Va bene, dimmelo tu da che parte devo stare, quale sedia scegliere, il colore delle scarpe o dell’intimo nero, no, quello non si cambia. Dipingi tu la pareti della mia stanza, di nero, è normale se ci si sente ciechi, e ricama le tende di fiori, se li vuoi ma te li puoi tenere.
Va bene, cambia le mie parole, mettile a tacere o modificale seguendo quel filo annodato e spezzato di mille ricordi. Parla e cambia il parlare, confondi le righe come un cubo di Rubik, il giallo con chi vuoi tu, il rosso lo decidi tu.
Va bene, spingimi di sotto, e ritirami su, seguendo il tuo piacimento, collasso d’emozioni alternate. Inseguimi e distanziami, tanto è una gara no? Partecipanti allineati, sfoggiano le arti migliori, i denti, incassati in aride bocche parlanti.
Io non corro, le gare sono stupide, lo sai, il pettorale l’ho dato al gatto e lo sta mangiando di gusto
io resto, lo sai
cercami quando sarà tempo e ora
Chiara