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Tempi moderni

Creato il 09 luglio 2012 da Tabulerase

Tempi moderniSe per un attimo riuscissimo a fermarci e a osservare i nostri gesti, le nostre azioni, i nostri comportamenti che  sono ciò che indicano scelte e pensieri … Se riuscissimo ad avere una visibilità concreta di quanta energia investiamo quotidianamente attraverso il nostro lavoro, impegno, responsabilità, allora forse saremmo in grado di verificare direttamente quanto è importante e definitivo ciò che facciamo accadere quasi meccanicamente. Il nostro agire è ciò che mette in moto un meccanismo che alimenta e nutre la realtà che ci circonda e la “grande impresa” che è la società moderna nella quale viviamo.

L’era industriale moderna, che nasce in Inghilterra agli inizi XIX secolo, promuove la realtà economico imprenditoriale che sancisce le regole organizzative e sociali del contesto storico sul quale si fonda il mondo occidentale che conosciamo. Dalle piccole imprese individuali o familiari, si passa alla realizzazione di realtà imprenditoriali sempre più grandi che diventano entità produttive diverse dislocate sul territorio nazionale con stabilimenti operativi in più città. Nel XX sec. questo processo di sviluppo imprenditoriale si completa con la formazione di multinazionali che riproducono lo stesso modello organizzativo in molti paesi del mondo anche se con culture e situazioni economiche completamente diverse. Questa descrizione molto semplice consente di percepire il sistema imprenditoriale come vero fenomeno storico e, il sistema capitalistico, promotore di una crescita economico e sociale che stabilisce nuovi riferimenti strutturali, etici e giuridici   della società moderna.

Di certo non è questo il luogo per procedere con un’analisi storica dell’affermazione della grande impresa come nuovo regolatore della vita degli esseri umani, ma questi pochi elementi ci forniscono l’input per elaborare alcune riflessioni sul parallelismo crescita – aumento del benessere, intendendo entrambi come miglioramento della qualità della vita.
Mi chiedo: il nostro futuro può essere indiscutibilmente vincolato da un incessante aumento di produttività e dall’idea di una società che per sopravvivere a se stessa deve continuamente produrre, integrare, implementare, razionalizzare modelli di crescita economica affinché ci siano ingranaggi di un meccanismo enorme continuamente oleati a dovere?
Per quanto tempo ancora dobbiamo adattarci ad una lettura della realtà come grande magazzino merci da produrre e scambiare continuamente con ogni posto del mondo e rifiutare la possibilità di concepire un modo diverso di esistere in comunità?

Proviamo a riflettere su come l’aumento di produttività si possa legare anche ad una variabile importante e assolutamente determinante come la “coesione” all’interno di una società. Qualcuno dovrebbe, ma sicuramente è stato fatto, misurare come aumenta il benessere e la produttività in una società in cui c’è fiducia e condivisione tra i propri cittadini. Quale potrebbe essere il ritorno economico investendo sulla fiducia, la ricerca, la mancanza di paura?

Penso all’Italia e ritengo senza esitazioni che se ci fosse più coesione ci sarebbe meno evasione con un ritorno decisamente importante per i bisogni della res pubblica. Molti di noi ignorano che nel nostro paese ci sono imprese che riescono a sopravvivere grazie all’evasione, e questo anche perché il nostro è un mercato poco trasparente e vincolato da una burocrazia che rappresenta la vera grande barriera all’impresa. Inoltre, nel bel paese si studia poco e i quei coraggiosi che intendono fare ricerca per innovare non vengono finanziati, né recepiti come potenziale laboratorio di crescita, opportunità, futuro, con la drammatica conseguenza che le energie giovani e fertili sono trattenute in incubatrice per un tempo troppo lungo  e abbandonate poi ad un irreversibile stato di cristallizzazione.

I nostri tempi moderni si sono allontani per fortuna dai bulloni e ingranaggi che costringevano il povero Charlot  ad un lavoro quotidiano meccanico, ripetitivo, forsennato e disumano al punto da renderlo psicotico. E’ passato poco tempo da allora ma la tecnologia, che rappresenta l’ultima grande rivoluzione nel mondo, ha segnato un passaggio verso un nuovo millennio che dovrebbe regalarci l’ingresso in un futuro in cui riprogettare la realtà e il modo di interagire con essa avviene in virtù di nuovi codici di condotta personale e sociale e non solo in base a indici di crescita economica.


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