DENVER NUGGETS
La franchigia che gioca a Mile High City, ha disputato un’annata contraddittoria, e nonostante il fattore campo, è uscita al primo turno contro i rivali divisionali di Utah. I Nuggets hanno chiuso con un record di 53-29, con un buon 34-7 al Pepsi Center, ma con un negativo 19-22 in trasferta, il bilancio peggiore tra le migliori otto dell’Ovest. Gli infortuni hanno fatto la loro parte, privando Denver a turno di Billups, Anthony e Kenyon Martin. Inoltre, i nuovi innesti come Afflalo e il rookie Laswon sono andati a corrente alternata mentre Chris Andersen non è riuscito a ripetere la maestosa annata 2009. Come se non bastasse, nella parte finale della stagione, playoffs compresi, determinante è stata l’assenza di coach Karl in panchina, fermato dal cancro. Karl è il collante del gruppo, quello che nei suoi time out riesce a dare la scossa ad una squadra che troppo spesso deraglia, a causa delle troppe teste calde vogliose di protagonismo di cui il roster è composto. Adrian Dantley, promosso a capo allenatore per l’emergenza, non ha saputo gestire un gruppo dal talento sconfinato, ma troppo deviante per essere controllato. Melo ha fatto il suo, senza lesinare punti in quantità industriale: la differenza l’hanno fatta un JR Smith troppo discontinuo e troppo concentrato a rispondere ad Anthony su Twitter, e un Billups lontano parente di quello di un anno fa, distrutto da Deron Williams e incapace di prendere le decisioni giuste nei momenti topici.
Per quanto riguarda il futuro, la speranza è che coach Karl possa, prima di tutto sconfiggere il cancro, e poi tornare in panchina, altrimenti la proprietà deve ragionare su una guida tecnica valida quanto l’ex allenatore dei Sonics. Sul mercato c’è poco da fare: il salary cap è ingolfato e l’unica via per cambiare qualcosa è scambiare. Martin ha l’opzione per uscire dal contratto ma difficilmente lascerà Denver. C’è da riflettere sul ruolo di JR Smith: è chiaro che non vuole più fare il panchinaro e il gregario all’ombra di Melo e Chauncey. Nel 2011 diventa Free Agent e a Denver devono mettersi ad un tavolo e trovare la scelta giusta, per loro prima di tutto, e per JR.
OKLAHOMA CITY THUNDER
Che dire dei Thunder? Giovani, forti e con un roseo futuro davanti. Dopo una stagione d’esordio in Oklahoma di apprendistato, hanno invertito la rotta con un’annata da 50 vittorie, trascinati dai tre moschettieri in campo, Durant-Westbrook-Green, e da una new entry di successo in panchina, Scott Brooks, eletto allenatore dell’anno. Hanno dato filo da torcere ai Lakers al primo turno dei playoffs, hanno venduto cara la pelle, ed ora si gustano un meritato riposo. Riposo per i giocatori, non per la dirigenza capeggiata dal genio di Sam Presti, altro elemento uscito da quella dannata cricca che sono i San Antonio Spurs. Da migliorare obiettivamente c’è poco: bisogna lasciare crescere i giovani, pur sapendo bene che ripetersi il prossimo anno sarà difficile, considerando la contemporanea evoluzione di Hornets, Rockets e Grizzlies, quest’anno di poco fuori per la corsa alla post season. Di certo è che Durant è una superstar, come dimostrano il titolo di capocannoniere e l’Mvp romantico della stagione; Westbrook è un secondo violino pazzesco, una delle tante super combo-guards che stanno affollando la Lega e stanno riscuotendo grande successo; Green è un assassino silenzioso che fa sempre il suo, con dei picchi ben spesi quando i primi due faticano; in più ci sono una serie di gregari con compiti ben definiti che sanno più o meno sempre cosa fare. Collison e Sefolosha per la difesa, l’altletismo di Ibaka, la regia di Maynor e il tuttofare Harden, cresciuto a vista d’occhio durante la stagione.
L’estate non dovrebbe portare grossi cambiamenti: scadono i contratti di Matt Harpring (arrivato dai Jazz….), di Kevin Ollie ed Ethan Thomas. I Thunder avranno due prime scelte in fondo al primo giro, e sono convinto che Presti le userà al meglio. Il vero dubbio nel roster riguarda a mio parere Krstic: il serbo potrebbe essere un buon lungo dalla panchina, ma serve un giocatore esperto con fisico e qualche punto nelle mani che possa dare un’alternativa credibile (non che ce ne sia bisogno…) agli altri. Un giocatore tipo Nazr Mohammed, Drew Gooden, Kurt Thomas, Fabricio Oberto: giocatori di tecnica, sostanza ed esperienza, e, per rimanere in tema, con un passato negli Spurs.