23 novembre 2015 di Dino Licci
© Gianfranco Budano: Natale salentino
Sta arrivando Natale e, con esso, i ricordi infantili: le letterine fatte bruciare al fuoco di un accogliente camino, gli sguardi speranzosi volti in alto in attesa della Befana, nella nera fuliggine, le ultime stille scoppiettanti che annunciano la fine della brace, poi il sonno ristoratore e il mondo dei sogni, ricco di scope volanti e slitte cariche di doni. Il presepio fa bella mostra di sé nel piccolo tinello: la grotta è illuminata da una piccola luce rossa, uno specchio rotto fa da laghetto dove si rispecchiano piccole oche colorate e poi i pastori, le pecorelle, persino qualche gallina, la stella cometa e ad ultimo i personaggi più belli, tre splendidi re magi coi loro doni e i cammelli che sembrano galoppare sulle montagne costruite con i vecchi giornali, un poco di vernice e una spruzzatina di bianca farina. Il giorno dell’Epifania, con un poco di ritardo, arrivano a portare i loro doni a Gesù che li ha aspettati tranquillo nella sua piccola grotta, poi il presepio si smonta e si torna alla vita normale e, anno dopo anno si diventa giovincelli poi uomini adulti e, da ultimo, anziani se non proprio vecchi con i capelli ormai bianchi e tanti gioviali ricordi della più tenera età. Ma chi erano questi personaggi così stridenti con l’umile capanna scaldata da un bue e un asinello? E’ ora di smetterla con le fiabe ed il dolce tepore dell’infanzia. Cerchiamo finalmente di capirne di più. La leggenda dei Magi ha varie origini che si perdono nella notte dei tempi e raccontarne il contenuto è impresa ardua e certamente incompleta. Secondo il Vangelo di Matteo, alcuni Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme alla ricerca del re dei Giudei seguendo una stella che li avrebbe condotti al cospetto del re d’Israele. Così era stato infatti profetizzato dall’oracolo di Balaam, che altri non era che Zoroastro e così raccontavano antiche leggende tramandate dai vangeli apocrifi e altre, numerose, tradizioni orali. Pare che Erode, messo al corrente del loro arrivo e del motivo che li portava a Gerusalemme, si allarmò moltissimo, riunì tutti i suoi sacerdoti e chiese loro dove la nascita sarebbe avvenuta. “A Betlemme di Giudea” gli fu risposto.
E allora, chiamati a se segretamente i Magi, chiese loro d’informarsi e tornare a riferire quando avessero trovato Gesù.
Ma i Magi, avvisati da un sogno delle cattive intenzioni di Erode, non tornarono da lui, ma offrirono a Gesù Oro, Incenso e Mirra. Matteo non specificava il numero dei Magi ed allora, attingendo ai vangeli apocrifi ed al “vangelo arabo-siriaco dell’infanzia, si ipotizzò che essi fossero tre:
il primo, Gaspare, era un re di un territorio compreso fra Afghanistan e le Indie ed anche Melchiorre era re ed era il più anziano dei tre e infine Baldassarre, di razza nera, era un altro re, questa volta babilonese. Il loro numero, fissato definitivamente in tre da papa Leone Magno, avrebbe una forte valenza simbolica così come i tre doni:
-L’ORO offerto a Cristo sarebbe il simbolo della sua essenza Divina,
–L’INCENSO la sua essenza di CRISTO –SACERDOTE, che farebbe da tramite tra il padre e gli uomini.
.La MIRRA prefigurerebbe, ispirandosi al vangelo di San Giovanni, la passione e morte di Cristo che sarebbe stato sepolto con mirra ed aloè.
Inoltre essi rappresenterebbero le tre razze in cui al tempo si credeva si dividesse l’umanità e sarebbero, in tal senso, i discendenti dei tre figli di Noè: Sem, Cam e Jafet.
Durante il viaggio, i Magi avrebbero chiesto ospitalità ad una vecchia, la Befana, che gliela avrebbe rifiutata ma poi, pentita, li avrebbe rincorsi correndo sul dorso di una scopa. Non riuscendo a ritrovarli, perdutasi nell’oscurità della notte, da quel giorno lascia a tutti i bambini un dono, sperando che fra tutti quei bambini, ci sia anche Gesù.
Tutte queste versioni e molte altre ancora confluirono nel medioevo nella “Leggenda Aurea”di Jacopo da Varagine, nell’Historia Scolastica di Pietro Comestore e nelle MEDITAZIONES da ascriversi all’ambiente francescano-toscano del XIII secolo.
Il significato profondo dell’Epifania, giorno dell’arrivo dei Magi a Betlemme è la rivelazione di Gesù al mondo pagano. Egli infatti, col Natale, si sarebbe rivelato ai Giudei, suo popolo eletto ma, con l’arrivo dei magi, la Chiesa diventa universale rivelando Cristo ai Gentili, come si chiamavano i pagani del tempo.
Ma i magi continuano ancor oggi a suscitare curiosità per via delle loro reliquie così care alle usanze cattoliche.
Nella Chiesa di Sant’Eustorgio a Milano si può leggere un’iscrizione molto antica che recita così:
“Basilica Eustorgiana titulo Regibus Magis” e, ad avallare il significato della scritta questa Chiesa si chiamava “La Basilica dei re”. Ma, nel 1164, durante l’assedio di Federico Barbarossa, i corpi dei magi furono trafugati e trasportati a Colonia dove, in un’altra bellissima basilica, si conservano i loro teschi ingioiellati da corone d’oro. Parte invece delle loro ossa, dopo inutili tentativi da parte di Ludovico il Moro che tentò di riaverle nel 1434, furono recuperate per interessamento del cardinal Ferrari che, nel secolo scorso, riuscì a riportarle nella originaria basilica dove a tutt’oggi vengono custodite in un prezioso tabernacolo.
Questo è il riassunto molto conciso di quanto ho appreso studiando la storia dei Magi ma, per far rivivere in me l’antica magia, mi sono accostato al camino, ho preso una bella tavoletta sagomata ed ho fatto un presepio, questa volta coi pennelli e i colori. E’ questo che vi propongo sperando di riportare anche voi indietro nel tempo per qualche secondo di serenità.