Le puttane gratis sono le più dispendiose e le meno soddisfacenti. Questo finora mi ha illustrato la vita. E allora perché?
Perché non fare il gran salto monetario, nel senso. Riserve morali non ne ho.
Non certo con quelle per strada. Minorenni sfruttate e ricattate, probabili ricettacoli di germi, poco igieniche sicuramente. Una sera, avrò avuto vent'anni, ne ho vista una. Tutta smanacciata da una specie di rospo dell'Est, sceso da chissà quale tir o impalcatura di tubi, almeno loro Innocenti. Puzzava di birra. Si appoggiavano sulla colonnina di un benzinaio chiuso, lungo un viale a scorrimento veloce della città.
L'avevo notata in attesa, già mentre cercavo parcheggio. Solita procedura. 'Anvedi che' – 'ah, ma è na' – 'poraccia'. Ancora non sapevo quanto. Ero con una, gratis ma non puttana. Scendendo dalla macchina le passiamo vicino. Vaghi sensi di colpa da uomo, potenziale puttaniere. Poi smarrimento. Cosa augurare a quella ragazzina? Che il rospo non si fosse mai fermato? Che passasse tutta la notte in attesa di altri rospi? Che a un certo punto da una carrozza trainata da una pariglia di cavalli bianchi scendesse un principe azzurro, per farle il culo? E perché io e la mia amica, poco più grandi di lei, invece andavamo a vedere un concerto d'estate, e poi al mare domani, e chissà se quella notte dormivamo insieme? Cosa non andava bene, nel posto e nell'epoca in cui era nata? Che si poteva fare, per raddrizzare le cose?
Votare il meno peggio?
È terribile quando hai domande buone, ma non le risposte. È ancora peggio quando hai entrambe, ma ti comporti come se invece no. Quelle che ricevono a casa non sono sfruttate. Lo sostengono Internet e alcuni conoscenti, supportati da informazioni di prima mano. Spesso sono donne, straniere e non, che arrotondano così. Lavori di merda ce ne sono tanti. Forse ancora più subdoli, nella loro normalità.
Insomma. Ero reduce da un rapporto logorante. E gratis. Soprusi piccoli e grandi. Soprattutto medi. Anche nel sesso. Non mi sentivo libero di chiedere quello che volevo, o darlo. Nella migliore delle ipotesi ricevevo nervosismi. Anche risate, una volta.
Contando anche solo 50 € per tutte quante, ha speso sui diciottomila euro. Senza valutare abitini sexy e gadget acquistati, che mi assicurava costituiti solo da manette di vari tipi.
Probabilmente era vero. A pallone non era uno particolarmente falloso.
Cifre comunque da capogiro, per le ripetizioni di matematica con cui campo al momento.
Ma nel frattempo, qual era stata la mia contabilità di puttaniere gratis?
Almeno un paio di uscite serali alla settimana. Cene o concerti. Spesso pagate da me. Diciamo 70 euro. La benzina, sempre la mia. Mettiamo un pieno alla settimana: 60 euro. Questo esige una puttana gratis. Storce anche la bocca, se la macchina in questione è un'utilitaria di 6 anni. Vacanze costose, anche in posti che non m'interessano. Regalini e regaloni.
Alla luce di questo bilancio non mi sento più tanto virtuoso. Tantomeno furbo.
In realtà, molte delle sue puttane erano da considerarsi con ripetizione. Più che le cifre mi interessavano percentuali e sociologie. Le sue erano queste:
35% dalla russa con cui si trovava a meraviglia
25% da una colombiana di poco inferiore
10% da un'altra colombiana, cugina della precedente, da non buttarsi via neppure lei
5% altre quattro: una brasiliana palestrata e plastificata, una milf sessantenne che gli ricordava la professoressa di matematica, una mulatta dal seno enorme e naturale e l'unica asiatica che avesse mai trovato a non dare fregature
5% un'altra decina di professioniste, per un solo paio di volte
20% botta secca senza tornare, o perché si era trovato male (diversa dalle foto o con decine di anni o di chili in più – frettolosa o insofferente dopo aver percepito salario – tatuaggi terrificanti – grossi nei in posti primari – cicatrice del seno rifatto in bella vista – poca igiene – alito non buono) o perché costavano £iradiddio.
