Il tempo speso sul sito del giornale è, a mio avviso ma anche di molti altri, un indicatore importante del livello di coinvolgimento effettivo del lettore. Indicatore che, per essere speculativo viste le difficoltà complessive di monetizzazione, che può essere speso per aumentare il valore di vendita per CPM
Si tratta di un tema che ritengo centrale sia per quanto riguarda la qualità del giornalismo — e dei giornali — nell’era digitale che, appunto, per la relativa sostenibilità economica. Argomento al quale ho dedicato la mia, azzardata as usual, previsione di inizio anno e che ha dato luogo ad un interessantissimo confronto durante lo scorso Festival Internazionale del Giornalismo.
Secondo quanto riporta The Wall Street Journal, The Economist garantirà agli inserzionisti che acquistano spazi pubblicitari sul suo il sito web, e/o sue app, che i lettori potranno trascorrere un certo periodo di tempo con i loro annunci. Ad esempio, si garantirà che un annuncio che appare per tre settimane sulle sue applicazioni riceverà 100 ore di attenzione del lettore.
Paul Rossi, Presidente del The Economist’s group media businesses, ha dichiarato che: “We need to find ways to highlight to advertisers that there is a different level of engagement they get from our readers, value that isn’t reflective in just clicks”
In tal senso, il tempo, come vado dicendo da tempo [sorry per il gioco di parole], è, credo davvero, un indicatore importante del livello di coinvolgimento effettivo del lettore anche online. In questo caso, se questo elemento di misurazione fosse applicato sia all’online/digitale che alla carta stampata, si avrebbe una metrica comune ad entrambe le versioni.
Diamo tempo al tempo.
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