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Da Povna @povna
Dopo l'addio di venerdì scorso la 'povna è andata ancora a scuola per parecchi giorni e per parecchie ore. Ci sono gli scrutini, certo, e poi varie altre adempienze: la consegna dei registri, delle relazioni, dei compiti per settembre; il ricevimento di bocciati e sospesi di giudizio, la sorveglianza agli esami, l'incontro con i genitori delle prime. In più, lei fa parte di una commissione delicata, che proprio in questo periodo deve lavorare parecchio, per evitare che ai tagli ministeriali si sovrappongano ulteriori errori umani. Quindi, effettivamente, non potrà poi troppo allontanarsi fino al 30 giugno (data fino alla quale non si possono prendere ferie).
Però.
Però lei, con gli scrutini, ha detto basta per tre mesi al treno delle 6.30.
Però lei ha avuto, qualche giorno, la possibilità di svegliarsi a suo capriccio (e non solo nel fine settimana).
Però lei, giusto questa mattina e pomeriggio, li ha dedicati utilmente a fare il cambio di stagione, in casa propria, quietamente, all'ombra, mentre intorno a lei la piccola città alacremente brulicava.
Però lei (che ha il part-time, e dunque lo può fare legalmente, ma al conto vanno aggiunti tutti quelli che sono stati graziati altrettanto legalmente per esubero, presentano certificato medico, esoneri per figli più o meno piccoli, o semplicemente non rispondono al telefono nei giorni incriminati) non sarà impegnata (a parte il giorno di sorveglianza di cui ha già detto) negli esami di stato.
Però i corsi di recupero (là dove ci siano scuole fortunate, che abbiano i soldi), non sono un obbligo, ma una scelta che il docente può benissimo non fare.
L'elenco dei però sarebbe ancora lungo, e può bastare. Anche perché il punto non è qui sostenere che gli insegnanti (quelli bravi e dotati di senso del dovere, ovvio) non sono capaci di combinare niente, anzi.
Semplicemente, la 'povna pensa che sarebbe ora che i rappresentanti onesti di una delle categorie più complesse dell'impiego pubblico avessero il coraggio di ammettere, con orgoglio, che un mestiere come il nostro (strano, bellissimo, originale e indicibilmente, a suo modo, logorante) ha bisogno (oltre che di un pochino più di soldi) di essere pagato in tempo. Perché è il tempo (quello che non hai in classe perché non puoi, non vuoi e non devi lasciar cadere l'attenzione un attimo, perché si sta parlando di individui) l'unica medicina corroborante, per ricaricar le pile.
E chi lo nega - gli uni (che gridano agli insegnanti fannulloni) e gli altri (gli insegnanti che dicono di avere un numero di giorni leggeri, o ferie, pari al resto del mondo) - spiace dirlo, ma fa finta di non voler capire.


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