L'ultimo 20%, calcolato sui 360 appuntamenti totali, ammontava a 72 signorine. O signoracce, piuttosto. Questo intristiva lui e preoccupava me. Quanto bisognava spendere, di tempo e soprattutto soldi, per trovarne una buona?
Lui di davvero buone ne aveva trovate 3 su 90. Inoltre, da forum o discorsi con altri avventori, e per la sua stessa esperienza, dichiarava che almeno per le prime 10 volte i nervosismi fanno combinare poco.
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Quindi vado.
Straordinario. Un vero sottobosco. Ce ne sono per tutte le tasche, e io piano piano mi faccio uno know-how.
Gli acronimi sono incomprensibili, più che in altri settori merceologici. Lentamente li imparo.
B&SEsca e Cambio (Bait and Switch). Persona diversa dalle foto.
BBJ Orale scoperto (Bareback BlowJob); oppure
OWOOral WithOut.
BLSBall Licking and Sucking.
CIM Cum In Mouth.
ExtraballUna in più, come nei flipper.
FK French Kiss.
GFE Come con la tua ragazza (GirlFriend Experience).
HM Vettura di molti chilometri (High Mileage).
Incall Riceve.
Outcall Accorre.
LTRFino al mattino dopo (Long Time Rate).
PSE PornStar Experience.
rose Valuta in corso (es. 50 rose = 50 €).
TGTBT Too Good To Be True.
TUMA Tongue Up My Ass.
Poi i migliori:
RAI 1 Lato A.
RAI 2 Lato B, di ricezione non sempre garantita.
VU Velocità Urbana = 50 km/h = 50€.
E io che mi ritenevo un pornologo.
Igiene. Malattie. Essere beccato sul pianerottolo da uno a cui do ripetizioni. O peggio ancora dalla madre. Poter tronfiamente dire “Ah-ah! Io non ho mai pagato 1 donna”, ma è già chiaro quanto ciò sia ingenuo.
Pagare cash è una faccenda schietta. “Qual è il costo di questa merce?”
“X euro”
“Spiacente. Il prezzo che sono disposto a pagare è Y ≤ X. Per importi maggiori la transazione non andrà a buon fine”
“A Y potrei proporti quest'altro prodotto”
“Ok. L'esito della contrattazione mi soddisfa”.
Sbagliare regalie e scoprirlo da musi storti è meno soddisfacente e ben più disonesto. Al diavolo l'igiene, al massimo scarterò le BBJ. Non le bacerei mica volentieri, ammesso che consentano il FK. Non temo pianerottoli. Ne sceglierò in aree poco battute della città. In fondo le mie magre scolaresche mi vivono quasi tutte in zona.
I numeri sono spesso irraggiungibili. O sono in pieno esercizio, oppure hanno cambiato città. Sono in tour, come loro amano dire. Tendo a scartare le linee più movimentate, preferirei non dovermi mettere in fila. Quando suona libero mi ausculto tremare dentro e fuori. Mi risponde la prima. La mia voce malferma s'informa su costi e orari, ma si scorda di chiedere l'indirizzo. Per la vergogna non richiamo, e vado oltre.
C'è questa russa che dalle foto è incredibile. Mi faccio condizionare dal mio terzino, che con la sua si è trovato bene: una vera GFE. Alla fine della telefonata chiedo “Ma le foto che ho visto, sei davvero te?” “Ahah, certo!”. Mi faccio scappare un “Madonna, ma allora sei proprio bella”, di cui mi vergogno immediatamente.
Voglio essere il primo. Mi riprometto di andare il giorno dopo per le 13.00, all'inizio della sua alacre giornata lavorativa. L'ultima che frequentavo gratis iniziava a sbraitarmi contro dalle sette del mattino.
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Il giorno dopo mi alzo presto. Mi lavo i denti, mi faccio bene la barba e la doccia. Voglio essere irresistibile. Per strappare un prezzo vantaggioso, ma soprattutto per sentirmi apprezzato, per una volta.
Mi reco in zona. Accentuo le spiegazzature del Tuttocittà, la mia utilitaria di sei anni non ha navigatore. Aria condizionata alta, per non arrivare sudato. Scelgo un parcheggio lontano dalle case. Qualsiasi pedone sembra giudicarmi, come quando da adolescente facevo incetta di giornaletti pornografici. Perfino la giornalaia che li vendeva.
