No, non la poesia di Montale, purtroppo. Ma, rispettivamente, quello meteorologico cui tutti si riferiscono (alla nausea) in questi giorni e quelli, viceversa, autenticamente bui, che ci scorrono intorno, in mezzo, dentro, davanti e dietro. E la ‘povna – che è abituata alla vita in Inghilterra, e dunque anche alle conversazioni sulle previsioni del tempo – inizia a provare progressivamente un sempre maggiore senso di fastidio.
Perché in Albione, benedetti loro, dove il meteo variabile è una condizione permanente, si parla del weather forecast, certo, ma in maniera educata, cursoria e con cognizione di causa; il che vuol dire, soprattutto:
a) senza che lo sguardo alle previsioni condizioni la propria vita e i programmi dei futuri giorni in maniera insensata, e anche pesante (la ‘povna nelle scorse settimane ha visto annullare l’ipotesi di una cena, peraltro al chiuso, in un bagno sulla spiaggia, perché quattro giorni prima il meteo dava brutto – con la penosa conseguenza di avere visto la finale dei mondiali tutti ammassati in una stanza, a mangiare pizza fredda, mentre la giornata, fuori, scintillava arrogante sotto il caldo). In Inghilterra si guarda la BBC per avere un’idea di massima, poi si fa quel che si deve fare e ci si porta (se, proprio, proprio) un ombrello, eventualmente prevedendo, all’interno della propria attività liberamente scelta, senza variarla, un piano B. Qui in Italia invece sembra che ogni singola cosa da fare debba essere influenzata, variata, determinata da un sole che, forse (non) splenderà di lì a sei giorni; con il risultato – e, se non stesse diventando una follia collettiva (che contamina loro malgrado la vita anche ai pochi che non vi si sottomettono), sarebbe solo ridicolo – che alla ‘povna non riesce più (fatta eccezione per poche persone illuminate) determinare un invito, una gita, un programma. Tutto viene deciso last minute, un’ora prima dell’evento (oppure, altra alternativa demenziale e assai gettonata da tutti, ci si barrica in casa, sempre e comunque), perché “sai, lo dice il meteo”.
b) con la consapevolezza tutta British che si sta facendo small talk, come si dice, quando si parla del tempo; la conversazione, banale per convenzione di genere, serve dunque solo a smussare il ghiaccio: non si sta parlando di niente di suscettibile, né importante, né serio. Anche perché – continua a far osservare la ‘povna (che di queste italiche conversazioni seriosissime, viceversa, ne avrebbe anche piene le palle) – prendere in modo così terribilmente pervasivo una cosa ineluttabile è solo una perdita di tempo; nel migliore dei casi, contribuisce al cattivo umore (perché, se una cosa fastidiosa la si vive e basta, magari senza darle troppo impulso, passa prima, e accade comunque una sola volta; altrimenti, tra timore, aspettativa e poi lamenti, ne si triplica l’importanza, con conseguenze esiziali per la noia propria e di chi ci sta intorno); nel peggiore invece, molto semplicemente (per esempio, vedi sopra, quando, in nome delle previsioni sbagliate, si rinuncia), non paga.
Intanto, mentre la piazza virtuale, e reale, macina considerazioni filosofiche sull’eccesso di pioggia, succedono cose, nel mondo; che meriterebbero di essere analizzate, o quanto meno conosciute, con altrettanto entusiasmo. La ‘povna sorvola sulle questioni gravi di politica estera, per omaggio alla decenza, per segnalare invece una notizia nostrana, riportata ieri in righe piccole, e poi ripresa oggi. Si tratta di questo: senza parere, così, tra un commento sulla pioggia e l’altro, a Verona passa una mozione contro i corsi di educazione sull’omofobia scolastici, considerati attentati all’unica, vera famiglia. E, anzi, un apposito numero verde viene istituito all’occorrenza, attraverso il quale i genitori possano segnalare al comune maestri e insegnanti che non obbediscano al diktat, portando in classe germi pericolosi di educazione al rispetto, alla cultura della differenza e della affettività a tutto campo, indipendentemente dal sesso.
Alla ‘povna tutto questo pare gravissimo. E dunque, per quel che può, cerca di dare alla notizia risonanza. Così, se si ha voglia di indignarsi attivamente, magari si potrà fare qualcosa per rendere questo paese un po’ più civico, invece di continuare a mandare inutili accidenti a un Giove Pluvio che, beatamente, agisce, per fortuna, in maniera indipendente e incondizionata.
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