Impegnarsi nel mondo del volontariato per riprendersi il futuro rubato dalla crisi economica. Armic (Associazione romagnola malattie intestinali croniche) lancia il progetto “Tempo per sé e per l’ altro”, diretto a sensibilizzare i giovani di Forlì e Forlimpopoli sull’importanza di una scelta che può favorire la crescita personale e sociale.
La crisi economica incombe sul futuro dei giovani? Per evitare che l’incertezza e l’assenza di prospettive spingano gli adolescenti a cercare risposte effimere e, a volte, pericolose, occorre offrire valide alternative. Una di queste può essere l’esperienza nel volontariato. E’ l’idea ispiratrice del progetto “Tempo per sé e per l’altro” promosso da Armic (Associazione romagnola malattie intestinali croniche) in collaborazione con l’Ausl di Forlì, in particolare lo staff dell’Ibd Unit dell’U.O. di Gastroenterologia, diretta dal prof. Enrico Ricci, con alcuni giovani psicologi attenti alle problematiche adolescenziali e al rapporto con la salute, e con l’AssiProv.
L’iniziativa, che sta decollando in queste settimane, ha il patrocinio dei Comuni di Forlì e Forlimpopoli, ed è rivolta a un campione di 500 studenti del comprensorio dei due comuni, con incontri all’interno degli istituti, compilazione di questionari, e la costruzione di una rete comprensiva di tutte le istituzioni e le forme associative del territorio, al fine di implementare i rapporti fra queste ultime e portatori d’interesse quali famiglia, scuola, istituzioni civili e sanitarie. Oltre ad avvicinare i ragazzi al mondo del volontariato, il progetto si propone di accrescere la consapevolezza dell’influenza degli stili di vita sul proprio stato di benessere; sapere di più su abitudini e modi di vivere degli adolescenti; aumentare la sensibilità circa le situazioni di disagio vissute dai malati cronici.
«A fare le spese dell’attuale crisi economica sono soprattutto i più giovani, anche nella nostra provincia – dichiara la dott.ssa Daniela Valpiani, coordinatrice dell’Ibd Unit – di fronte a un futuro pieno di incognite, soprattutto per quanto concerne il lavoro, si tende a investire nel “qui e ora”, dedicandosi ad attività fonte di immediata soddisfazione personale, anche se effimera e controproducente». Capita così che l’attenzione venga rivolta alla cura del proprio aspetto e alla gestione della vita sociale, con, talvolta, l’assunzione «di abitudini poco salutari, che rischiano di sfociare in dipendenze vere e proprie, come l’abuso di alcol e droghe». Quali opportunità, allora, è in grado di dare il mondo degli adulti a una fascia di cittadini che si sente sempre più rifiutata e incompresa? «L’esperienza nel mondo del volontariato può essere la risposta – illustra la dott.ssa Valpiani – i giovani, spaventati dal confronto con situazioni di disagio e scoraggiati dall’assenza di ritorno monetario immediato, tendono a non considerare quest’opzione, che ha invece un grande valore formativo, in quanto responsabilizza all’aiuto verso il prossimo, consente di investire il proprio tempo libero in un progetto concreto, e inserisce in una rete di cittadini impegnati attivamente nel miglioramento della qualità della vita comune, tutti elementi in grado di influenzare positivamente la crescita personale del ragazzo». Non a caso, il progetto “Tempo per sé e per l’altro” è ideato da chi vive in prima persona l’esperienza del volontariato, e ha quindi la facoltà di stimolare gli adolescenti a riflettere sui vantaggi che si possono trarre dal dedicare il proprio tempo agli altri. «Inoltre, negli incontri nelle scuole – aggiunge la dott.ssa Valpiani – cercheremo, sia attraverso il dialogo sia attraverso una rilevazione più sistematica, di comprendere abitudini e comportamenti dei ragazzi anche in relazione al tempo libero, agli stili di vita, e a eventuali disagi, così da avere un quadro completo e proseguire l’azione di monitoraggio avviata negli ultimi anni». Il progetto sarà caratterizzato da un approccio multidisciplinare, con contributi provenienti da diversi ambiti professionali e la supervisione scientifica dell’Ausl di Forlì, in particolare l’Ibd Unit dell’U.O. di Gastroenterologia. «La realizzazione sarà affidata a un gruppo di professionisti esperti nel lavoro di rete, nel monitoraggio di percorsi integrati fra istituzioni pubbliche e soggetti privati, e nella prevenzione dei rischi di salute nei giovani – conferma la dott.ssa Valpiani – in più, si farà riferimento ai volontari dell’Armic e a tutte le risorse del volontariato locale per le azioni di sensibilizzazione e informazione».
Tiziana Rambelli-----------------------------
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