La paura è scomparsa. Resta solo la voglia. Una voglia furiosa, assoluta, che non ammette deroghe. Io oggi andrò da una puttana cash. Sguaino il cellulare. Utilitario e di sei anni anch'esso. Dal suo mini-display mi metto a cercare sui siti ormai noti, maledicendomi per non avere dietro il file “cash”. La navigazione è estenuante, e io metto in moto la macchina per cercarmi una spremuta di pompelmo. Chiamo un paio di professioniste promettenti, ma hanno iniziato a praticare dalla mattina presto, e a me le orme di animali selvaggi mi confondono. Anche se oggi potrei diventarne uno anch'io.
Fra una cosa e l'altra si fanno le tre.
Torno al vecchio parcheggio. C'è ancora. Richiamo. Mi chiede di sentirci quando starò davanti al civico per darmi informazioni più precise. Rosico a bestia. Cosa penserà la gente di uno che chiama al cellulare davanti a quel laido palazzo? Il mio travestimento di cappelli con visiera e grossi occhiali neri non basterà. Decido di fingere la telefonata da ben prima di arrivare.
Gambe nude. Quaranta e passa anni. Chioma bionda. Canottiera rossa trasparente e reggicalze dello stesso colore. Tacchi alti, almeno loro. Il resto non supera il metro e sessanta.
Questa è l'unica informazione che combacia. La persona in questione non è quella delle foto. Sono incappato in un chiaro caso di B&S.
Entro, ed è più scuro. Ci baciamo su entrambe le guance. Mi fa sempre strano baciarsi sulle guance con una che non ho mai visto. Ma lei non è come le altre: lei è cash.
Al proposito le chiedo “Quanto ti devo dare per una chiacchierata, un po' di carezze e fare l'amore? L'orale non mi interessa particolarmente”. “Una cosa tranquilla, 50 euro”. Prendo il portafogli, lei bisbiglia un “non fa niente...”. Lascio comunque la banconota in anticipo e sul comodino, come si addice a un vero gentiluomo.
Devo andare al bagno, trattengo da tempo una pisciata incommensurabile. Mi dà della carta da un rotolo grandissimo. Urino e mi lavo uccelli e mani. Torno dentro. La banconota non c'è più.
“Senti. È la prima volta. Mi tremano le gambe. Mi devi aiutare tu.”
Apre appena le fessure, meno stupita di quanto mi aspetto. Non ho da preoccuparmi, secondo lei. Certo non ho mai trovato facilità di comunicazione ed empatie simili, nel gratis.
Si sdraia sul letto matrimoniale, e mi dice di spogliarmi.
Dice bene, lei. Mostrarmi nudo è sempre stato un dramma. Ma lei non è una qualsiasi. Lei è cash. Quindi vado.
D'altronde sono in forma, e nonostante gli acquazzoni dei giorni scorsi ho una discreta abbronzatura. Mi spoglio e la raggiungo. Non mi sembra colpita dalla mia muscolatura. Eppure, oh!
“Mmm, sei dotato”. Una buona cosa, se non lo dicesse probabilmente anche a chi ce l'ha concavo anziché convesso. Ci sdraiamo. Io sul fianco destro e lei sul sinistro. Inizio a carezzarle una coscia. Faccio scorrere le unghie sulla pelle, delicatamente. “Sei bella, sposiamoci”, mento. Ma la trovo bellissima, lei è cash. Cerco di baciarla in bocca, ma è un modello che non supporta il FK. Più tardi, a causa di quel buco spaziotemporale dalle 13.00 alle 15.00, me ne rallegrerò.
Non demordendo, le lecco un lobo e il collo. Ma la mia barba la pizzica, e teme che ciò le arrossisca la pelle. A suo modo è timida. Ciò mi mette a mio agio. “Non leccarmi così, o poi dovrò farmi una doccia”. Questo m'insegna che sul lavoro tende a non farsene.
“Come ti piace?”, faccio io e non lei. Le spiego che mi eccita vedere la mia partner eccitarsi. Che mi piace essere guardato negli occhi, e vederle spesso la lingua in bella mostra. Me la concede per un attimo sulla mia, e mi guarda negli occhi per un tempo ancor più breve. Sembra veramente timida, il che non mi dispiace.
“Tu sopra e io sotto, si sente di più”. Sarà vero? Non l'ho mai capito bene, dalle mie gratis.
