Da bravi. Va bene l’entusiasmo che accompagna i progetti in fase di avvio, però, davvero, c’è qualcuno che crede a Futuro e Libertà quale alternativa di governo nel centrodestra? Neanche Bocchino, forse, allo stato delle cose. È perciò un arduo esercizio comprendere sino in fondo le paturnie di quanti si stanno chiedendo se Fli sia già alla frutta. Non può esserlo perché Futuro e Libertà è come se ancora non esistesse. Il neopartito di Gianfranco Fini ha avuto origine a legislatura in corso, vale a dire con una rappresentanza parlamentare di uomini e donne eletti nel Pdl. Le divergenze tra falchi e colombe – ovvero tra i totalmente devoti a Fini e coloro che tutto sommato Berlusconi non lo disprezzano così tanto – si sono acuite nelle ultime ore per una mera questione di ruoli assegnati, evidentemente non digeriti. E per via, anche, di un percorso politico che non ha soddisfatto i finiani già poco convinti della prima ora. Il futuro di Fli (mi si perdoni il gioco di parole) non è affatto compromesso, certo è che la fuoriuscita di alcuni esponenti va a scapito del presidente della Camera e rafforza il governo (la circostanza che più rammarica Fini). Maramaldeggiare su questo fronte è fuorviante poiché ciò che vorranno fare del partito il generale e i suoi nuovi colonelli (al di là delle alleanze costituenti il terzo polo) lo scopriremo solo vivendo, ma non in questa legislatura. Sarà in occasione della prossima tornata elettorale che capiremo di che pasta è fatto. Fermo restando che Fli (lo dicono un po’ tutti i sondaggi e altri presupposti che elencare adesso è inutile oltre che noioso) non può considerarsi una controparte alla pari del Pdl nel centrodestra. Non subito, almeno.
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Da bravi. Va bene l’entusiasmo che accompagna i progetti in fase di avvio, però, davvero, c’è qualcuno che crede a Futuro e Libertà quale alternativa di governo nel centrodestra? Neanche Bocchino, forse, allo stato delle cose. È perciò un arduo esercizio comprendere sino in fondo le paturnie di quanti si stanno chiedendo se Fli sia già alla frutta. Non può esserlo perché Futuro e Libertà è come se ancora non esistesse. Il neopartito di Gianfranco Fini ha avuto origine a legislatura in corso, vale a dire con una rappresentanza parlamentare di uomini e donne eletti nel Pdl. Le divergenze tra falchi e colombe – ovvero tra i totalmente devoti a Fini e coloro che tutto sommato Berlusconi non lo disprezzano così tanto – si sono acuite nelle ultime ore per una mera questione di ruoli assegnati, evidentemente non digeriti. E per via, anche, di un percorso politico che non ha soddisfatto i finiani già poco convinti della prima ora. Il futuro di Fli (mi si perdoni il gioco di parole) non è affatto compromesso, certo è che la fuoriuscita di alcuni esponenti va a scapito del presidente della Camera e rafforza il governo (la circostanza che più rammarica Fini). Maramaldeggiare su questo fronte è fuorviante poiché ciò che vorranno fare del partito il generale e i suoi nuovi colonelli (al di là delle alleanze costituenti il terzo polo) lo scopriremo solo vivendo, ma non in questa legislatura. Sarà in occasione della prossima tornata elettorale che capiremo di che pasta è fatto. Fermo restando che Fli (lo dicono un po’ tutti i sondaggi e altri presupposti che elencare adesso è inutile oltre che noioso) non può considerarsi una controparte alla pari del Pdl nel centrodestra. Non subito, almeno.
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