele Boffi: «Alcune associazioni lgbt hanno incontrato il presidente della commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico (M5S), chiedendogli di presentare un’interrogazione che faccia “piena luce” su quanto accaduto durante la puntata del 20 agosto di Uno Mattina (RaiUno)». Insomma chiedere spiegazioni in Parlamento – ossia nel luogo simbolo della democrazia e del pluralismo – significherebbe “mettere il bavaglio” ed infatti sono molto chiare le idee di Emanuele Boffi: «Tutta questa vicenda non fa altro che confermare quanto andiamo scrivendo da tempo. E cioè che la legge sull’omofobia non mira a tutelare le persone omosessuali che vengono discriminate per le loro preferenze sessuali (lo ripeteremo di nuovo a rischio di apparire zelanti: se discriminazione c’è, essa va punita con gli strumenti di legge già esistenti), no, la norma Scalfarotto-Leone mira a mettere il bavaglio a persone come Cerrelli. Questo episodio ne è l’ennesima conferma». Resta da domandarsi se Boffi parlerebbe di “bavaglio” a proposito delle innumerevoli posizioni (il più delle volte con esposti ai tribunali) dell’assocazione Genitori Cattolici contro programmi come Le amiche del cuore, Basic Instinct, Darkman, Full Metal Jacket, Body of evidence, L’Amante, Luna di fiele, Io ballo da sola, Trono di spade.
Non poteva mancare il giorno dopo l’appello di Alleanza cattolica secondo cui la legge contro l’omofobia: «rischia di silenziare e intimidire (…) coloro che affermano – con il Magistero e con il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 2358) – che l’inclinazione omosessuale “è oggettivamente disordinata” e “costituisce per loro [le persone omosessuali] una prova”, e che in nessun modo le unioni omosessuali possono trovare un riconoscimento giuridico, lo si chiami o meno “matrimonio”». Ovviamente per il movimento politico non «basta qualche emendamento “cosmetico” perché venga meno la carica liberticida della legge». Insomma le unioni omosessuali non possono trovare – anche senza parlare di matrimonio – nessun riconoscimento giuridico ma ovviamente ad essere “liberticidi” sono gli altri: c’est la vie.
Per fortuna Tempi, per chiarire le idee ai suoi lettori, intervista Domenico Airoma «magistrato con una lunga esperienza nelle istituzioni comunitarie» così come scrive Benedetta Frigerio ma anche partecipante ad una manifestazione contro i Di.Co. (il progetto di unioni civili per le coppie di fatto) ed ad un convegno organizzato da Alleanza Cattolica. Ovviamente Airoma riesce a sciorinare tutta la sua cultura giuridica: «A cosa pensavano i nostri costituenti quando scrivevano che la famiglia è la società naturale fondata sul matrimonio? (…) Evidentemente all’imprescindibile fondamento naturale». Evidentemente anche no almeno per la Corte Costituzionale che nella sentenza 138/2010 scrive che «con tale espressione, come si desume dai lavori preparatori dell’Assemblea costituente, si volle sottolineare che la famiglia contemplata dalla norma aveva dei diritti originari e preesistenti allo Stato, che questo doveva riconoscere». Il “fondamento naturale” non c’entra proprio niente.
Airoma delizia i suoi lettori con argomentazioni che non sono solo di ordine giuridico: «È un mondo artificiale, quello verso il quale andiamo. Mi viene in mente una situazione fa film: pensi a cosa succederebbe se dopo una catastrofe rimanesse sulla Terra solo una coppia di stati due uomini o due donne. Senza banche dello sperma, l’umanità sarebbe finita». Per fortuna ci ha pensato Bruce Willis a salvare il mondo da un asteroide in Armaggedon.
Non poteva mancare l’intervento di un alto esponente della Chiesa cattolica come il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi che rassicura: «Non c’è omofobia nella Chiesa e nei cattolici. Possiamo dire che l’omosessualità è qualcosa di negativo dal punto di vista oggettivo, ma la persona omosessuale ha tutto il nostro rispetto, amore e comprensione. Noi, e quando dico noi intendo parlare dei cattolici e di chi si riconosce nella cultura cristiana, siamo assolutamente non omofobi nei confronti delle persone, però non possiamo dire che un certo modo di vivere la sessualità sia qualcosa di corretto, di proposto dalla dottrina cristiana». Insomma la Chiesa cattolica ritiene l’omosessualità oggettivamente negativa ma non è omofoba: qualcosa non torna. Nonostante la Chiesa in un documento della Congregazione per la dottrina della fede ritenga che gli omosessuali possono essere discriminati in situazioni come « nell’assunzione di insegnanti o allenatori di atletica, e nel servizio militare» non è affatto omofoba. Come dire che mangio carne ogni giorno però sono vegetariano.
Gli interventi su Tempi sono sempre intellettualmente stimolanti così come quello di Giuseppe Zola che si domanda: «Ma, se proprio si deve legiferare, allora, paradossalmente, occorrerebbe anche prevedere l’aggravante dell’eterofobia. Sulla base dell’art. 3 della Costituzione, quello dell’eguaglianza, perché omofobia sì ed eterofobia no? Tra l’altro, sono in atto molti atteggiamenti eterofobi: basti pensare a ciò che avviene durante il gay pride. Mi rendo conto della stranezza di questo punto, ma più ci penso e più mi sembra molto logico». Giuseppe Zola ha assolutamente ragione ed infatti il testo originario proposto da Ivan Scalfarotto nel punire le discriminazioni in base all’orientamento sessuale definisce quest’ultimo come «l’attrazione emotiva o sessuale nei confronti di persone dello stesso sesso, di sesso opposto o di entrambi i sessi»: fa piacere che anche Zola condivida la proposta di Scalfarotto.
Ovviamente non poteva mancare l’intervento di tal Eliseo del Deserto che titola: “Quale sarà l’effetto della legge Scalfarotto? Ve lo racconto io, vittima di bullismo omofobo”. Se ce lo racconta uno che non ha neanche nome e cognome c’è solo da stare tranquilli.
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