“Però salimi sopra tu per un attimo”.
Lei allora prende qualcosa da una ciotola sul comodino, che mi era sembrata contenere decine di bustine di tè, e m'infila in un secondo il preservativo. 'Ah! Ecco cosa', penso io in uno dei miei caratteristici lampi di genio.
Nonostante i miei input ci va di bocca. Non mi è mai piaciuto particolarmente. Specie col preservativo. Poi ti sembra di baciare un tubetto di Crystal Ball.
Me lo prende e se lo infila. Mi piace quando non sono io a dover trovare il buco. Ehi! È bella stretta! Davvero incredibile, l'universo cash. Così inizio a darci dentro.
Ho un amoreggiare movimentato. Una volta ho ritrovato il letto a mezzo metro dalla parete su cui poggiava. Anche questo oscilla parecchio. Mi distrae sbattendo contro il muro. Avrei preferito una struttura più massiccia. Vado lento e poi veloce. A un certo punto, molto veloce. Mi tengo su a palmi aperti e poi a pugni chiusi, cavalcando in un attimo ogni corrente parlamentare. Lei risponde poco, ma si lubrifica completamente. Questo mi conforta, spingendomi a far bene.
Le poggio l'addome sulla pancia. Infilo le braccia sotto le sue, e prendendola per le spalle me la spingo contro. Mi piace sentire le pance sudate, e i buffi rumori che fanno. Specie la mia, dura e tagliente, su una ben più morbida. C'è un ventilatore sul comodino. Anche lui fa il suo lavoro. Tutto lavora per il bene comune.
L'entropia per una volta cresce poco. Mi stacco dalla sua pancia rotonda e mi metto in ginocchio da lei senza sfilarlo. Le prendo le gambe e me le schiaccio sul petto. Cosce sode sugli addominali, asciutti e sudati al tempo stesso. Buona intuizione. La mia parte sensibile le tocca il finisterrae. Mi sento in forma.
Le sise girano per i miei colpi. Moto antiorario quella a destra, mentre l'altra a sinistra va al contrario. La frequenza della rotazione segue la mia velocità.
Perché non girano solidalmente? Verso orario per entrambe, o antiorario? Sarebbe lo stesso, il verso, nell'emisfero australe? È il caso o no che io ne parli con lei, in questi frangenti? Lo sarebbe, se fossimo in un contesto di puttane gratis? O addirittura con la propria ragazza?
Se non se ne andava prima del tempo, magari potevo chiederlo a mia moglie.
“Tesoro, hai problemi?”
Ora che ci penso, vado avanti da un po'. Del cash sto per varcare le colonne d'Ercole.
“No no, che problemi. Potevo venire un sacco di volte”. Mi diverto molto. Per l'entusiasmo decido di leccare quello che ho intorno, e di forse pulito le trovo i malleoli.
Lecco e succhio, succhio e lecco e sono a posto. Lei lo prende tra due dita e lo leva con cautela, stando attenta che non si sfili il preservativo. Non vorrà mischiare le razze. Corre in bagno, indicandomi la carta. Io me lo levo e ne faccio una pallottola, con cui centro il cestino al primo colpo. Dum-de-dum. La vita è bella, e il suo costo è basso.
Mi andrebbe di chiacchierare sdraiati. Abbracci e carezze. Dalla sua espressione mutata capisco che non è il caso, e dovrò rivestirmi in fretta. Mi disoriento. Forse era questa, la speranza del Gratis.
Afferra alcuni tra i telefoni che giacciono su un tavolo. Prima non li avevo notati. Si infila un auricolare e risponde a una suoneria muta. Parte in italiano, ma da un “Da” in poi parla in una lingua che non è più la mia.
La sigaretta è buonissima. Ho la lingua strana. Mi ricordo di aver leccato. Un pensiero mi trafigge. E se le stesse zone in precedenza le avessero scelte dei portatori di mustacchi? Ho dei fazzoletti di carta. Non si può leccare un fazzoletto di carta. Ci sputo dentro quello che posso.
Quasi a casa c'è un camioncino scoperto, guidato da un rumeno. Vuole sbucare da una traversa tagliandomi la strada. Gli suono e lo guardo. Male e negli occhi. Lui abbassa lo sguardo e frena.
Dev'essere questo, ciò di cui parlano. Come si chiama? testosterone.