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Creato il 19 luglio 2012 da Plus1gmt

Rientrando in bici, consumato un gelato dopo cena tra la brezza della sera di un’estate tutto sommato mite e la solita ricognizione di zanzare, ho notato mia figlia osservare con interesse i gruppetti di adolescenti in libera uscita. Le ragazze con gli shorts di jeans per mano ai ragazzini e quel modo totalizzante di vivere la compagnia e il fascino dei pari che si ha solo a quell’età, che è una cosa che terrorizza ogni genitore, il sottoscritto in primis. E quasi a volerselo tirare contro, sono stato freddato all’istante con un commento inequivocabile, “non vedo l’ora di avere sedici anni”. E quando le ho chiesto perché, che cosa la attirasse del doppio della sua età attuale, mi ha risposto adducendo esempi che possono essere ricondotti a una idealizzazione dell’indipendenza e del desiderio di vivere esperienze al di fuori della famiglia, inclusa la sfera sentimentale. Ho retto il duro colpo, peraltro inferto come se fosse naturale – che poi è naturale – che una bambina veda con ammirazione gli adolescenti e aspiri a crescere. Così mi sono speso in un velato suggerimento nel considerare tutti i vantaggi dell’essere più piccoli, spiegandole che anelare ad attraversare in fretta periodi della propria vita per raggiungerne altri è un peccato, viste le peculiarità e le gioie stesse che ogni fase della crescita ci riserva. Senza contare che l’infanzia è una dei migliori, e non solo perché si ha tutta la vita davanti. Ma come per incanto è accaduto il capovolgimento di fronte, il vero indice rivelatore di un’età di mezzo e di preparazione. Una volta a casa, concessa la possibilità di seguire un cartone insieme prima di coricarci, mia figlia ha scelto un episodio dei Barbapapà, personaggi e storie che le piacevano in età prescolastica. Non vi nascondo il piacere egoistico che ho provato nel ritrovare, di fronte a quella surreale e fantasiosa famiglia di trasformisti, la mia bambina di otto anni e il divertimento allo stato puro. Ma giuro che non l’ho dato a vedere.



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