Che dopo ci sia l’alba o i tempi
supplementari del crescupolo, in fin
dei conti poco importa ad un’umanità
che ha nebbiose e patinate cartoline
per ricordi ed un futuro immaginabile
solo come eternamento del presente
nel moto perpetuo della muta.
Poco importa e se si gioca il tempo
sul sangue ribelle che zampilla
dal dente estratto dal grande
meccanismo, importa ancora meno.
E che sia sempre lo stesso gioco,
l’allestimento del carosello di frasi
fatte e fantocci idolatrati in litanie
estenuanti e pragmatiche superstizioni.
In sospensione il tempo della storia
non si preoccupa della perdita di senso,
della voragine che inghiotte la carne
viva della memoria e ne sputa l’osso.