Come si e' visto in diverse circostanze su questo blog, non sono proprio un'amante del tempo libero. O meglio, vivo il tempo libero con un misto di disagio e senso di colpa, in perenne fuga da un certo horror vacui.
Da qui la travagliata autoanalisi che si scaturisce in corrispondenza di festivita' e vacanze, e il conseguente sospiro di sollievo nel momento in cui, seduta alla mia scrivania con una tazza di pessimo the davanti, schiaccio il tasto 'on' sul computer.
A volte temiamo le cose perche' abbiamo paura che ci piacciano troppo, diceva il saggio Savater in Etica per un figlio.
In effetti, passate le crisi di astinenza da ufficio dei primi giorni, esistono periodi in cui riesco davvero ad entrare nel ritmo 'vacanza'. E allora tornare sono dolori.
Come questa settimana. Confinata al mio domicilio per acciacchi del tutto gestibili, in totale solitudine causa viaggio lavoro del partner, sono riuscita a entrare nel mood giusto.
Quando ho visto la data sul certificato medico sono stata presa dal panico: quattro giorni? Quattro interi giorni sconnessa dal variopinto mondo del dealmaking? Dai miei colleghi? Ho provato a negoziare, magari lavoro un po' da casa...ma niet.Se il medico ti ha detto cosi' fai cosi', mi disse la editor. Illuminata. E corretta. E anglosassone. (Ma qui ci andrebbe un altro post).
A parte l'indubbio beneficio fisico di potermi abbandonare a pisolini ristoratori ogniqualvolta ne avessi bisogno, questi giorni mi hanno riportato a una dimensione umana che spesso seppellisco sotto al tacco delle scarpe da networking.
Quando il tempo non preme, ci sono angolini di personalita' che osano fare capolino. Le idee possono circolare libere al di fuori del tracciato quotidiano, esplorare qualche zona nuova. Le sensazioni trovano lo spazio che la finanza non concede loro durante le faticose giornate produttive.
Ho letto un sacco di libri, il quotidiano e perfino l'economist quasi tutto. Ho scritto, chiedendomi come ogni volta come io possa fare a meno di questa linfa vitale per periodi anche lunghi.
Ho invitato un ristretto pool di amici a cena per una cena che finalmente era quello che intendo io: quattro stuzzichini e una pasta improvvisata fra le chiacchiere e lo stare insieme.
Ho visto fiction, film italiani mediocri e il fichissimo Spotlight, che mi ha fatto sognare ad occhi aperti una professione che rischia di morire seppellita dai social network.
E last but it least, l'ospite fissa che da qualche mese dimora nella mia pancia ha gradito, lanciandosi in acrobazie e capriole.
Mi piace pensare che sia piu' saggia di me, e che mi dica mamma, e ogni tanto dattela, 'sta tregua.